di Manlio Santanelli
regia Antonello Avallone
scene e costumi Red Bodò
con:
Milena Vukotic e Antonello Avallone
Produzione del Teatro Ghione
Milano, Teatro San Babila dal 6 al 15 febbraio 2015
Divertente e inquietante "Regina Madre"
Un titolo pregnante, una sorta di nomen omen che sintetizza icasticamente il carattere particolarmente accentratore e 'fagocitatore' di una madre emblematica di una schiera intramontabile di genitrici che in ogni tempo non hanno fatto molto per aiutare i propri pargoli a crescere e ad acquisire autonomia e fiducia in sé, anzi hanno determinato l'insorgere nei figli di numerosi disturbi della personalità i quali vanno dalle varie sfumature del 'mammismo' tipicamente nostrano a problematiche di gravità varabile, vere e proprie patologie.
A raccontare uno di questi paradigmatici casi in cui una famiglia all'apparenza 'normale' si rivela 'nido' di nevrosi e conflitti è l'intelligente e introspettiva penna con sfumature di acuta analisi di Manlio Santanelli che nella vivace commedia Regina Madre del 1984 - al suo debutto recensita con toni entusiastici da Eugène Ionesco, tradotta in una ventina di lingue e rappresentata con grande successo in molte nazioni - tratteggia un legame conflittuale tra una madre, splendidamente interpretata da una regina della scena quale Milena Vukotic, e un simpatico Antonello Avallone che ne cura anche la regia.
Non proposta con frequenza in Italia forse perché mette alla berlina una debolezza nazionale, la pièce inizia con un inatteso, ma forse sperato 'ritorno al nido' di Alfredo, un figlio di mezza età che ha collezionato un discreto numero di insuccessi, delusioni e fallimenti personali e professionali e che, spinto dal desiderio di riscattarsi, cerca uno scoop da cronista senza scrupoli o da persona che vuole vendicarsi dei torti subiti: protagonista dovrebbe essere proprio l'anziana madre verso cui simula una filiale e incredibile - per uno che negli anni ha accumulato goccia a goccia tanto veleno - volontà di prendersi cura della donna la quale tra realtà e fantasia pare essere affetta da tutti mali contemplati nei libri di patologia.
In verità Regina, questo il nome della dolce 'mammina' di 75 anni attaccata in maniera viscerale al denaro come dimostrano numerose scenette esilaranti, si rivela un'inossidabile matriarca che si è costruita un mondo non corrispondente alla realtà in cui i suoi falsi idoli vengono usati per umiliare e mortificare ulteriormente la fragile personalità del figlio che affetto da esaurimento nervoso - bravissimo Avallone nel rappresentarne le infinite sfaccettature che ovviamente divengono elementi di ilarità - continua a ricercare un aiuto affettuoso dalla sua torturatrice così chiusa nel proprio egoismo da non avvedersi del baratro di dolore del proprio pargolo, altro che 'complesso di Edipo'...
Inutilmente Alfredo ha cercato di costruire una propria identità e a cinquant'anni si ritrova nel 'nido' a continuare i dolorosi e infiniti duelli che sicuramente hanno caratterizzato la sua infanzia e adolescenza e che ora hanno assunto i toni di un realismo allucinato e grottesco al limite del surreale in cui le emozioni diventano boomerang che scivolano tra passato, presente e futuro, tre aspetti di un eterno inferno.
Una storia - ambientata nella prima metà degli anni '80 in una sala da pranzo un po' demodé - all'apparenza semplice e scontata, ma in realtà inquietante, dolorosa e drammatica che richiede da parte degli attori un grande spessore professionale e umano per cui può succedere che la dolce, elegante, raffinata e versatile Milena Vukotic si trasformi con assoluta nonchalance in una divoratrice del proprio figlio, bamboccione irrecuperabile venuto nella tana del lupo, naturalmente sicuro di comportarsi nel migliore dei modi, che mira a sbranarlo.
Wanda Castelnuovo