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PENSACI GIACOMINO - regia Enzo Vetrano e Stefano Randisi

Pensaci Giacomino Pensaci Giacomino Regia Enzo Vetrano e Stefano Randisi

di Luigi Pirandello,
regia di Enzo Vetrano e Stefano Randisi
con Enzo Vetrano, Eleonora Giua, Giuliano Brunazzi, Giovanni Moschella, Margherita Smedile, Ester Cucinotti, Antonio Lo Presti, Stefano Randisi, Francesco Pennacchia
luci di Maurizio Viani
scenografia di Marc’Antonio Brandolini
costumi di Luciana Fornasari
produzione Diablogues e Teatro Stabile di Sardegna
Teatro Sociale di Soresina (Cremona), dicembre 2007

Il Messaggero, 26 aprile 2008
www.Sipario.it, 1 febbraio 2008
Un "Giacomino" siciliano e universale

Comico, questo Pirandello, e iconoclasta. Ma anche attualissimo, se si pensa che la storiella (in realtà è un dramma a tutto tondo e a lieto fine) della ragazzina nei guai, impalmata in extremis da un vecchio e messa così al sicuro dalle difficoltà della vita, ce la troviamo sotto gli occhi quotidianamente, in tempi di fanciulle straniere strappate al bisogno o a troppo faticose occupazioni. Parliamo di Pensaci, Giacomino!, commedia scritta nel 1917 dalla novella omonima, trasposta in dialetto siciliano per l'interpretazione di Angelo Musco, quindi tradotta anche in italiano.
Prodotto dallo Stabile di Sardegna e dalla compagnia Diablogues, Pensaci, Giacomino! è uno spettacolo ben riuscito che il pubblico trova al teatro Valle (ancora oggi e domani) nella lettura di Enzo Vetrano e Stefano Randisi, interpreti e registi. I due palermitani sanno ben cogliere, lavorando "alla siciliana", i tratti umoristici dell'apologo, che si allargano a quelli ombrosi, sghembi, grotteschi, ironici, dissacranti, in realtà fustigatôri, capaci di parlare a tutti.
Agostino Toti, anziano professore di liceo, è deciso a risarcirsi nei confronti di uno Stato che, elargendogli uno stipendio cronicamente misero, gli ha inibito il matrimonio. Sposa Lillina, figlia del bidello della scuola, messa incinta dall'ex alunno Giacomino Delisi, per godersi post mortem l'idea che la sua vedova riceverà, presumibilmente a lungo, la pensione dovutale per legge. Un paradosso e una surrealtà mediterranei ma universali che la coppia Vetrano-Randisi tratta con caustica familiarità, con nobile confidenza. Vien voglia di annotare che Pirandello, sempre molto rappresentato in Italia e all'estero, dovrebbe quasi sempre godere di questo piglio peculiare. Fatto di apparente genuinità popolaresca, in realtà, sofisticato, barocco, ambiguo, pieno di rimandi e fini allusioni: come la pasticceria "araba" che la Trinacria produce e consuma, ma soprattutto esporta.

Rita Sala

Pensaci, Giacomino! di Pirandello è uno spettacolo intelligente, ben fatto, una lettura della pièce che dà ragione non solo al teatro, ma anche al pensiero del drammaturgo agrigentino. Enzo Vetrano che insieme a Stefano Randisi firma la regia mette a punto una lettura di Pensaci, Giacomino!, allegramente funerea, ma soprattutto riesce a dare corpo e tensione alla parola dell’autore. Il sipario si apre su un matrimonio che sa di funerale per poi lasciare spazio all’emergere dal nulla dei banchi della classe del professore Agostino Toti e il riferimento va alla Classe morta di Kantor.

Il professore decide a fine carriera scolastica di sposare Lillina (Eleonora Giua), figlia del bidello (Giovanni Moschella), messa incinta da Giacomino (Giuliano Burnazzi), suo ex alunno. I due giovani continuano a frequentarsi con il consenso del professore che fa da nonno al piccolo nato e da padre ai due ragazzi. Questa situazione fa scandalo in paese, scandalo aizzato dal viscido padre Landolina (Stefano Randisi) e della sorella di Giacomino (Ester Cucinotti) che vorrebbe spingere il fratello nelle braccia di un’altra ragazza per porre fine allo scandalo. Ma il professore non demorde nella sua battaglia contro le consuetudini e il perbenismo borghese e paradossalmente nel difendere la sua famiglia allargata, si fa burattinaio interno di una ‘tirannia’ degli affetti che richiama Giacomino alla sua responsabilità di padre e liquida come ‘miscredente’ il sacerdote al chiudersi del sipario.

Enzo Vetrano costruisce un Pensaci, Giacomino! che scioglie il testo, lo dice con grande chiarezza e lucidità, intersecando l’eco della versione in siciliano, scritta per Angelo Musco, quasi a dare carnalità ad un gioco intellettuale che vuole scardinare il perbenismo borghese. Intenso, ben ritmato il dialogo iniziale fra il professore e il direttore della scuola (Antonio Lo Presti) in cui il protagonista mette in campo la sua filosofia fra ciò che si è e le maschere che la convivenza sociale impone di indossare. A reggere la tensione dell’intero allestimento è un potente Enzo Vetrano per cui ogni intonazione, ogni gesto è giocato con assoluta precisione, con una presenza scenica intensa e vera che a tratti fa scomparire gli altri coprotagonisti, fra i quali Antonio Lo Presti spicca per la capacità di dare adito a Enzo Vetrano di esprimere la lucida e cinica ‘bontà’ del professore. La medesima intensità è condivisa da Ester Cucinotti, la sorella di Giacomino, tanto devota da intessere una relazione col prete del paese. Gli altri attori — oltre a quelli citati — Francesca Pennacchia, Margherita Smedile s’inseriscono con correttezza in un allestimento impreziosito dalle scene di Marc’Antonio Viani, dalle luci di Maurizio Viani e dai costumi di Luciana Fornasari. Con Pensaci, Giacomino! Enzo Vetrano, dopo aver realizzato Il berretto a sonagli e L’Uomo, la bestia e la virtù, si conferma uno dei più raffinati interpreti contemporanei di Pirandello, finalmente in scena con tutta l’inquietudine che caratterizza il suo teatro.

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Martedì, 24 Settembre 2013 07:58

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