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SIGNORI... CHI È DI SCENA - regia Pippo Pattavina

"Signori...chi è di scena", di e con Pippo Pattavina "Signori...chi è di scena", di e con Pippo Pattavina

di e con Pippo Pattavina pure regista
Con Santo Pennisi e Nino Lombardo al pianoforte
Scene e costumi: Giuseppe Andolfo
Luci: Sergio Noè
Produzione: Teatro della Città. Catania

al Brancati di Catania dall'8 al 25 febbraio 2018

www.Sipario.it, 9 febbraio 2018

Passifallu isamuli sti pedi chi sta jurnannu (Parsifal alziamoli questi piedi che sta facendo giorno). È il finale d'una più delle più esilaranti gag raccontate con arguzia e un filo di monelleria da Pippo Pattavina al Brancati di Catania mattatore e questa volta pure autore e regista dello spettacolo Signori...chi è di scena. Una gag che ha come protagonista un mastro d'ascia naif che si reca al Teatro Massimo Bellini di Catania per assistere al Parsifal di Wagner e che dopo i lunghissimi due atti di tre ore ciascuno, allorquando l'eroe sta andando incontro alla sua amata alzando al ralenty la sua gambetta, fa sbottare quel povero cristo con la frase dell'inizio. E' molto a suo agio Pattavina sulla scena tratteggiata da Giuseppe Andolfo (suoi pure i costumi) raffigurante un camerino di teatro che diventa per l'attore una sorta di dependance di casa sua. C'è l'armadio dei costumi, una dormeuse per rilassarsi o dormire prima d'andare in scena, lo specchio contornato da lampadinette a palla accese, i trucchi, le maschere, ninnoli, portafortuna e oggetti personali. C'è pure il maestro Nino Lombardo al pianoforte che l'accompagna nelle sue performance canore e c'è l'immancabile spalla, qui quella di Santo Pennisi dalla bella faccia sicula, sbucato fuori da un film di Pietro Germi, che si rende utile e prezioso in vari sketch, emulando la figura di Carlo Campanini e Pattavina quella di Walter Chiari in quel famoso sketch Vieni avanti cretino, imitatori a loro volta dei fratelli De Rege, rimasto ancor oggi nella memoria collettiva. Pattavina nativo di Lentini ma catanese d'adozione che compirà 80 anni il 31 luglio prossimo, esalta il suo mestiere d'attore, lamentandosi solo delle paghe che arrivano in ritardo, tuttavia felice di svolgere un lavoro in cui non ci annoia mai e che alla fin fine - diceva Vittorio Gassman - è sempre meglio che lavorare. Un lavoro ripagato dai consensi e dagli applausi del pubblico, senza mai accennare agli articoli positivi o negativi dei critici, provando piacere Pattavina quando spettatori sconosciuti lo vanno a trovare nei camerini alla fine dello spettacolo esprimendo gratitudine e consensi, restando male quando ciò non accade, forse perché magari si pensa che l'attore sia stanco, sudato e abbia solo voglia di riposare. Tra i vizi dell'attore ci sono quelli di scostare un lembo di sipario, in particolare alle "prime", osservare quanta gente c'è in sala, sbirciare se è arrivato quel tizio o quell'altro, un modo di caricarsi o scaricare le proprie ansie e paure. Divertente lo sketch tra Pennisi bigliettaio delle ferrovie e Pattavina che riuscirà ad acquisire un biglietto gratis e per giunta guadagnarci qualche euro, calandosi più avanti negli eleganti abiti di Gastone, personaggio come si sa reso celebre da Petrolini. Un accenno ai tanti possessori degli smartphone che hanno stravolto il modus vivendi di noi tutti sia in teatro che nella società e poi una carrellata neorealista a partire dalla nostalgica Lili Marlen sino ai giorni nostri, completando il suo one man show con un paio di superbe poesie in vernacolo di Martoglio comprendente 'A Tistimunianza, un dramma in otto sonetti tratta dalla Centona. Centocinquanta minuti di spettacolo in due tempi dai ritmi incalzati, resi con grande professionalità da uno garbato e spumeggiante Pippo Pattavina ancora sulla breccia teatrale siciliana e nazionale.

Gigi Giacobbe

Ultima modifica il Venerdì, 09 Febbraio 2018 23:37

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