testo e regia Renato Sarti
con Marta Marangoni, Rossana Mola, Renato Sarti
musiche originali Carlo Boccadoro
video BUZZ 2001
produzione Teatro della Cooperativa
con il patrocinio di
Associazione Nazionale Partigiani Italiani
Associazione Nazionale Ex Deportati
Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione Italiano
Federazione Italiana Associazioni Partigiane
Laboratorio Nazionale per la Didattica della Storia
MEDAGLIA COMMEMORATIVA PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
Milano, Teatro della Cooperativa dal 20 al 24 aprile 2022
Nome di Battaglia Lia, testo e regia di Renato Sarti, è uno spettacolo utile. Certamente, di impegno sociale e di indiscutibile valore storico (una testimonianza), ma soprattutto utile. Non solo piacevole, musicale, coinvolgente, fisico (bravissimi in scena Marta Marangoni, Rossana Mola, Renato Sarti), ma generoso nel racconto e nella spinta (più che morale o lezione) a non dare niente per scontato: a guardarsi intorno, almeno ogni tanto, camminando per la strada; a soffermarsi, senza correre di continuo.
Cosa c’è di meglio che celebrare la Resistenza rivivendo le emozioni e il fermento dei protagonisti, ma anche ripercorrendone i fatti tragici? Entrare nei cortili, nelle botteghe, nelle case del quartiere Niguarda durante i giorni del coraggio e del sangue. Qualunque discorso sulla lotta partigiana oggi, specie a ridosso del 25 aprile, suona come retorico, ripetitivo, noioso. Bisogna mostrare il valore, ma anche l’altissimo prezzo pagato dai combattenti; in particolare, nel caso di questo spettacolo, dalle donne partigiane. Le donne del Niguarda. Occorre evocare volti e nomi, angoli delle città teatro della lotta: quartieri e persone note, persone vere; strade che percorriamo – per esempio, andando a lavoro – ogni giorno, dove campeggiano targhe che neanche ci soffermiamo a leggere.
I luoghi delle bombe, delle scariche di mitra, delle stragi di innocenti, dei canti a gran voce, sono gli stessi che attraversiamo con indifferenza noi altri oggi. Quelle persone che dedicarono la vita alla lotta e alla causa della Resistenza sono uguali a noi: solo, più coraggiose e meno pigre, insoddisfatte, indolenti.
Chi è Lia? Ben inteso, Lia è solo il nome di battaglia (di quelli che «nessuno deve conoscere»). Lia è la Gina Galeotti Bianchi, una delle figure più importanti del Gruppo di Difesa della Donna. Siamo alla fine della seconda guerra mondiale: il contributo femminile alla Resistenza è più fondamentale di quel che ancora oggi si immagini (si legga, o si studi). Non solo staffette, ma vere e proprie soldatesse impegnate (per esempio) nell’occultamento e fornitura di armi. La Resistenza è donna – si sente dire di tanto in tanto –: il che è particolarmente vero e significativo nel caso di Milano; del quartiere Niguarda, soprattutto, che si libera il 24 aprile 1945, con un giorno di anticipo sull’intera città, anche grazie al sacrificio delle donne nascoste nei cortili e nelle botteghe artigiane. Il 24 aprile 1945 si consuma uno degli episodi più tragici della Liberazione della città: Gina/Lia viene colpita al ventre da una raffica di mitra di nazisti (sulla via della fuga) e muore, incinta di otto mesi.
Nome di battaglia Lia è uno spaccato doloroso, ma anche popolare e schietto della Niguarda resistente, dedicato alle donne e al loro coraggio. Un testo basato su testimonianze dirette e divenuto, attraverso la riscrittura drammaturgica, una tragedia senza tempo, classica nel senso più universale dell’espressione. Nome di battaglia Lia è parte di Controventi, rassegna celebrativa dei 20 anni del Teatro della Cooperativa: impossibile non notare quanto la pièce rispecchi lo spirito del teatro/avamposto che la ospita (e che sorge proprio dove, nel ’45, la Resistenza trionfò).
Giovanni Luca Montanino