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SE DEVI DIRE UNA BUGIA DILLA GROSSA – regia Luigi Russo

“Se devi dire una bugia dilla grossa”, regia Luigi Russo “Se devi dire una bugia dilla grossa”, regia Luigi Russo

di Ray Cooney
con Paola Quattrini, Gianni Ferreri, Gianluca Ramazzotti, Nini Salerno, Paola Barale
e con Cristina Fondi, Marco Cavallaro, Sebastiano Colla, Sara Adami, Ilaria Canalini
scene originali Terry Parsons – riprese da Marco Pupin
costumi Silvia Morucci
disegno luci Giuseppe Filipponio
regia originale Pietro Garinei
nuova messa in scena Luigi Russo
produzione Ginevra Media Production
Lonigo (Vicenza) teatro Comunale, 27 gennaio 2022

www.Sipario.it, 30 gennaio 2022

Ci sono meccanismi che funzionano alla perfezione, o quasi, anche dopo anni, decenni, sono alcune meccaniche del teatro sulle quali si basano una serie di numerosi spettacoli, collaudatisi nel tempo, e perennemente in forma, come un bel fisico. E’ il caso anche della messa in scena per la stagione invernale 2021-22 di “Se devi dire una bugia dilla grossa”, testo di Ray Cooney, commediografo britannico non nuovo a successi, che la compagnia di Gianluca Ramazzotti, con Paola Quattrini, Gianni Ferreri e Nini Salerno (con la partecipazione di Paola Barale) ha portato in scena nella bellissima cornice del teatro Comunale di Lonigo (Vicenza). Il pubblico non ha certo declinato un invito a nozze come questo, partecipando in massa, ridendo, applaudendo, tributando alla compagnia una felice riuscita. Un richiamo, quello della commedia, attraente, sicuro della comicità espressa, collaudatissima come i meccanismi di cui sopra, forte di un passato di tutto rispetto (un tempo, l’iconica compagnia Dorelli, Guida, sempre con la Quattrini) che ebbe gran successo nei teatri italiani. Oggi i riferimenti del testo sono quelli attuali, quindi essendoci un’ambientazione italiana con un politico tra i protagonisti tutto si muovo attorno al Parlamento, tra un hotel prestigioso e richiami verbali al daffare di alcuni partiti. Un meccanismo ben oliato dicevamo, che parte dalla funzionale scena mobile, girevole, che mostra a spicchi lo svolgersi di battibecchi, situazioni al limite del paradosso, equivoci continui, porte che si aprono e si chiudono forsennatamente, asciugamani, bagni, camere da letto, amanti e pseudo tali, eccetera. Il merito di questo spettacolo è più d’uno e va riconosciuto. Quello di riempire con grande gradimento di pubblico i teatri, sapendo di offrire uno spaccato di vita che può riguardare se non tutti, alcuni, con le passioni nuove che nascono e quelle datate che si affievoliscono. Quello di ridicolizzare i tentativi di prendere tutto sul serio, quando, probabilmente, tutto è da vivere con un certo distacco, credendo magari in alcuni dettagli importanti ma lasciandosi scorrere addosso il resto. La storia è nota, semplice ma anche complicata, ritmata ma che anche in questo allestimento ogni tanto rallenta, cosa, per carità, fisiologica. Gli attori partono bene, si difendono, complice la bella scelta appunto di quella scena, che decreta finalmente che il teatro di un tempo può anche tornare, volendo. Tutti rimangono al loro posto, ma ognuno ovviamente è se stesso. La Quattrini è certo la più esperta, e mostra la capacità di un’attrice che sta in scena da molto tempo, raffinando i dettagli, Ferreri si muove scattante, alla pari di Ramazzotti, che è bravo ma forse fa al pubblico un po’ troppo l’occhiolino. Nini Salerno è sempre lui, composto come direttore dell’hotel eppure stralunato, attore simbolo di comicità che vien da dentro, istintiva, mentre Paola Barale appare in tutta la sua bellezza e rende bene come amante di Dimitri, e le va riconosciuto l’impegno, il rimettersi in gioco a teatro. La compagnia pare ben amalgamata, e anche i ruoli di Sara Adami e Ilaria Canalini (receptionist e cameriera) sono intriganti a loro modo. Ma mi piace anche riconoscere agli altri attori l’avercela messa tutta. Rimane in fondo una piccola nota, di porre attenzione proprio al meccanismo oliato, che comunque ha bisogno di manutenzione continua, di non vivere di rendita completamente. Per non “scendere” in certe scene, è necessario: si sa, è faticoso questo teatro. Se si riesce a tenere sempre accesa la spia si va nella direzione giusta. Un caldo, deciso trionfo alla fine, molti applausi.

Francesco Bettin

Ultima modifica il Lunedì, 31 Gennaio 2022 19:37

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