di Claudio Tolcachir
regia Claudio Tolcachir
con
Emilia Elena Boggan,
Gabriel Gabo Correa
Caro Adriana Ferrer
Leo Francisco Lumerman
Walter Carlos Portaluppi
scenografie e assistente regia Gonzalo Córdoba Estevez
disegno luci Riccardo Sica
produzione Timbre 4
Milano, Piccolo Teatro Grassi dal 9 al 19 aprile 2015
Un gradito ritorno quello di Claudio Tolcachir (Buenos Aires 1975) - attore, regista, drammaturgo e fondatore nella città natale circa tre lustri fa (durante gli anni più acuti della crisi economica argentina) della Compagnia "Timbre 4" (nome ricavato dall'indicazione sul citofono) nella sua abitazione di Boedo 640 divenuta casa-scuola-teatro che lo ha fatto diventare uno dei protagonisti della nuova scena teatrale argentina - con Emilia, pièce dalle forti e intense sfumature iperrealiste recitata in spagnolo (chiamato castellano dagli Argentini) con sovratitoli in italiano.
Ispirato, pare, da un episodio biografico di grande impatto quale il casuale incontro con l'anziana 'tata' (niñera) che gli ricorda numerosi particolari sepolti dalla polvere del tempo, alcuni completamente ignoti come succede nel gioco della memoria per tutti gli uomini, il lavoro di Tolcachir evidenzia come il trascorrere della vita con i suoi problemi modifichi a volte in modo impensabile gli animi trasformando ciò che pareva positivo in negativo e viceversa oppure lasciando inalterate o potenziando caratteristiche che si sarebbero potute modificare.
Emilia, questo il nome della bambinaia, splendidamente interpretata da Elena Boggan, un volto nuovo entrato nel grande circuito teatrale alla tenera età di circa 70 anni: nata e cresciuta a Chivilcoy e innamorata del teatro, mentre lavora da impiegata impara come autodidatta l'arte attoriale recitando dal 1965 a El Chasqui (roccaforte del teatro indipendente della sua città) e dedicandole più tempo dal 1987 finché, andata in pensione, ha deciso di frequentare una scuola e ha optato per "Timbre 4" dove è stata scelta da Tolcachir, intelligente e attento anche nello scoprire le qualità altrui.
Elena, infatti, dotata di uno sguardo teneramente melanconico si mostra capace di calarsi a pennello nel personaggio di Emilia evidenziando le infinite sfumature di una persona dolcissima e fondamentalmente buona e generosa che, ritrovato Walter (detto Charlito impersonato da Carlos Portaluppi, bravissimo e convincente nella sua istintività) di cui era stata niñera, bisognosa di attenzioni amorevoli si lascia trascinare nel quotidiano di quel bimbo che crescendo ha conservato caratteristiche fisiche non proprio da adone con una psicologia assetata di affetto e mal strutturata che si disvelerà nel corso dello spettacolo.
In tale mondo di infelici e dolenti - quasi metafora della disastrosa situazione vissuta dall'Argentina - che al di là della classe sociale di appartenenza hanno atteggiamenti quasi primordiali e rozzi dal punto di vista relazionale, risulta ben tratteggiata la figura di Coro, moglie apatica e madre inefficace del sensibile, insicuro e fragile Leo (il bravissimo Francisco Lumerman) avuto da un altro uomo, Gabriel (impersonato dal professionale Gabo Correa), tutti vittime di un destino avverso e assetati di affetto e protezione, ma incapaci di individuare il significato profondo della parola amore pronunciata come vuoto contenitore o meta agognata e irrangiungibile.
Uno spettacolo che induce molte riflessioni a cominciare dal chiedersi perché un incontro dolcissimo come quello con la propria 'tata' possa avere generato una cascata di primitività non certo positiva o se fato e volontà possano costruire o distruggere esistenze in un continuo intersecarsi tra racconto ed eventi.
Wanda Castelnuovo