William Shakspeare
Traduzione: Nadia Fusini, Adattamento e regia: Andrea De Rosa
Con Giuseppe Battiston, Frédérique Loliée, Ivan Alovisio, Marco Vergani, Riccardo Lombardo, Stefano Scandaletti, Valentina Diana, Gennaro Di Colandrea
Spazio scenico: Nicolas Bovery e Andrea De Rosa, Costumi: Fabio Sonnino, Luci: Pasquale Marri, Suono: Hubert Westkemper, Assistente alla regia: Giovanni de prete
Fondazione Teatro Stabile di Torino, Teatro Stabile del Veneto
Teatro Verdi di Padova, dal 6 al 11 Novembre 2012
E' un Macbeth in chiave horror quello che apre la stagione di prosa del Teatro Verdi di Padova: il Macbeth di Andrea De Rosa.
Formatosi in ambito cinematografico al fianco di Mario Martone e approdato in età matura a teatro (Premio Speciale Ubù 2005 con l'Elettra) il regista napoletano in questa sua originale rilettura shakespeariana riassume il percorso poetico passato e apre la strada a future sperimentazioni.
L'ex direttore artistico del Teatro Stabile di Napoli continua il suo lavoro sui grandi classici estrapolandoli dal proprio contesto tradizionale per ricollocarli nel contemporaneo. Il suo Macbeth assume infatti le sembianze di una moderna disputa per il potere dai toni pacati e perde la sua dimensione epica e cavalleresca per insinuare il male, tema centrale dell'opera, nella quotidianità dell'uomo contemporaneo.
In quest'ottica la nobile Lady Macbeth (una straordinaria Frédérique Lolilée) diventa un' emancipata moglie in pantaloni che consola in un'inedita inversione di ruoli un Macbeth (ottima interpretazione del solido ed emozionante Giuseppe Battiston capace di inaspettati e virtuosi crescendo vocali) tutt'altro che valoroso.
Trascinati, come da copione, dalle premonizioni di tre streghe-bambole parlanti (probabile omaggio all'iconologia del cinema horror) e offuscati dalla sete di potere i due coniugi entrano nella spirale di omicidi propri della tragedia del bardo. De Rosa sceglie però di togliere importanza agli assassini in sé, che avvengono sempre fuori scena per concentrarsi sull'ossessionante presenza del sangue che macchia le mani dei colpevoli e lacera i loro cuori.
Imprigionati in una scena minimale curata da Nicolas Bovey e dallo stesso De Rosa e sospesi in una plumbea ed etilica atmosfera scandita da isteriche risate e da un sottofondo sonoro concepito da Hibert Westkemper, i personaggi si interrogano sulla propria identità cercando di capire chi siano stati e soprattutto chi siano in questo momento.
Proprio queste insistenti domande esistenziali costituiscono il nucleo pulsante dello spettacolo che tramite la loro riproposizione ridondante, la presenza maniacale di feti morti e l'eco di inquietanti voci infantili sembra voler suggerire allo spettatore l'impossibilità di un futuro felice in cui la sete di successo fa sprofondare la specie umana.
Disorientati dal vorticoso sovrapporsi di livelli d'interpretazione differenti e dal susseguirsi concitato di suggestioni visive e sonore si ha forse l'impressione che alcuni passaggi potrebbero essere depurati in favore di una più chiara ed essenziale interpretazione del dramma ma quando le luci si riaccendono e lentamente si esce dal teatro resta la convinzione che l'innovativo Macbeth di De Rosa e della sua compagnia abbia superato l'esame a pieni voti.
Micol Lorenzato