di Marco paolini e Mario Brunello
musiche tratte da Giuseppe Verdi
collaborazione alla drammaturgia e ai testi di Gerardo Guccini
arrangiamenti e orchestrazione di Stefano Nanni
con Marco Paolini (voce narrante), Mario Brunello (violoncello), Stefano Nanni (pianoforte e armonium), Francesca Beschi (coro e maestra del coro)
disegno luce di Michele Mescalchin, suono Gabriele Turra, illuminotecnica, scene e fonica di Final Crew
regia di Marco Paolini e Cèsar Brie
produzione Jolefilm/Antiruggine, AMC e Teatro Regio di Torino
visto al teatro Ponchielli di Cremona, il 12 dicembre 2013.
Canta, canta il Ponchielli, canta le arie di Verdi: Di quell'orrendo foco da Il trovatore, La donna è mobile da Rigoletto, Parigi, o cara noi lasceremo, da La traviata... Canta il Ponchielli ed è meglio di intonare Tanti auguri a te... , parola di Marco Paolini che con Verdi, narrar cantando ha festeggiato degnamente il bicentenario verdian con fiuto imprenditoriale e abilità unica a muovere e coinvolgere il 'suo' pubblico. E ha fatto tutto questo da teatrante, dialogando con il violoncello di Mario Brunello, il pianoforte di Stefano Nanni, mentre Francesca Breschi dirigeva palchi e platea, faceva in modo che il pubblico diventasse coro. E' questa coralità — intesa come un corpo unico che canta e sente — che lo spettacolo di Marco Paolini è riuscito a creare in oltre due ore di racconto. Il Cigno di Busseto è evocato, narrato, i personaggi come la zingara, Rigoletto, Violetta e Otello emergono prepotenti, si fanno repertorio — dice Paolini — e alla fine divengono patrimonio di tutti, di un Paese che nel XIX secolo sentiva il bisogno di costruire un proprio collante identitario e lo fece sulle opere di Verdi.Il viaggio verdiano di Paolini parte da Tommaso Salvini, attore che Verdi ammirò nella parte di Otello, parte e approda al teatro, perché del compositore di Busseto Paolini mette in evidenza lo stretto rapporto che il maestro seppe intessere fra parola e musica. I segni di questo ancoraggio al teatro, alle storie da raccontare, storie che appassionano e fanno palpitare il cuore sono nel baule che si fa teatrino per la storia di Otello e palco da cui Verdi assiste al Tristano e Isotta di Wagner, criticandolo con pungenti appunti sulla partitura. Quel baule è segno totemico del girovagare degli attori e delle compagnie di scavalca montagne, ma anche delle lunghe tournée delle opere verdiane in un'Italia dai mille confini ma in cerca di unità. Paolini è in tuta da meccanico, chiamato a smontare e svelare i meccanismi dell'opera che definisce Ferrari del popolo, perché il melodramma verdiano non ha bisogno di essere spiegato, arriva direttamente, ha saputo coinvolgere dotti e incolti. Verdi, narrar cantando è un complesso intreccio di aneddoti e musica, è un narrare che ha nel commento musicale di Mario Brunello e del suo violoncello la forza emotiva e coinvolgente della musica che fa accelerare il battito del cuore e fa perdonare anche alcuni versi poetici francamente brutti... Ed è in questi intrecci di piani e di citazioni: l'incontro con Salvini, il teatro dei burattini per la fine di Otello, la cronaca di Tommaso Filippo Marinetti per i funerali di Verdi in cui Milano e l'Italia si fermarono che Paolini è maestro compreso il finale: Brunello a fondo sala suona: E' la figlia dell'amor, ma la chiusura è del coro di spettatori che intonano Parigi o cara... Buon compleanno maestro Verdi.
Nicola Arrigoni