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MANOLA - regia Leo Muscato

Nancy Brilli e Chiara Noschese in "Manola", regia Leo Musato. Foto Ornella Foglia Nancy Brilli e Chiara Noschese in "Manola", regia Leo Musato. Foto Ornella Foglia

di Margaret Mazzantini
con Nancy Brilli, Chiara Noschese
scene Federica Parolini
costumi Lisa Rufini
regia Leo Muscato
organizzazione Carmela Angelini
produttore esecutivo Michele Gentile
Produzione Enfi Teatro – Artisti Riuniti – Il Parioli
Vicenza, teatro Comunale, 2, 3 marzo 2022

www.Sipario.it, 4 marzo 2022

Un certo effetto lo fa, l’annuncio che precede l’inizio dello spettacolo “Manola” al teatro Comunale di Vicenza, in Sala Grande, che testimonia in un momento così drammatico per l’umanità la solidarietà del mondo del teatro, ripudiando la guerra e non rimanendo certo indifferente alle sue vittime. Non affatto in contrapposizione con quello che va a svilupparsi, come molti continuano a sottolineare, e cioè che lo spettacolo continui, facendoci stare, noi, più “leggeri”. Anche “Manola” è fatto da persone in carne ed ossa che sanno benissimo cosa voglia dire un conflitto, e le sofferenze, e infatti la mente può essere qui e là. Nell’impervia ed efficace scena di Federica Parolini, una stanza d’hotel con ciò che è rimasto dopo un’avvenuta e non chiara catastrofe, due sorelle gemelle vivono e convivono in una quotidianità che s’inerpica e discende, alti e bassi, una ben distinta dall’altra, occupate a sopravvivere. Tanto è Anemone così ben disposta alla vita e godereccia così è Ortensia nella sua cattiva stella di sfigata che non riesce a cogliere nulla di buono, e si ostina a rinchiudersi dentro lugubri vestiti neri e variati (la gemella invece troneggia nei rossi, anche brillantinati). Due unità umane a confronto continuo, dove i sentimenti e le parosisstiche idee sono a getto continuo in tripli salti mortali, mantenendo più che vivo, molto godibile, lo scorrere dei minuti. Non c’è momento di tregua né di stanza, le due attrici saltano e si spostano di porta in porta , sulla poltrona, gettandosi a letto con le gambe a squadra, insomma ce n’è per tutti i gusti. Il testo di Margaret Mazzantini, giustamente “aggiornato” dopo una prima versione di venticinque anni fa, dov’era lei stessa in scena con la Brilli, si rinnova e sa di fresco, ma oltre a questo dimostra una scrittura davvero encomiabile, cosa, per dire il vero, saputa visto la produzione della scrittrice, ma sicuramente da certificare per i più distratti. Il contrasto tra le due gemelle supera il superabile, dove una afferma l’atra demolisce, è un sapiente piccolo grande intrigo letteraturiale che dà spazio a virtuosismi vocali e fisici (peccato non musicali, sarebbe stata un’altra bella sorpresa) delle due attrici, che da par loro costruiscono un crescendo di professionismo accertato, certificato. Molto brave entrambe a stralunarsi nei diversi registri impiegati, a rincorrersi metaforicamente sui binari del linguaggio mazzantiniano. Dove la Manola alla quale si parla continuamente per affermare le proprie ragioni altri non è che il pubblico, ma anche la propria coscienza. Le trovate sono tante e diverse e si aggiungono alla verve delle due interpreti, all’ottima regia di Leo Muscato, a una coreografia scenografica completa che regala alla messa in scena una bella dose frizzantina e onirica, grazie anche al ritmo impartito. Nei loro ricordi di bambine prima, e di adolescenti e ragazzine poi, le gemelle Novecento (questo il cognome) sanno come farsi voler bene, assieme ai loro compagni di narrazione, da Lucianella Tabù, l’analista di Ortensia, al tenerissimo orsone gigante di peluche in scena, a Jean Pauld o Poldo che dir si voglia. Divertentissima poi la scena che richiama la discoteca con l’animatrice milf e la battuta di lì a poco che “non c’è niente di peggio di una topa vecchia su di giri”. Le due dopo il confronto continuo si mescolano e diventano l’una nell’altra, scambiandosi i ruoli da puro divertissement, attraversando alla fine tutti i possibili meandri dell’intimità femminile. Un gran bel lavoro, e tante, tante chiamate, con il grido di battaglia ricambiato al pubblico di una felice Nancy Brilli, “il teatro senza di voi non esiste”.

Francesco Bettin

Ultima modifica il Sabato, 05 Marzo 2022 09:14

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