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LE PREZIOSE RIDICOLE – regia Stefano Artissunch

Stefano Artissunch, Benedicta Boccoli e Lorenza Mario in "Le preziose ridicole", regia Stefano Artissunch. Foto Ignacio Maria Coccia Stefano Artissunch, Benedicta Boccoli e Lorenza Mario in "Le preziose ridicole", regia Stefano Artissunch. Foto Ignacio Maria Coccia

Liberamente tratto da “Les précieuses ridicules” di Molière
adattamento e ideazione scenografica Stefano Artissunch
con Benedicta Boccoli, Lorenza Mario, Stefano Artissunch
costumi Marco Nateri
maschere e pupi Giuseppe Cordivani
musiche Andrea Bianchi
coreografie Laura Ruocco
luci Patrick Vitali
organizzazione generale e distribuzione Danila Celani
produzione Teatro Stabile di Verona con Synergie Arte Teatro
teatro Nuovo, Verona, 6, 7, 8 e 9 dicembre 2022

www.Sipario.it, 10 dicembre 2022

Uno spettacolo preciso, bello, che diverte, rallegra e fa canticchiare regalando poco meno di due ore intorno al mondo dell’avanspettacolo, che abbraccia l’epopea del cafè chantant, attento ai dettagli e mirabilmente “costruito”, questo mi piace affermarlo subito perchè va dato merito a Stefano Artissunch e alle sue due ottime compagne di portare in scena tante belle cose del e sul teatro. Roma, anni Quaranta. Sul tentativo di vivere con una certa leggerezza di due ballerine e del loro “capo”, in tempo di guerra, non si può che inevitabilmente, però, percepire un’aria torbida fatta di tonfi, oscurità e presagi, nonostante prima di tutto, giustamente, venga per loro la propria esistenza, il cercare di non rendersi conto della situazione, il voler primeggiare antagoniste per poi invece solidarizzare. “Le preziose ridicole”, splendido adattamento liberamente tratto da Molière firmato da Stefano Artissunch, anche in scena con un duo di ineccepibile bellezza e virtù come Benedicta Boccoli e Lorenza Mario chiama in causa nel titolo l’autore francese e mescola ironia, musica, richiami d’avanspettacolo e altro ancora quasi nascosto nelle pieghe dei fantocci calati dall’alto, regalando un’ora e quaranta tutta d’un fiato. Lo spettacolo si insinua con una certa delicatezza nelle esistenze di due ballerine di provincia, Caterina e Maddalena, amiche quasi da subito, pronte al debutto romano assieme al loro mentore, Gorgibus, il regista capocomico che tutto cura e tutto distrugge, e a sua volta viene travolto da ciò che incombe sul palco e nella realtà. Il testo, ripeto, mette sullo sfondo Moliére e analizza molto bene gli anni Quaranta, l’incombere del confitto mondiale, scavando non poco e con grande lavoro di scrittura, e adattamento sui personaggi, ironicizzando, ridendoci su, catapultandoli sulla scena povera di quel tempo. Tra chansons, balletti, pinguini innamorati e Milord (bellissima la colonna sonora delle canzoni di quegli anni) tre povere anime, in fondo, abitano quei corpi, un po’ increduli e un po’ alla deriva, nonostante gli sforzi possenti, straordinari per vivere e far vivere sulla scena i propri personaggi, e dare al pubblico calore, leggerezza. Ognuno dei tre, che in verità sono anche quattro con l’ausilio di un “aiuto-attrice e responsabile di palco”, potremmo chiamarla così, mostra la propria fragilità, chi raccontando romanticismo credendoci nonostante tutto, chi un effluvio che non rinuncia a una facile carriera con gerarchi, chi vaga nella propria anima sbandando, non sapendo bene come regolarsi col mondo. Così, anche qui come nelle migliori occasioni che si possono trovare in una sala teatrale, si rivive il vero teatro, l’intrattenimento, le risate (leggere e amare), si viene avvolti dolcemente ma con malinconia in un’aria di rarefazione e di sospensione che cerca di dimenticare ciò che intorno capita, che è sullo sfondo ma è netta e racconta di svastiche, tragedia, cambiamenti. Con il tentativo di resistere, sperare, o affidarsi al destino qualunque sia. Il finale è potente e anche inaspettato contrapposto alla leggerezza, provoca altri sbandamenti, capogiri, lasciando a bocca aperta, dove a trionfare è un naso rosso da clown. Tutto è di grande efficacia, a partire dalla splendida regia che regala anche alcune trovate, alle bravissime, ed è un vero gusto vederle in scena, Boccoli e Mario che cantano e ballano con evidente professionalità, al capocomico Gorgibus che Artissunch infarcisce di tanti sentimenti. A uno spettacolo così, che emoziona sul serio, non resta che augurare il meglio. Tanti applausi e richiami, a Verona.

Francesco Bettin

Ultima modifica il Mercoledì, 21 Dicembre 2022 23:43

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