Di Yannis Hott
Con: Vincenzo Bocciarelli, Mario Mattia Giorgetti
Regia: Mario Mattia Giorgetti
Musiche: Antonio Fortunato
Scene e costumi: Tiziana Gagliardi
Assistente di produzione: Letizia Farascioni
Produzione Compagnia Sociale Contemporanea e Compagnia Teatro Helios
Roma – Teatro Tor Di Nona dal 18 al 22 gennaio 2023
Stagione 2022/2023
Guardando Edipo, ultimi atti di Yannis Hott, in scena al Teatro Tor di Nona a Roma per la regia di Mario Mattia Giorgetti e con protagonisti Vincenzo Bocciarelli e lo stesso Giorgetti, mi è tornato alla mente il concetto che lega i saggi dell’ultimo libro di Giovanni Macchia, Scrittori al tramonto: giunti alla fine di un’esistenza, non necessariamente biologica, all’uomo capita di avere uno slancio di vitalità che non ci si aspetta. E in quello slancio, lo vediamo realizzare qualcosa di inatteso, di una potenza creativa inimmaginabile altrimenti, destinata a restare per l’eternità concessa all’umano: l’indefinito.
Questa pièce di Hott cosa fa? Racconta i due Edipo – quello in età giovane e l’altro in età matura – al termine delle loro rispettive fasi vitali. Il primo scopre la verità su di sé, dovrà fare i conti con il suicidio di Giocasta – madre e moglie –, si accecherà perché il buio sarà l’unica condizione di luce in cui potrà vivere da allora in poi, abdicando per diventare viandante e povero. Il secondo, invece, è un Edipo anziano che attende sua figlia Antigone nella stessa stanza dove a suo tempo scoprì il corpo senza vita di Giocasta, e alla quale racconta la sua storia prima di partire con lei per Colono e raggiungere il bosco sacro delle Divinità Eumenidi dove ha deciso che le sue spoglie riposeranno. Due tramonti, quindi. Ma più che altro albe, che preludono a qualcosa di nuovo. Nel primo Edipo ci troviamo di fronte a un rifiuto netto, radicale, severo, implacabile degli orrori dell’esistenza umana. Nel secondo Edipo, invece, ci si trova ad avere a che fare con un uomo che ha raggiunto una sua saggezza, e di questa saggezza distilla messaggi da tramandare a chi verrà dopo di lui: cos’è la libertà? Cosa l’autodeterminazione dell’individuo? Cos’è l’amore?
Hott sovverte il senso del tragico: non solo catarsi da passioni neglette che affliggono e inquinano l’animo umano, ma anche una sorta di sbarco a Citera, raggiunta la quale ci si lascia alle spalle i tanti fantasmi dell’opera dai quali siamo accerchiati e di cui, si spera, finalmente ci siamo liberati.
Vincenzo Bocciarelli e Mario Mattia Giorgetti hanno dato vita allo stesso personaggio in modo speculare. Più che due Edipi, è lo stesso Edipo che possiede due facce. Ma l’uno non può esistere senza l’altro e viceversa. Il bello è stato lo stile recitativo attraverso cui l’aspetto catartico del genere tragico di stile greco e la saggezza filosofica di stampo socratico hanno preso forma sul palco: Bocciarelli lo ha espresso con una recitazione piena di pathos, espressiva al massimo sebbene sempre guidata e piena di misura (lo sguardo, la modulazione della voce – ora potente e ora trattenuta – e i tremolii del viso in particolare hanno molto colpito); Giorgetti, invece, ha dato vita a un’interpretazione saggia, ieratica, mondata dai sommovimenti dell’animo e tuttavia piena di luce e di quiete, ma mai rassegnata.
Una pièce davvero di grande qualità per capire chi siamo e soprattutto chi saremo.
Pierluigi Pietricola