di e con Tino Caspanello
con Cinzia Muscolino, Tino Calabrò, Tino Caspanello
al Festival Teatri in Città di Caltagirone 2008
CALTAGIRONE (gi.gi.).- Dopo Mari e Nta ll’aria continua il momento felice di Tino Caspanello, proponendo adesso, a chiusura della XIV edizione del Festival Teatri in Città nello spiazzo della bella e neogotica Villa Patti, il suo più recente testo titolato Malastrada, scritto-diretto-interpretato da lui stesso in giacca e cravatta accanto ad una superba Cinzia Muscolino tutta tirata con spolverino nero e un promettente giovane casual che di nome fa Tino Calabrò. I tre protagonisti, tutti della provincia ionica messinese si esprimono in un dialetto comprensibile pure a Bolzano, vestono rispettivamente i ruoli d’un padre d’una madre e d’un figlio, e all’inizio sembra si siano persi nell’oscurità della notte avanzando verso la scena come i ciechi di Bruegel il Vecchio. Solo che qui la loro cecità è di breve durata, perché dopo una serie di brevi battute, ricche di humour e non-sense, i tre si trovano davanti ad una fantomatica “cosa” lunga e liscia di cui non viene mai pronunciata la parola “ponte” e che potrebbe pure raffigurare una mostruosità qualunque. La scena è completamente nuda, illuminata solo da fioche luci verdognole e in un lato del proscenio staziona un fagotto con due mattoni forati e un tondino di ferro sporgente per il quale viene ricordato dai genitori al figlio di non toccarlo perché la struttura si potrebbe guastare, addirittura cadere. Un paradosso che va aggiungersi ai tanti paradossi della pièce, che va avanti con toni “assurdi” e surreali da diventare quasi il più ambiguo lavoro di Caspanello. Gradualmente vengono a galla gli oscuri propositi del padre accettati in parte dalla madre che non sa che il marito ha venduto il figlio ad oscuri individui dell’altra sponda per un pugno di euro. Litigano padre e figlio e la madre si sente tradita dal marito puntandogli una lama al collo. Il figlio non sarà il primo uomo a passare su quella struttura e la quiete ritornerà quando la madre comincerà a sbucciare una mela con un coltello e darne dei pezzetti a marito e figlio. Non c’è bisogno che si dia l’immagine del Ponte sullo Stretto di Messina, sembra volerci dire Caspanello, perchè ognuno ce l’ha in mente così come raffigurato da certa cartellonistica favorevole al progetto, che ha giocato più sull’immaginario collettivo che sulle reali difficoltà dell’impresa e sui disagi che la popolazione subirebbe per decine di anni. E sono disincantati pure i tre personaggi della piece che ad un tratto esclamano “ e ora che l’abbiamo visto possiamo tornarcene a casa”. Sessanta minuti intensi con battute da ping-pong e applausi calorosi alla fine per Malastrada che dal 18 al 21 dicembre verrà replicato nella Sala Laudamo di Messina.
Gigi Giacobbe