regia di Gabriele Vacis
di Beppe Fenoglio
con Beppe Rosso
scene e luci di Lucio Diana
sound designer di Massimiliano Bressan
tecnici di compagnia Adriano Antonucci e Marco Ferrero
A.M.A. Factory/A.C.T.I. Teatri Indipendenti in coproduzione con Produzioni Fuorivia con il sostegno e in collaborazione con Centro Studi Beppe Fenoglio
Casa del Teatro Ragazzi e Giovani, Torino, venerdì 27 gennaio 2023
A volte ritornano, anche a teatro, e così può capitare che a distanza di vent’anni dalla prima originale versione, Beppe Rossi riporti in auge Un giorno di fuoco, spettacolo tributo a Beppe Fenoglio che l’attore torinese, diretto da Gabriele Vacis, ha riesumato dalla naftalina teatrale in occasione delle celebrazioni del centenario fenogliano del 2021.
Pubblicato postumo nel 1963 nella veste di opera composita formata da un breve romanzo (Una questione privata) ed una dozzina di racconti, Un giorno di fuoco è il primo racconto che da titolo alla pubblicazione, pagine ispirate ad un fatto di cronaca nera di cui lo stesso Fenoglio da bambino fu indiretto testimone durante un soggiorno estivo a San Benedetto Balbo, nelle sue amate Langhe. Le tranquille strade e l’anonima quotidianità del piccolo centro di Gorzegno vennero all’improvviso sconvolte dalla furia omicida del Gallesio, uomo solitario ed antisistema, che fiaccato da beghe famigliari di natura economica, imbraccia un revolver, ammazza prima il fratello, poi il nipote, da ultimo il parroco del paese incontrato per strada: asserragliato in casa, si toglierà la vita sparandosi in bocca dopo una lunga ed inutile trattativa con le forze dell’ordine.
Questa la cronaca di una pagina nera che, se non sapessimo risalente al secolo scorso, potremmo benissimo immaginare estrapolata dai giornali di oggi: il tutto è narrato da Fenoglio in modalità “epica” attraverso parole e testimonianze di personaggi che da lontano, come spettatori che assistono ad uno spettacolo, riferiscono prima i sanguinosi accadimenti, poi le estenuanti trattative, da ultimo il tragico epilogo. E se di indubbio pregio è la modalità di scrittura con cui lo scrittore albese racconta al suo lettore il succedersi degli avvenimenti, all’insegna del grande rispetto ne è la resa scenica che Beppe Rosso utilizza per la sua trasposizione teatrale.
In un palco apparentemente spoglio, dominato da una serie di pietre legate dall’alto che Lucio Diana immagina come possibili metronomi per assecondare il ritmo della narrazione, Beppe Rosso è il lucido interprete di una parola che fa vivere al lettore/spettatore tutto quanto accade, senza mai portarlo sul luogo degli eventi. Dando forma ad una prospettiva più cinematografica che teatrale, si materializza in scena il drammatico resoconto misto di toni epici e crudo realismo, con personaggi simbolo non solo di una popolazione tutta uguale in quegli angoli sperduti delle Langhe, quanto di un modo di vedere il mondo e intendere la vita che alla perfezione riflette la società del tempo.
Se sono dure ed impervie le colline che circondano il teatro degli eventi, non di meno lo sono i caratteri e gli animi degli uomini e delle donne che le abitano conducendo un’esistenza in cui pietà e compassione non sembrano proprio trovare spazio, semmai rimpiazzate da un crudo ma genuino realismo che conferisce assoluta vitalità ad una parola prima scritta, ed ora recitata.
Roberto Canavesi