di Richard Levinson & William Link
Regia di Marcello Cotugno
traduzione e adattamento: David Conati e Marcello Cotugno
Interpreti: Gianluca Ramazzotti, Pietro Bontempo, Samuela Sardo, Sara Ricci
con la partecipazione straordinaria di Ninì Salerno
scene: Alessandro Chiti, costumi: Adele Bargilli, luci Giuseppe Filipponio
Produzione Oliver & Friends e Ji Rodomonte Production
Borgio Verezzi, Piazza S. Agostino, 9-10-11 agosto 2023
La serata dall’assegnazione a Chiti del Premio Mulino Fenicio, ex Veretium, per la migliore scenografia della scorsa stagione ne I due Papi. Anche l’undicesimo spettacolo del Festival verezzino, è una prima nazionale. La pièce arriva sui nostri palcoscenici dopo cinque anni di tutto esaurito in Inghilterra, Francia e Stati Uniti. La commedia aveva debuttato con successo a Broadway nel 1962. La fortunata serie televisiva con protagonista Peter Falk inizierà invece nel 1968 e durerà fino al 2003. In lingua italiana invece verrà vista dapprima su Tv Capodistria nel 1974 e poi Rai 2 dal 1977 e in seguito più replicata più volte su Rete 4 e sui canali Mediaset. Il lavoro proposto ieri sera è un appassionante giallo poliziesco che segna una rivoluzione nell’ambito del genere. Contrariamente agli altri gialli in cui l’assassino viene scoperto solamente nel finale, il pubblico guarda fin dall’inizio negli occhi l’assassino nell’atto di preparare e commettere il delitto. Nel caso del copione allestito a Verezzi sono protagonisti il tenente Colombo e il brillante psichiatra newyorkese Roy Fleming che architetta e poi realizza l’assassinio della possessiva e gelosa moglie, sposata unicamente per la sua ricchezza. L’uomo si avvale dell’aiuto della giovane amante Susan che egli facilmente manipola. La donna è attrice della popolare soap opera intitolata Peyton Place (serie che è stata trasmessa alla televisione statunitense tra il settembre 1964 e il giugno del ’69). Gli autori dell’intelligente e originale lavoro sono due sceneggiatori e produttori televisivi di successo nel genere poliziesco. Per il personaggio che dà il titolo alla pièce il duo Levinson (1934-2003) e Link (1933-2020), che ha sempre lavorato in sintonia, si è ispirato al detective Porfirj Petrovich, il trentacinquenne giudice istruttore incaricato di risolvere gli omicidi commessi da Raskol’ Nikov in Delitto e castigo. Nel romanzo scritto da Dostoevskij nel 1866 il personaggio viene presentato come un “uomo trasandato e maldestro”, che però è capace di smascherare il colpevole. Il tenente Colombo, osserva Marcello Cotugno nelle sue lucide note di regia, “apparentemente ama compiacere gli altri” e “tende a sminuire le sue doti dì investigatore e di uomo”. In realtà “è sagace e ironico, un fine conoscitore della natura umana, capace di apparire e scomparire nei luoghi e nei momenti più impensati con grande tempismo”. L’abile investigatore riuscirà ad incastrare l’assassino grazie sia alla perspicacia con cui coglie indizi all’apparenza insignificanti e sia alla straordinaria abilità con cui usa la dialettica, la diversione, la dissimulazione e la stessa contraddizione e il sottinteso, riuscendo a porsi fin da subito all’altezza dell’intelligenza diabolica dell’assassino. Molto convincenti sono Gianluca Ramazzotti, nel ruolo del tenente Colombo, Pietro Bontempo in quello dello psichiatra, Sara Ricci e Samuela Sardo, che impersonano nell’ordine Claire, la moglie di Fleming e Susan Hudson, la giovane amante dello psichiatra. La prima ricomparirà un paio di volte anche dopo essere stata strangolata dal marito. L’amante del diabolico medico è un volto noto ai telespettatori per aver partecipato tra gli altri a Un posto al sole, Incantesimo e Don Matteo. Ad affiancarli con grande bravura è Ninì Salerno nella parte di Dave, il procuratore amico di Fleming. Sarà lui a cercare di far togliere il caso al tenente Colombo e ad accogliere con sorpresa la confessione del delitto, esasperato dalla tenacia, furbizia e intelligenza del suo accusatore. La resa definitiva del dottor Fleming è figurativamente evidenziata nel finale dalla sistemazione del tenente Colombo sulla sedia dello studio dello psichiatra. In scena vediamo, come in alcuni sceneggiati della serie, un cane bassotto che viene chiamato Cane, tenuto in braccio o al guinzaglio dall’ispettore dall’aria trasognata che indossa un impermeabile spiegazzato. L’azione si svolge a New York agli inizi degli anni Sessanta in tre luoghi: lo studio dello psichiatra, la su abitazione e il set televisivo in cui lavora Susan. Sottolineato dai frequenti applausi a scena aperta, il successo della pièce si deve ai dialoghi serrati e talvolta brillanti dei due autori, all’ interpretazione asciutta e realistica degli attori guidati dalla solida mano del regista Marcello Cotugno, alle belle scene firmate da Alessandro Chiti, ai costumi realizzati da Adele Bargilli, alle luci di Giuseppe Filipponio e alla colonna sonora che riporta lo spettatore indietro con le note jazz in pieno stile Blue, non senza richiami al Nu-jazz del danese Bugge Wesseltoft, del gruppo tedesco Bohren & Der Club of Gore e del musicista statunitense John Zorn. Lo spettacolo procede in maniera veloce e incalzante, guadagnandosi il divertimento e l’attenzione del pubblico. Roberto Trovato