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GL'INNAMORATI – regia Andrea Chiodi In evidenza

"Gl’innamorati", regia Andrea Chiodi. Foto Serena Pea "Gl’innamorati", regia Andrea Chiodi. Foto Serena Pea

di Carlo Goldoni
adattamento Angela Demattè
regia Andrea Chiodi
con gli attori e le attrici della Compagnia Giovani del TSV Gianluca Bozzale, Gaspare Del Vecchio, Riccardo Gamba, Elisa Grilli, Cristiano Parolin, Francesca Sartore, Leonardo Tosini, Ottavia Sanfilippo, Alessia Spinelli
scene Guido Buganza
costumi Ilaria Ariemme
musiche Daniele D’Angelo
luci Nicolò Pozzerle
cura del movimento Marco Angelilli
produzione Teatro Stabile del Veneto/Teatro Nazionale
Bassano del Grappa (Vicenza), teatro Remondini, 9  e 10 febbraio 2024

www.Sipario.it, 12 febbraio 2024

Testo-matrioska, come altri dello stesso Goldoni, Gl’innamorati conserva un suo piccolo fascino anche se modernizzato, peraltro a spot,  come in questa messa in scena di Andrea Chiodi, regista dello spettacolo visto a Bassano e inserito nella stagione teatrale locale. Interpreti, i giovani attori del Teatro Stabile del Veneto/Teatro Nazionale, che da tempo sceglie con un certo rigore le opere da rappresentare, e spesso indovina. Oltretutto soprattutto nelle commedie goldoniane mostra sempre grande cura e qualità scenica, attenzione a scenografie, costumi. Operazione che qui riesce però parzialmente, se si bada alla costruzione, certo, non ai versi scritti dall’autore, che sono fedeli nell’adattamento di Angela Demattè, con alcune incursioni in un mondo contemporaneo che stridono col resto. Ne parleremo dopo. Innamorati che vanno e vengono, si inseguono, entrano ed escono dalla scena, ecco dunque il sentimento nobile dell’amore e delle sue pene. Tre pannelli gialli costituiscono un mondo goldoniano, il giallo sa arricchire, render pieno il microcosmo in questa scenografia evocativa. Fulgenzio ama Eugenia, ne è anche ricambiato con certa riluttanza di maniera, e di strategia, mentre fa la gelosa-scontrosa per via di una cognata di troppo. Il meccanismo goldoniano è risaputo, ben costruito, e dunque in scena arriva un conte, bello eh, giovane e ricco a quanto pare, che lo zio di Eugenia e della sorella Flaminia intende ossequiare. In questo caleidoscopico scenario si materializzano, come nella vita reale del resto, servitori aggiunti, amici degli amici, con qualcuno che corteggia, e una cameriera quanto mai ridondante, simpatica e anche saggia. L’amore si palesa ma si ritira, è un continuo peregrinare delle anime di questi giovani protagonisti del titolo che sono confusi, si mascherano e si smascherano, aprono se stessi ma poi si richiudono. Fra loro vige l’insolenza reciproca e i baci appassionati, il m’ama non m’ama, mentre il contorno, che ha personaggi di garbo non tradisce certo le aspettative di una storia classica, appunto, sull’immaginario di quell’ambiente e di quell’epoca. Lazzi e frizzi sono limitatissimi, tutto ruota, come ne I pettegolezzi delle donne, il cui titolo dice tutto, intorno al sofferto vivere e tentare d’amare, soprattutto quando ci si respinge a vicenda. Tra tira e molla, l’onesto amore della gioventù sconsigliata, o che mal sa recepire, direi, va comunque a trionfare davanti a uno specchio, per provare anche a ridere di se stessi. Tutti infatti rimangono un po’ vittime dei loro personaggi, ecco la critica che il commediografo veneziano tende a muovere nelle sue commedie. Pregi  e soprattutto difetti. Le modernità messe sul palco, per quanto poche (alcuni storici brani cantati dalla Vanoni, un aspirapolvere, le cuffie hi-fi) non si mostrano particolarmente necessarie in questa commedia leggerissima, ed entrano in conflitto oltre che con i versi goldoniani anche, naturalmente, con gli ottimi costumi in variazione sul verde, vellutati, eleganti. Che rappresentano una vera epoca. Andrea Chiodi, con la sua regia, rende fluida l’operazione, con alcuni attori che rendono meglio di altri perché dotati di più sfumature interpretative, che desidero citare, segnalare. Elisa Grilli è Eugenia, ed è raggiante, cinica e desiderabile, e poi la Lisetta di Alessia Spinelli, il Ridolfo di Gianluca Bozzale, un simil Farinelli per certi versi, e Riccardo Gamba, il servitore. Ma il gradimento del teatro di Bassano è per tutti.

Francesco Bettin

Ultima modifica il Giovedì, 15 Febbraio 2024 06:43

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