di Edoardo Erba
con Gianmarco Tognazzi, Fausto Sciarappa, Renato Marchetti e la partecipazione in video di Bruno Armando
scene Alessandro Chiti
disegno luci e fonico David Barittoni
musiche originali Massimiliano Gagliardi
regia Edoardo Erba
produzione Altra Scena/Viola Produzioni
Bassano del Grappa, teatro Remondini, 5 e 6 aprile 2024
L’onesto fantasma, di Edoardo Erba, è uno spettacolo su vari piani di lettura che s’intersecano, che vanno dal ricordo sentito e commovente alla voglia di divertimento, ricordata, ai giorni che scorrono e ribaltano tutto, e offre una serie di spunti su cui riflettere. E andrebbe visto almeno un paio di volte per poter entrare meglio nella storia, che s’introduce da sola mostrando un video. Dove c’è Nobru. C’è Bruno Armando. Su quel telo alle spalle dei tre attori capita di vedere ancora altro nel proseguo, ed è sempre qualcosa, a pensarci, che va a toccare le corde intime anche solo al pensare al dramma della morte, di per se stessa indomabile. Ma questo è un preambolo, perché Erba, l’autore, il testo l’ha scritto anche con discreto umorismo, sobrio, di tre amici, tre attori, che un tempo erano quattro. Quello che manca all’appello altro non è proprio che Nobru, venuto a mancare troppo presto, lasciando in balìa di tutto gli amici. Cioè i nuovi progetti, il divenire, i racconti dei ricordi, le liti e le pacificazioni, come lo stesso Edoardo Erba dichiara. In un primo momento, al termine della commedia devo riconoscere che ho sbagliato a pensare che forse si poteva pensare a una sublimazione di Nobru, a un altarino. In effetti, riflettendo invece trovo che sia questa che ho visto la giusta dimensione, che mette a piena luce vizi, amicizie, verità (e non), rapporti personali e stima. E non ultimo il mestiere stesso dell’attore, che si vive in prima persona. Tutto finisce con un abbraccio, quindi non termina realmente. I tre attori, che sono rimasti fisicamente, si scontrano un po’ con la fama raggiunta di uno di loro (che fa tanto cinema, ed è diventato famoso), un po’ con il voler mettere in scena a modo loro un Amleto, discutendo più e più volte su chi e che cosa farà. A un certo punto l’illuminazione, l’immagine spettrale che appare suggerita eppure da destino scritto. E Gallo (Gianmarco Tognazzi, lucido, perfetto) si convince che solo Nobru può interpretare il fantasma. Bislaccherie, pensano gli altri due. Ma si può fare, e si fa. Era già nel destino segnato che Nobru facesse ancora parte del quartetto, questo è sicuro, e l’occasione è propizia. E lo stesso Nobru è come se vedesse dall’altro lato i suoi amici, quello che di loro c’è ancora veramente, riuscendo a starci accanto, ascoltandone ora le critiche, i commenti. Complice uno scherzo telefonico e malinconico, affiorante sentimento e poesia. L’onesto fantasma è questo e molto altro, e non fermatevi alla prima impressione se lo vedrete. Tutto si crea, si distrugge, per modo di dire, si rinnova. Si riforma. Ci si abbraccia, ci si riappacifica. E’ con questo sentimento che si pone lo sguardo a lassù. Shakespeare, Amleto non mi parevano interlocutori adattissimi, ma mi sbagliavo. Proprio perché scorre su vari piani, e su paralleli binari uguali ma diversi, lo spettacolo è sincero e dà respiro. Fausto Sciarappa e Renato Marchetti sono Tito e Costa, entrambi attraversano i vari stati d’animo con convinzione. Gianmarco Tognazzi ha il grande merito di aver creduto e di credere in questo delicato e appassionatissimo appuntamento teatrale che sa consegnare emozioni a non finire, in un’ambientazione omaggiante, palpitante. E con i suoi colleghi, con Erba sono stati ripagati dal pubblico, in questa stagione. Metateatro, certo, ma non solo. C’è umanità, nel senso più stretto. C’è amore, che ritorna. C’è Tognazzi, c’è Bruno Armando. Andate a vederlo, scoprite i segreti e le vere realtà degli attori-uomini. Francesco Bettin