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I VICERÉ – regia Guglielmo Ferro

"I Vicere'", regia Guglielmo Ferro "I Vicere'", regia Guglielmo Ferro

Progetto Teatrando
presenta
PIPPO PATTAVINA
I VICERÉ
Liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Federico De Roberto
con SEBASTIANO TRINGALI
e con Rosario Minardi, Francesca Ferro, Rosario Marco Amato, Nadia De Luca, Giampaolo Romania,
Francesco Maria Attardi, Elisa Franco, Pietro Barbaro, Giovanni Fontanrosa, Alessandra Falci, Giuseppe Parisi
regia GUGLIELMO FERRO
Roma – Teatro Quirino Vittorio Gassman dal 9 novembre al 4 dicembre 2022

www.Sipario.it, 1 dicembre

Non sono mai riuscito a capire perché, con tante opere teatrali che ci sono e poco rappresentate, Guglielmo Ferro si ostini a ridurre per le scene romanzi che col palcoscenico hanno poco da condividere. Ricordo uno stentato Fu Mattia Pascal di qualche anno fa. E ugualmente stentato è I Viceré, al Quirino con protagonista un disinvolto Pippo Pattavina nei panni di Don Blasco.
L’impostazione di regia è presto detta: incentrare tutta la vicenda su un unico protagonista, che in questo caso assume anche il ruolo di narratore delle vicende rappresentate – o meglio: raccontate in scena – e il resto si costruisce attorno. Dopo di che quello che compete la psicologia dei vari personaggi, le allusioni che un’opera teatrale dovrebbe intrattenere con il presente sempre in termini di metafora, analisi e critica: tutto questo viene a mancare.
E sono convinto che Ferro non sia consapevole di questa mancanza. Perché quando bisogna puntare a concentrare un intero romanzo in poche pagine di copione per una durata complessiva di circa un’ora e mezza, o due ore al massimo, diventa difficile mantenere lo spirito che l’opera narrativa originaria manifestava attraverso pagine, descrizioni, dialoghi fra i personaggi, considerazioni dell’autore e via discorrendo.
Bisognerebbe avere il talento di un Albert Camus, che con coraggio ridusse per le scene I demoni. Ma qui stiamo parlando di casi eccezionali che raramente la storia consente di ripetere.
Il punto debole di questa versione teatrale dei Viceré consiste, oltre che nella mancanza di approfondimento dei vari personaggi, nel fatto che la storia di De Roberto non è stata riletta e reinterpretata fuggendo dal solito noto luogo comune che le si attribuisce: ora che è fatta l’Italia, ci facciamo i fatti nostri. Magari si sarebbe potuta tentare una strada diversa, più adatta alle scene. Tipo, ad esempio: la dialettica fra ipocrisia e verità, presente in De Roberto e che si andava ad incastonare benissimo con le grandi vicende della storia.
E invece, nulla di tutto questo. Solo sintesi, tagli, intere porzioni di romanzo riassunte. Più che una riduzione, è stato un sintetizzare per sommi capi il romanzo del grande scrittore lasciando pezzi importanti per strada.
Elemento che non ha consentito a Pattavina di poter colorire il suo personaggio (Don Blasco) di quelle sfumature necessarie a renderlo ambiguo e, perciò, interessante. Perché era tutto evidente, chiaro fin da subito. Blasco è un mascalzone pieno di rancore e risentimenti, privo di scrupoli. E non fa nulla per nascondere queste sue caratteristiche.
Da vecchio e discreto attore d’esperienza, Pattavina mostra abile disinvoltura nel porgere le battute del suo personaggio: accelera, rallenta, sottolinea, ogni tanto strappa qualche risata giocando su un controtempo comico. Ma oltre non si va. Tutto si tiene su rapidi cambi di scena e quadri che si svolgono velocemente.
Tanto che il pubblico del Quirino riserva, a fine spettacolo, a questi Viceré un timido, non entusiasta applauso.

Pierluigi Pietricola

Ultima modifica il Giovedì, 08 Dicembre 2022 13:27

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