di e con Donatella Liotta
regia Margareta Pesendorfer
musiche Luca Salvatore Pesendorfer
coreografia Lisa Katrina Mayer
organizzatrici Amici Obesi Onlus - ECPO (European Coalition People Obesity)
Spazio Tertulliano, Milano, 4 marzo 2023
L’obesità: la costruzione sociale di una malattia?
Una donna in tutù nero accenna passi di danza. È allegra. Poi si rabbuia, si ferma e racconta di lei, del suo passato, di quando la sua obesità, sofferta sopattutto attraverso gli occhi degli altri, è diventata un problema talmente intralciante da portarla a un intervento chirurgico risolutivo, ma solo in apparenza. Perché, quanto l’obesità è una malattia sociale e quanto è responsabilità del singolo individuo? È questa la domanda che aleggia sulla struttura drammaturgica di Obesity/From, di e con Donatella Liotta in occasione della Giornata Mondiale dell’Obesità, una malattia oggi, ancora troppo oggetto di stigma sociale. La protagonista recita se stessa su note emotive inevitabilmente vere, perché realmente vissute sulla sua pelle. Il monologo è un dialogo interiore tra la bambina felice che era, l’obesa adulta e, infine, la donna normapeso diventata dopo l’intervento di chirurgia bariatrica. Tre tappe esistenziali in disequilibrio temporale e psicologico. Perché il presente non conta. Contano le ferite dell’anima elaborate. E i conti non tornano mai. E allora vediamo nella protagonista la bimba felice che gioca con la bambola, l’adulta discriminata e obbligata a rendersi simpatica per farsi accettare dagli altri e poi, la tappa finale, il sogno realizzato di diventare magra. “O magra o morta” sentiamo spesso dire in scena. E così si arriva all’intervento chirurgico. Ma è solo un’illusione o un traguardo parzialmente raggiunto. Perché il corpo guarisce. Rimane invece la bambina tradita che non sa accettare, o meglio, ha ceduto ai dogmi estetici della società, rischiando di “cadere” nel buio del suo tutù. Sono queste le suggestioni che ci lascia la recitazione energica e sincera di Donatella Liotta. Le capiamo bene, alla fine dello spettacolo, quando alcune donne del pubblico intervistate che hanno fatto lo stesso “percorso” della protagonista, si commuovono, piangono e ci ricordano la sofferenza vissuta, ancora presente.
Andrea Pietrantoni