Vincenzo Capezzuto e Soqquadro Italiano
Vincenzo Capezzuto voce
Simone Vallerotonda tiorba e chitarra barocca
Giuseppe Franchellucci violoncello
Leonardo Ramadori percussioni
Claudio Borgianni direzione artistica e regia musicale
Alessandro Stradella Si salvi chi può
Alessandro Piccinini/Claudio Borgianni No words
Luigi Rossi La bella più bella
Giulio Cesare Cortese/Claudio Borgianni La vaiasseide
Tradizionale XVI secolo Vurria ca foss’io ciaola
Andrea Falconieri/Felippo Sgruttendio de Scafato/Claudio Borgianni A la brutta scartellata
Domenico Marzocchi/Tubiolo Benfare/Claudio Borgianni Scuntenti cori miu
Anonimo XVII secolo Xaccara Calabrese Spagnuola
Francesco Corbetta Caprice de Chaconne
Domenico Micheletti Speranze lusinghiere
Anonimo XVII secolo Occhi belli
Soqquadro Italiano/Santiago de Murcia/Bartolomeo Bocchini Bischizzo a bella ballerina
Tradizionale/Carlo Maria Maggi La canzone del Guarracino con l’addio di Meneghino
Siena Teatro dei Rozzi 25 febbraio 2022
Il titolo che è stato dato a questo piccolo, eccentrico, imperdibile concerto è chiaramente ispirato al famoso Chi ha paura del lupo cattivo, presente nel dramma Chi ha paura di Virginia Woolf e citato nella scaletta dal virtuosistico e applauditissimo assolo di Gabriele Miracle. Senza timori reverenziali, come è nel loro stile, Vincenzo Capezzuto e Soqquadro Italiano si impossessano di quanto è nel loro più profondo sentire, che sia musica sacra o, come in questo caso, nella forma canzone che ebbe origine nell’età del barocco, restituendolo alla loro maniera al pubblico che non a caso li segue con fedeltà: è limitante definire le loro esibizioni concerti, si tratta di teatro musicale, nulla è lasciato al caso, per questi funambolici figli della commedia dell’arte, l’apparente improvvisazione è frutto di una studio puntuale, lo spettacolo scorre senza pause, in crescendo, ed è difficile anche piazzare gli applausi spontanei nell’avvicendarsi veloce dei brani. La voce dolce e modulata di Capezzuto è quanto di più adatto a quell’età, che fa della meraviglia e dell’indefinito e irrazionale il suo comune denominatore. Ma anche la gestualità, che ricorda il passato di danzatore del nostro e accompagna la musica con la naturale eleganza del corpo, è essenziale all’espressione. L’età del Barocco è età di contrasti, l’oro e i pitocchi, l’alto e il basso, e in questa carrellata musicale si va dalla poesia assoluta di tema amoroso alla trivialità ridanciana, forte e spontanea, fantasiosa e logorroica, irridente e vincente. E il dialetto la fa da padrone.
Il gruppo affiatato dei musicisti gioca con le note antiche, la base classica è data da Simone Vallerotonda alla tiorba e chitarra barocca, un virtuoso ormai richiesto anche come solista dagli istituti di cultura italiani all’estero, e poi le corde non hanno bisogno di traduzione, ma quel ritmo in più è dato dalle percussioni popolari di Gabriele Miracle, che utilizza anche quel che ci è sembrato un piccolo organo portatile ispirato agli strumenti antichi, mentre al contrabbasso di Marco Forti spetta la base unificante del suono. Un gruppo affiatato di solisti che amano suonare insieme. E quell’attualizzazione del suono che si opera nel gruppo è ben lontano dal pressapochismo di certa produzione divulgativa, che impoverisce le creazioni del passato per farle appetibili ad un presente assai misero musicalmente. Fondamentale per lo spettacolo l’apporto creativo di Claudio Borgianni, che lavora da par suo dietro le quinte.
Annamaria Pellegrini