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LA TEMPESTA - regia Andrea Lucchetta

“La Tempesta”, regia Andrea Lucchetta. Foto Manuela Giusto “La Tempesta”, regia Andrea Lucchetta. Foto Manuela Giusto

di William Shakespeare tradotta da Eduardo De Filippo
Progetto a cura di Arturo Cirillo Teatro
Regia di Andrea Lucchetta
Scene di Dario Gessati
Costumi di Nika Campisi
Musiche di Elisabetta Serio
Luci di Umile Vainieri
Assistente alla regia Enrico Torzillo
Assistente costumista Valeria Forconi
Direttore di scena Javier Delle Monache
Con Anna Bisciari, Vincenzo Grassi, Massimo Odierna, Maria Vittoria Perillo, Federico Nardoni, Fausto Peppe, Jacopo Carta, Doriana Costanzo, Eros Pascale, Alessio Del Mastro, Marco Selvatico.
Grazie alla Fondazione Eduardo De Filippo, Carlotta Proietti, Gigi Proietti Globe Theatre Silvano Toti, Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio d’Amico.
Roma – Silvano Toti Gigi Proietti Globe Theatre/ Teatro Olimpico di Roma 12 ottobre 2022

www.Sipario.it, 18 ottobre 2022

Parlare della Tempesta di Shakespeare sarebbe peregrino e infruttuoso. Se ne è scritto così tanto!
Perché continuare? Perché, stavolta, l’occasione è ghiotta: al Teatro Olimpico di Roma è andata in scena, per la prima volta in assoluto, la versione dell’ultima opera shakespeariana tradotta in napoletano da Eduardo De Filippo.
Al di là del fatto che ogni traduzione da una lingua all’altra poggia sempre su un atto interpretativo – ci torneremo –, la coincidenza che la circostanza ci offre è particolare: perché ci si trova al cospetto di due ultime opere – quella di Shakespeare e quella di Eduardo – le quali, sommate, hanno dato vita ad una prima volta che, speriamo, non resti un caso isolato.
Perché questa Tempesta in napoletano è davvero gustosa, divertente, ottimamente recitata, bellissima: un gioiello, un capolavoro.
La traduzione di Eduardo, per altro, straordinariamente raffinata. Il grande drammaturgo partenopeo ha saputo cogliere quegli aspetti giocosi e raffinati dell’opera di Shakespeare trasformandoli in commedia senza cedere alla boutade. Nulla è stato distorto. Al contrario, tutto si è mantenuto e addirittura potenziato. Eduardo non ha fatto che cogliere lo spirito teatrale de La tempesta e lo ha, più che riprodotto, ricreato attraverso la lingua e un certo ritmo di cui tutto il testo è pervaso. E si sa quanto il ritmo sia essenziale per i fratelli De Filippo: sia nella recitazione, sia nella drammaturgia.
E proprio questa è la particolarità che è saltata subito all’occhio nella regia di Andrea Lucchetta. La sua versione – l’unica finora, ma che non vi è dubbio rimanga insuperata per molto tempo – si regge su tempi interpretativi e d’impostazione serrati ma non eccessivamente incalzanti. Tutto, anzi, concorre a far sì che lo spettatore si diverta senza rinunciare a pensare, ponderare, riflettere. Lucchetta ha così colto in pieno la lezione eduardiana trasfusa nell’ultimo Shakespeare.
E degli interpreti che dire? Bravissimo Massimo Odierna nei panni di un Prospero addolorato, deciso nell’azione, ferito ma che mai – nonostante tutto – ha ripudiato i buoni sentimenti venendo meno alla sua natura. Anna Bisciari è stata un Ariele davvero grandioso: un prestidigitatore abile, mai impietoso; che ammalia chi lo incontra anche inconsapevolmente, restandone stupito come un bimbo di fronte a qualcosa che ritiene meraviglioso.
Un discorso a parte merita il Calibano interpretato da Vincenzo Grassi. Questo giovanissimo, ma già grandissimo, attore ha dato al suo personaggio una coincidenza di opposti da capolavoro recitativo, rendendo il suo Calibano ributtante ma mai fino in fondo; innocente eppure smaliziato; buono benché la sua natura vorrebbe indurlo a fare del male: più per rivalsa contro un’ingiustizia che per vera cattiveria. Il Calibano di Grassi, in un colpo da maestro, ha sintetizzato la poesia shakespeariana e l’amara leggerezza da commedia di Eduardo.
Un miracolo che solo un grande e raffinato attore sa fare con bravura e leggera disinvoltura.

Pierluigi Pietricola

Ultima modifica il Mercoledì, 19 Ottobre 2022 09:18

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