Fondamenta
PIETRO ORLANDI, FRATELLO
scritto e diretto da Giovanni Franci
con Valerio Di Benedetto
elaborazioni digitali Nuvole Rapide Produzioni
direzione tecnica Umberto Fiore
assistente Fabio Del Frate
Si ringraziano per la preziosa collaborazione
Pietro Orlandi e l’avvocato Laura Sgrò
Roma – Off Off Theatre 13 – 17 dicembre 2023
In un libro di qualche anno fa, Claudio Magris spiegava come il segreto fosse alla base della normale attività politica di uno Stato. Senza segreti è praticamente impossibile qualsiasi forma di governo. Riflessioni che mi fecero trasalire e che mi sono tornate in mente durante lo spettacolo Pietro Orlandi, fratello andato in scena all’Off Off Theatre di Roma. Una stand-up tragedy: così è stata definita dal suo autore e regista Giovanni Franci. Più che altro, mutatis mutandis, un esempio di teatro epico che prende le mosse da Brecht per contaminarsi delle atmosfere tipiche della drammaturgia di Dario Fo, ma senza gli aspetti umoristici e irriverenti. Perché nella storia della scomparsa di Emanuela Orlandi e della quarantennale ricerca della verità su questo evento da parte del fratello Pietro non c’è davvero nulla da ridere. I vari decenni sono stati scanditi attraverso una serie di tic tac sottolineati verbalmente da Valerio Di Benedetto. E, insieme con essi, quello che succedeva e chi determinava gli accadimenti. Equivoci, misteri su misteri, false piste, segreti che venivano sfacciatamente mostrati ma guardandosi bene dal rivelarli. Sul palco, man mano che la storia procedeva, i nomi dei protagonisti in essa coinvolti, scritti in nero su piccoli pannelli bianchi ed esposti al pubblico: Marcinkus, De Pedis, Giovanni Paolo II, Ratzinger, padre George (l’assistente-segretario di Benedetto XVI), il Cardinale Re, Calvi, Bergoglio solo per citarne alcuni tra i più noti. Dall’altra parte della barricata la famiglia Orlandi, chiusa nel dolore e nella speranza mai spenta di rivedere Emanuela. Ma soprattutto lui, Pietro: il fratello di Emanuela, appunto; che per ben quarant’anni non ha mai smesso di cercare la verità. E continuerà a cercarla fin quando non salterà fuori. E questo spettacolo, bellissimo, frutto della testimonianza di Pietro Orlandi raccolta da Franci, è il resoconto lucido e severo, e giustissimo, di questi primi decenni di ricerca. A interpretare, a dare voce a Pietro è stato Valerio Di Benedetto. Sguardo sempre attento e concentrato, voce severa come a trattenere una commozione che serpeggia in gola e altro non attende che di esplodere, Di Benedetto è stato a dir poco bravissimo. Ha intriso la sua recitazione di misura ed equilibrio, mai esasperando i toni. Ha cercato di far risuonare le parole del copione una ad una, senza trasmettere loro un’intenzione di più di quella originariamente impressa da Franci. Un’armonia recitativa non facile, sia per l’argomento trattato che per la tipologia di spettacolo inscenata. Una stand-up tragedy, si diceva. Più che altro, oggi un caso raro ed unico di teatro inteso come strumento di denuncia e riflessione e non solo passatempo più o meno frivolo. A quale scopo tutto ciò? Per far luce su quanto accaduto? Anche. Ma, soprattutto, per essere consapevoli del mondo in cui viviamo. A questo serve il teatro. Valerio Di Benedetto e Giovanni Franci, con la loro rispettiva bravura, ce lo hanno ricordato. Pierluigi Pietricola