di Franco Branciaroli
regia Franco Branciaroli
personaggi e interpreti (in ordine anagrafico)
Pot Gianrico Tedeschi
Pol Ugo Pagliai
Totò Franco Branciaroli
Il Supino Maurizio Donadoni
e con Sebastiano Bottari
scene Margherita Palli
luci Gigi Saccomandi
produzione CTB-Teatro Stabile di Brescia, Teatro de' Gli Incamminati
Milano, Piccolo Teatro Grassi dal 4 al 14 giugno 2015
Per Dipartita finale Franco Branciaroli si ispira alla poetica di Beckett rivisitandola e creando un'opera che ne è in parte parodia: un incontro surreale fra ubriachi che discutono dei 'massimi sistemi'. 'Residenti' in una baracca in riva a un fiume, con buona verosimiglianza il Tevere, in uno tempo-spazio imprecisato tre barboni ironizzano sulla fine imminente se non altro per motivazioni anagrafiche arrivando anche a formulare ipotesi diverse e disparate per ciascuno di loro.
Pol, Pot e Supino, i tre anziani clochard, sono interpretati da pezzi da novanta del teatro italiano quali Ugo Pagliai sempre a letto dove alterna momenti di veglia a ripetuti abbiocchi mentre Gianrico Tedeschi perennemente desto, iperattivo (un po' come il servo Clov incapace di sedersi in Finale di Partita di beckettiana memoria) è pronto alle richieste altrui e Maurizio Donadoni disteso a pancia all'aria è convinto di essere immortale.
Nella casupola giunge un altro personaggio quanto meno sui generis, Totò menagramo, alias la Morte con tanto di falce - interpretato dallo stesso Franco Branciaroli - con accento partenopeo e comunque preoccupato e spaventato come gli altri all'idea di 'andarsene', e così invece di falciare vite...
Ambientazione e idea vincenti anche se il dialogo è un po' troppo ricco di argomentazioni che a volte si disperdono in rivoli mentre la nota disperata è un sottile fil rouge che attraversa l'intero spettacolo edulcorato da un continuo, impalpabile e dolcissimo umorismo che muove al riso gli spettatori e al contempo li fa riflettere sull'aspetto transitorio dei piccoli/grandi idoli della vita i quali si risolvono in una bolla di sapone.
Al di là delle diverse annotazioni su una pièce a bella posta senza una trama logica o una continuità narrativa resta il racconto squinternato del gruppo miracolato dalla vita in un mondo senza valori, privo di una fede nell'immortalità e in attesa dell'ineluttabile fine, occorre sottolineare la bravura dei grandi attori capaci di rendere poetica anche una grigia attesa.
E come tutti gli spettacoli trasmessi nel periodo di Expo Dipartita finale è sovratitolato in inglese per favorirne la comprensione a spettatori stranieri.
Wanda Castelnuovo