da Eschilo
con Gabriele Vacis voce narrante, e Davide Antenucci, Andrea Caiazzo, Chiara dello Iacovo, Pietro Maccabei, Eva Meskhi, Erica Nava, Enrica Ribaudo, Edoardo Roti, Letizia Russo, Lorenzo Tombesi, Gabriele Valchera
scenofonia Roberto Tarasco
suono Riccardo Di Gianni
cori a cura di Enrica Rebaudo
regia Gabriele Vacis
produzione KHORAteatro, CMC/Nidodiragno, PEM Potenziali Evocati Multimediali
Ciclo degli Spettacoli Classici al Teatro Olimpico
Vicenza, Teatro Olimpico 29, 30 settembre, 1 ottobre 2022 – prima nazionale
Che lo stato di situazione sanitaria condizioni ancor oggi spettacoli e appuntamenti è una realtà, basta poco e ci si trova a essere positivi e quindi a dover star fuori dalla propria zona di azione per qualche giorno. Purtroppo anche per “Prometeo” è stato così, nel senso che tre attori e il fonico non hanno potuto presenziare allo spettacolo, costringendo il regista Gabriele Vacis a proporlo in una forma diversa, come da comunicato. Vacis, seduto su una sedia, davanti qualche appunto, ha così offerto la sua visione del testo di Eschilo con a fianco, sul palco, gli attori della Compagnia PEM, neodiplomati del Teatro Stabile di Torino, quelli rimasti immuni. Il “Prometeo” presentato a luci completamente accese del Teatro Olimpico (forse erano meglio se spente) va detto subito, è stato una vera sodiventata una certezza. Che è quella che questi giovani hanno il mestiere nelle loro mani e nel loro destino, fatto di tanto spessore e bravura. La tragedia di Eschilo è andata in scena rispecchiando la vera tragedia classica, con rigorosissimi esercizi di presenza scenica. Un ribelle a oltranza, è così che vien visto nei secoli Prometeo, per essere un traditore prima da una parte poi dall’altra. Zeus lo fa incatenare quando si accorge che vuole donare agli uomini il fuoco, la saggezza, e questo non può sopportarlo. E’ un crocevia di personaggi del Mito, da Efesto che incatena Prometeo, a Oceano (l’attore mancante è sostituito dalle declamazioni di Vacis, appunto), a Era, la moglie di Zeus, alla bellissima illibata Io, metà donna e metà giovenca e pure vessata da un tafano. E poi il messaggero Ermes, a sua volta ennesimo fulcro della vicenda come gli altri, ognuno infatti racconta quel mondo attraverso gli “impulsi creativi”. Prometeo dal canto suo è più volte traditore, anche per logica personale, convinzione: non può certo esser soddisfatto che i suoi simili proferiscano violenza e dunque “ si allea” con i giovani capeggiati proprio da Zeus, la nuova generazione. Fino al nuovo cambiamento, alla fine infinita sulla rupe, alla condanna inflittagli proprio dal re di tutti gli dei, che si imbatte in un nuovo conflitto storico, altro fulcro della tragedia. Tutta la tragedia si incarna nei canti arcaici degli attori (iniziati con un accenno di “Sui giardini della preesistenza” di Franco Battiato), nei gesti ripetuti e fluidi, continui, nell’ottimo uso della voce e del corpo che tutti esercitano. L’azione scenica è seduttiva e suadente, si intuisce il gran lavoro registico, se non fosse per i costumi di scena, vestiti casual di autunnali colori, che staccano troppo da tutto il resto. A qualcuno dei bravissimi attori, giovani e certo avviati a una carriera concreta e di soddisfazioni voglio solo segnalare una cosa, forse venuta a galla dall’emozione di stare in quel Teatro: di non controllarsi troppo con gli occhi ma lasciarsi cullare, andare in balia di quelle onde. Che si mettono in relazione anche con le onde Gamma che Vacis stesso dispensa raccontando un aneddoto accaduto a Vancouver nel 2016, a un uomo di 87 anni deceduto e al suo seguito di attività nel cervello, nel mistero della morte avvenuta. La preeternità che già Eschilo ci indicava. Bravi, e molto, gli interpreti, da alta scuola teatrale e si vede.
Francesco Bettin