di Efthymis Filippou
Versione italiana: Maurizio De Rosa
Regia: Alberto Giusta
Interprete: Simone Cammarata
Sound: Taru (Ruggero Lambo)
Produzione: Teatro Nazionale di Genova
In collaborazione con Onassis Stegi
Genova, Teatro dell'Archivolto dal 19 al 29 giugno 2019
Il percorso della XXIV Rassegna di Drammaturgia Contemporanea del Teatro Nazionale di Genova continua con Rob. Il testo del giovane – ma già affermato – drammaturgo ateniese Efthymis Filippou si avvale della accorta regia di Alberto Giusta e soprattutto della presenza scenica di Simone Cammarata, unico attore in scena. Su un palco che presenta piccoli dettagli scenografici funzionali alla scansione dello spettacolo si rinnova la potenza della recitazione teatrale. Non è improprio, nel caso di Rob, utilizzare il termine di "potenza", in quanto la presenza scenica di Simone Cammarata, fatta di elementi vocali e fisici, è quanto di più trascinante possa essere per il pubblico. Sul tappeto sonoro fornito dalla consolle audio di Taru (Ruggero Lambo) l'attore, alle prese con un testo complesso e stratificato e i quali strati sono spesso confusi, riesce a fornire un'interpretazione convincente. Cammarata rende visibili sul palco il dinamismo, la muscolarità ed il nervosismo del testo grazie anche ad una recitazione supportata da un naturale vigore fisico. Così l'attore occupa il palco impersonando con talento e abilità una voce monologante che si fa pluralità di voci che ora dialogano, lottano e diventano coro. La schizofrenia e la psicosi del personaggio principale lo moltiplica in diversi personaggi che intervengono nella narrazione. L'attore in scena è abilissimo nell'evocare i diversi personaggi, ognuno con caratteri diversi sebbene accomunati dal basso continuo di una vena di delusione e tristezza, grazie a piccole variazioni fisiche e mimiche e agendo sugli abiti che indossa. In questo aspetto Simone Cammarata dimostra una preparazione ad un talento non comune nel sapere interpretare un ruolo che passa attraverso il confine sottile che conduce al deliro fino ad arrivare ad una lucida follia. La narrazione scorre in un tracciato di episodi comici e grotteschi, inverosimili ma assai coinvolgenti. Le scene di questo testo scenico sono spiazzanti, chiedono al pubblico di seguire percorsi mentali e psicologici mai lineari che mai si rivelano appieno e lasciano sospese molte connessioni tra un passaggio e l'altro, eppure Simone Cammarata riesce ad essere comprensibile e grandioso con piccole accortezze sospese tra il tragico ed il comico. Di grande acutezza si rivela anche la regia di Alberto Giusta e l'idea del doppio pubblico, uno assente ma evocato dall'attore ed uno presente e compartecipe. Il ritmo della narrazione, dato forse dal fatto che il testo ha momenti di vero intrico, non è costante e spesso rischia di diventare inutilmente onirico e poco comprensibile per il pubblico a causa di passaggi che talvolta mancano di omogeneità. Il tratto distintivo e stupefacente di Rob è la grandezza di Simone Cammarata, vero protagonista di questo viaggio complesso e catartico.
Gabriele Benelli