dI Samuel Beckett (© Editions de Minuit - Paris)
traduzione Carlo Fruttero
Regia Lluís Pasqual
con Lello Arena, Gigi De Luca, Stefano Miglio, Angela Pagano,
scene e costumi Frederic Amat
Coproduzione Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia, Teatro Stabile di Napoli
Napoli, al Teatro Nuovo di Napoli per la VII Edizione del Napoli Teatro Festival, dal 9 al 10 giugno 2014
A distanza di 19 anni ancora vivo è il ricordo della versione pluripremiata di Finale di partita di Beckett secondo Carlo Cecchi interprete pure di Hamm, che dava a Valerio Binasco nel ruolo di Clov l'opportunità di aprirsi poi verso una luminosa carriera teatrale. Adesso è il Napoli Teatro Festival a proporre il capolavoro beckettiano del 1957 (nella classica traduzione di Carlo Fruttero) affidando a Lluis Pasqual la regia e a Lello Arena il personaggio di Hamm. Certamente attraente sulla carta il binomio, non così a spettacolo compiuto. Cosa non ha funzionato? Non tanto la scena di Frederic Amat (suoi pure i costumi) composta da una ondulata plastica trasparente, due finestrelle molto alte da terra, porta laterale, i coperchi di due bidoni per la spazzatura, per rafforzare il senso di grigiore secondo le indicazioni di Beckett, quanto lo stesso Lello Arena. Che non ce ne voglia per carità, perché abbiamo apprezzato le sue doti attoriali in tanti altri spettacoli. Ma qui invero, forse perché lo abbiamo quasi sempre visto recitare in napoletano e qui in lingua italiana con qualche nuance partenopea, non sembrava neppure lui. Certamente la sua faccia era rossa, più da avvinazzato che da copione: gli occhialini neri per dare il senso della cecità non erano quelli giusti, troppo grandi e poco rotondi e una volta tolti i suoi occhi non erano cerulei né le pupille erano biancastre: poteva andare la palandrana bordeaux luccicante da clochard che gli avvolgeva il corpo, non però la sedia a rotelle più vicina ad una poltrona mobile molto simile a quei trabiccoli a batteria che si vedono pure in strada trasportare corpi di andicappati, per non dire del suo volto barbuto somigliante a Zucchero o al Grillo nazionale, andato giù monocorde per 80 minuti. Più corretta la presenza di Clov di Stefano Miglio, inguainato in una tuta beige tutta impolverata di talco come il viso e il cappellino e molto clowneschi, con viso bianco, labbra e guance rosse, i due "maledetti progenitori" di Hamm, interrati dentro quei due bidoni metallici: lui Nagg (Gigi De Luca) con copricapo bianco pulcinellesco, lei Nell (Angela Pagano) con fascia in fronte per trattenere i capelli. S'è scritto tanto sul significato apocalittico di questa pièce che a volta ha l'andamento d'una seriosa farsa, giocata tutta con molto disincanto e leggerezza. Beckett evidentemente alludeva al fatto che l'umanità già mezzo secolo fa era alla frutta, che non si poteva salvare, che il destino dell'uomo era segnato. I suoi personaggi sono immobili, non statici. Hamm giocherella col suo rampino e il suo cane di pezza e Clov, quasi il suo doppio, si muove come uno schiavetto al suono d'un fischietto. Entrambi giocano la loro ultima partita, fatta di parole sconclusionate e prive d'importanza, sembra che recitino parodiando un dramma classico. E mentre i due vecchi Nagg e Nell vivono la propria decrepitezza sino alla fine, Hamm e Clov giocano il loro Finale di partita con uno stimolante al mattino e un calmante alla sera e sanno bene di trovarsi in un cul de sac senza uscite e sanno pure d'aver superato un confine oltre il quale si stende una terra di nessuno in cui vita e morte s'incrociano in un'agonia senza fine. Il loro habitat è grigio come il mondo esterno, reso manifesto al pubblico, ad un tratto, quando Clov salito su una scaletta su ordine di Hamm l'osserva col cannocchiale dalla finestra, riferendo solo "zero...zero...e zero". Tutto è mortibus. Non si sa se a causa d'una apocalittica distruzione o d'un catastrofico sviluppo. Ciononostante alla fine Hamm vuole farsi spingere da Clov al centro della scena, forse per dire che l'uomo, nonostante tutto e in modo assurdo, al centro del mondo.
Gigi Giacobbe