PROGETTO ČECHOV – seconda tappa
di Anton Čechov
con Giordano Agrusta, Maurizio Cardillo, Ilaria Falini, Angela Malfitano, Francesca Mazza,
Mario Pirrello, Tino Rossi, Massimiliano Speziani, Giuliana Vigogna
regia Leonardo Lidi
scene e luci Nicolas Bovey
costumi Aurora Damanti suono Franco Visioli
Teatro Stabile dell’Umbria / Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale / Spoleto Festival dei Due Mondi
Torino, Teatro Carignano dal 21 al 26 novembre 2023
C’è tutto ma non si vede nulla. Meglio, non ci sono le cose. C’è la potenza della parola evocatrice che basta. Non c’è la dacia, il samovar, tavole e poltrone, letti e balaustre, finestre e tendaggi. C’è l’immaginazione, forte e ammaliante quella del regista Leonardo Lidi, necessaria e vivificata quella dello spettatore. Per concorrere insieme ad uno stesso obiettivo. Vivere come vero uno spettacolo, starci dentro, soffrire e sorridere ed elaborare, con i personaggi, infinitesime proiezioni del sé. Un cast di ottimo livello, una parete di legno, una panca, un cane, vivo nero e bellissimo, un dentro e un fuori, e la commedia di Cechov nella sua interezza, a riverberare dolenti solitudini e la miriade di altre emozioni che solo una partitura magistrale offre. Storia d’amore e rimpianto, di illusione, di modestia e tracotanza, di violenze grandi e piccole, di lungimiranza, di accidia, di abnegazione, di una commistione tra bontà e cattiveria. Una commedia striata di amarezze dove Zio Vanja, incarnato da Speziani sensatamente ipercinetico in preda a crisi di nervi, disprezza il professor Serebrjakov (un laido Maurizio Cardillo), sedicente intellettuale, invecchiato e sposato in seconde nozze con la bella Elena (Ilaria Falini), che non è indolente come da tradizione, ma tesa, sul crinale del deragliamento continuo. Di lei sono innamorati sia Vanja sia il dottor Astrov, figura charmant che sogna il rimboschimento per la buona sorte del pianeta, ma è desertificato dal vuoto interiore, inesorabile. Serebrjakov si rivela borioso e insulso e Vanja, che ha lavorato in campagna per mantenerlo, ha un tracollo e si crogiola nei rimpianti. E poi c’è Sonja (Giuliana Vigogna di incantevole bruttezza), la nipote di Vanja e figlia di primo letto di Serebrjakov. E’ la consolazione, dolce nella sua rassegnazione. Anche i ruoli minori sono cesellati con cura, Telegin di un imponente e affettuoso Giordano Agrusta, l’anziana madre di un’assertiva Angela Malfitano, la vecchia balia Marina di Francesca Mazza con i suoi incantamenti e la lucida flemma dell’esperienza, il guardiano di Tino Rossi con la sua presenza vigile. Maura Sesia