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SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE – regia Valerio Binasco

"Sogno di una notte di mezza estate", regia Valerio Binasco "Sogno di una notte di mezza estate", regia Valerio Binasco

di William Shakespeare
regia e adattamento Valerio Binasco
con (in ordine alfabetico): Davide Antenucci, Valerio Binasco, Fabrizio Costella,
Michele Di Mauro, Giordana Faggiano, Lorenzo Frediani, Olivia Manescalchi,
Daniele Marmi, Nicola Pannelli, Cristina Parku, Greta Petronillo, Franco Ravera,
Dalila Reas, Francesco Russo, Letizia Russo, Michele Schiano di Cola, Valentina Spaletta Tavella
scene e luci Nicolas Bovey
costumi Alessio Rosati
musiche Paolo Spaccamonti
consulenza vocale Carlo Pavese
assistente alla regia Giulia Odetto
Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
14 dicembre 2021 – 16 gennaio 2022
Teatro Carignano Torino prima nazionale

www.Sipario.it, 26 dicembre 2021

Un sogno incarnato, di sfrontata carnalità. E’ ardito, ruvido, progressista, femminista il Sogno di una notte di mezza estate tradotto, adattato e diretto da Valerio Binasco e prodotto dal Teatro Stabile di Torino. E’ il sogno di Teseo che infatti, all’apertura del sipario, dorme. La cornice è spoglia, algida, sorprendente nel non attenersi alle didascalie, soprattutto nel cancellare la foresta in cui avvengono i nascondimenti, le rincorse, i litigi, gli incantamenti dei quattro giovani amanti. Al posto della compiacente verzura una distesa di rocce bigie che rispecchia tutti i vuoti. E’ l’aridità degli animi, la brutalità dei sentimenti di un mondo maschio. Ma le donne di questo affresco onirico sono forti, determinate, diverse. Dome ma non acquiescenti. Binasco è Teseo e Oberon, mefistofelico re degli Elfi, che si accompagna con la divinità ctonia Titania, infida, sgradevole. Uno nota stridente, ma è colmo di dissonanze questo Sogno. Suoni urticanti che diventano dentellature a saldare lo scambio attento con la platea, rapita. Dalla potenza di questo spettacolo coinvolgente e arricchente. Puck qui non è lo spiritello ipercinetico della tradizione. Bonario, rallentato, sgualcito, come un angelo di Wim Wenders ne Il cielo sopra Berlino, Puck è simpatico nel suo caracollare eseguendo gli ordini di Oberon, è un folletto flemmatico, di saggezza partenopea. Condivide con gli operai guidati da Botton e Quincey il compito di smorzare la tensione regalando momenti di buonumore. Teseo sogna storie d’amore accartocciate che riverberano il suo legame con la bella e contrastata Ippolita. Bionda, elegante e lontana come una star del cinema. Il disegno di regia che ha tracciato linee precise e intelligibili nel corso di tutta la pièce, completa il cerchio con le nozze multiple della coppia ducale e dei quattro innamorati Lisandro, Demetrio, Ermia, Elena. La chiusa spegne le notissime battute finali di Puck per sostituirle con un coro empatico, anglosassone, emozionante, di atmosfere catartiche. Una disamina di tutte le acuminate sfaccettature dell’amore, nel caos creativo e nell’affastellamento di suggestioni e sentimenti, così speculare al quotidiano che pare quasi l’elogio del nostro mondo sbertucciato.

Maura Sesia

Ultima modifica il Lunedì, 27 Dicembre 2021 12:00

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