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PASSAGGIO IN INDIA - regia Federico Tiezzi

Passaggio in India Passaggio in India Regia Federico Tiezzi

di Santha Rama Rau dal romanzo di Edward M. Forster
traduzione: Sandro Lombardi
drammaturgia: Sandro Lombardi e Federico Tiezzi
regia: Federico Tiezzi, scene: Francesco Calcagnini, costumi: Giovanna Buzzi, luci: Roberto Innocenti
con (in ordine di apparizione) Sandro Lombardi, Graziano Piazza, Giulia Lazzarini, Debora Zuin, Massimo Verdastro, Giovanni Franzoni, Daniele Bonaiuti, Sandro Mabellini, Silvio Castiglioni,
Ciro Masella, Fabricio Christian Amansi, Aleksandar Karlic, Andrea Maria Carabelli
Prato, Teatro Metastasio, dal 25 ottobre al 2 novembre 2008 (prima assoluta)

Avvenire, 18 dicembre 2008
Panorama, N. 48 2008
La Stampa, 1 novembre 2008
Passaggio in India, a teatro dialogo tra civiltà

Da un grande romanzo, Passaggio in India di E.M. Forster (romanzo che alla sua uscita, nel 1924, suscitò grande interesse da diventare subito un bestseller) uno spettacolo vibrante, suggestivo, impaginato con bella eleganza. Quella eleganza e fascinosità che è tipica dei lavori firmati dalla coppia Federico Tiezzi e Sandro Lombardi, qui impegnati l'uno in veste di regista e l'altro d'attore, nella figura a lui quanto mai congeniale di Mister Fielding, il personaggio da vedere un poco come il corifeo della vicenda. Vicenda che mette in campo argomenti che non possono esserci estranei. Quel conflitto di civiltà che Forster coglie con estrema finezza e quella punta di ironia tutta britannica che rende singolare il suo romanzo. Se pur da noi lontana, la vicenda, ambientata com'è in epoca colonialista, rimanda riflessi sempre attuali. Con al centro due tipiche signore inglesi della middle class, l'anziana Mrs Moore (incantevolmente tratteggiata da Giulia Lazzarini) e la giovane e inquieta Adela Quested (la brava Debora Zuin), fidanzata di suo figlio Ronny – magistrato nella città di Chandalore –, le quali visitano l'India mosse dal desiderio di capirne la sua realtà e le sue complesse tradizioni. La loro amicizia con un giovane indigeno, il dottor Aziz (il personaggio forse meglio tratteggiato da Forster e che Graziano Piazza restituisce con pienezza di risultato), che prova sentimenti di ammirazione per gli inglesi, sarà la chiave per cercare di penetrare nei misteri della immensa penisola. Qualcosa però non funziona. Una gita alle famose grotte di Malibar, provoca, causa la profonda emotività della giovane, uno spiacevole incidente. Il tentativo di impostare un confronto fattivo fra persone di cultura e condizioni diverse sembra portare al disinganno. Tuttavia, e qui sta la morale del romanzo e soprattutto dello spettacolo, il viaggio (il 'passaggio in India') si rivela una forza plasmante capace di modificare la coscienza del viaggiatore.
In uno spazio inquadrato da variopinte stoffe indiane, tra gigantesche carte geografiche, arredi di stile, suggestive musiche etniche eseguite dal vivo e proiezioni di vita quotidiana di un Paese caotico e affollato, Tiezzi costruisce uno spettacolo di rara raffinatezza e al tempo stesso coinvolgente. A cui, pur tra qualche estetismo, non manca quell'impronta di teatro civile oggi sempre più raro. Uno spettacolo (l'abbiamo colto in tournée sulla scena del genovese Teatro della Corte) che arriva chiaro allo spettatore, anche per quel suo procedere con una scansione quasi cinematografica (anche perché alla base di esso sta la riduzione teatrale del romanzo dovuta a Santha Rama Rau, vicina alla sceneggiatura cinematografica; servì del resto come base dell'omonimo ma romanticheggiante film di David Lean) dove le scene si aprono con una sorta di 'fermo immagine' sui personaggi. Tutti, oltre a quelli già nominati, ben tratteggiati dagli attori.

Domenico Rigotti

Ma quell'India è quasi meglio al cinema

«Sarò anche incapace di connettere» dice il signore in platea all'ossigenatissima della poltrona a fianco «ma a me è piaciuto di più il film di David Lean». Capace di connettere è di certo Federico Tiezzi, che in questa regia di Passaggio in India, liberamente basata sull'adattamento teatrale del romanzo di Edward M. Forster fatto negli anni Sessanta da Santa Rama Rau, mescola didascalismo brechtiano e scene in stile Bollywood, l'India pasoliniana e quella di Kim, il sitar suonato a vista e i filmati proiettati sulla carta geografica del grande subcontinente asiatico. Tutto questo, per Tiezzi, vuole essere un omaggio al suo romanzo preferito e al celebre motto dell'autore: «only connect». Ma solo connettere, a volte non basta. Così lo straordinario affresco dei rapporti angloindiani disegnato da Forster, ruotante attorno al misterioso episodio delle grotte di Marabar, che segna i destini del Dottor Aziz e della sua supposta vittima Miss Quested, finisce per edulcorarsi in uno spettacolo che, malgrado il buon impegno degli attori (da Sandro Lombardi a Giulia Lazzarini, a Massimo Verdastro), non va da nessuna parte.

Roberto Barbolini

Tutto passa, resta l'India

Appena arrivate in una cittadina periferica del Raj, alcune signore inglesi accettano le cortesie di un mite medico indigeno, ma durante un'escursione una di loro ha una crisi emotiva che la comunità britannica interpreta come reazione a ipotetiche molestie da parte di costui, subito messo sotto processo in un'atmosfera da linciaggio. Da ultimo la presunta vittima reagisce alle pressioni subite e proclama l'innocenza del dottore, ma il giocattolo si è rotto, e ogni tentativo di fraternizzazione è rinviato a una generazione futura.

Quando uscì nel 1924, Passaggio in India fece scalpore, ma Forster sapeva di cosa stava parlando - giovinetta a Cambridge, mia madre veniva avvertita dalla direttrice del pensionato: «Se alle feste uno studente indiano osasse invitarti a ballare, devi assolutamente dire di no». Oggi il problema è impostato diversamente, tuttavia la materia è ancora avvincente. Per rievocarla il regista Federico Tiezzi ha scelto un adattamento teatrale di Santha Rama Rau degli Anni 60, aggiornandolo e facendolo recitare con qualche cenno di straniamento per fortuna ininfluente sullo scorrere della storia, che si impone soprattutto nella seconda parte (nella prima il mistero delle grotte, così magico nel romanzo, risulta sacrificato). Lo spettacolo, 120' più intervallo, è elegante, con colorite scene di Francesco Calcagnini dominate da gigantografie del subcontinente, musiche etniche, e attori eccellenti tra cui Sandro Lombardi benintenzionato Mr Fielding, l'incantevole Giulia Lazzarini una sottilmente angosciata Mrs Moore, Graziano Piazza scodinzolante dottor Aziz, Debora Zuin frastornata Miss Quested, Massimo Verdastro serafico professor Godbole.

Masolino D'Amico

Ultima modifica il Martedì, 24 Settembre 2013 07:59

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