Alessandro Rende, inizia i suoi studi all'Accademia Nazionale di Danza Di Roma. Prosegue la sua formazione nella Scuola di Ballo del Teatro dell'Opera di Roma sotto la direzione di Paola Iorio. Conclude i suoi studi, perfezionandosi nella tecnica classica e contemporanea, nella Scuola di Ballo del Teatro alla Scala di Milano sotto la direzione di Anna Maria Prina. Nella sua carriera teatrale, vanta l'interpretazione di numerosi ruoli classici e contemporanei portati in scena con: Le Jeune Ballet de Cannes sotto la direzione di Monique Loudières; il Corpo di Ballo del Teatro Comunale di Firenze sotto la direzione di Elisabetta Terabust, Le Ballet de Marseille sotto la direzione di Marie-Claude Pietragalla; il Balletto di Milano sotto la direzione di Oriella Dorella; il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala sotto la direzione di Frédéric Olivieri; il Corpo di ballo del Teatro San Carlo di Napoli sotto la direzione di Elisabetta Terabust; Ballet du Rhin-Mulhouse sotto la direzione di Bertrand D'At. Dal 2004 fa parte del Corpo di Ballo del Teatro dell'Opera di Roma, prima sotto la direzione di Carla Fracci e, attualmente, sotto la direzione di Eleonora Abbagnato. È vincitore di importanti premi e riconoscimenti tra i quali ricordiamo: Premio Sabatum, Premio Jeun Ballet de Cannes, Premio assoluto Fids, Premio Note in danza, Premio Danza Movie, Premio Passi in Scena, Premio Manente. Alessandro Rende, tiene Stage di Danza Classica in tutto il territorio nazionale ed internazionale.
Carissimo Alessandro, come è entrata nella tua vita l'arte della danza?
È successo tutto un po' per caso. Provengo da un paesino della Calabria, da piccolo amavo giocare a calcio e sognavo di fare il calciatore. Una volta a settimana, così per gioco frequentavo una piccola scuola di danza. Un giorno venne a farci visita Anna Maria Prina che vide in me del talento e mi invitò a frequentare il mese di prova alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala. La mia vera passione nacque quando misi per la prima volta piede nella scuola scaligera.
Quali sensazioni rivivi al pensiero del primo giorno in sala danza da allievo?
Ricordo che era tutto molto affascinante, ma allo stesso tempo lontano dal mondo che vivevo in quel periodo, non avrei mai immaginato che poi sarebbe stata la mia professione.
Che ricordi conservi del periodo trascorso all'Accademia Nazionale di Danza?
Non è stato un bel periodo, ricordo che sono stati mesi duri in cui soffrivo molto la lontananza dalla mia famiglia e proprio per questo motivo dopo qualche mese sono andato via.
Mentre alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala di Milano?
Sono entrato in scuola di ballo un po' per caso e per caso mi sono appassionato a questa arte meravigliosa che poi è diventata la mia passione, il mio lavoro, parte della mia vita e tutto questo lo devo alla Scuola di ballo del Teatro alla Scala. Anche se durante il percorso scaligero ci sono stati dei momenti duri non posso che conservare dei bellissimi ricordi. Mi ha dato ed insegnato tanto.
Hai qualche mito della danza al quale ti ispiri o ti sei ispirato, sia del presente che del passato?
La danza è una continua evoluzione e ricerca. Non mi sono mai ispirato ad un danzatore in particolare. Amo quelli che oltre alla tecnica hanno la capacità di interpretare. Attraverso il nostro corpo possiamo esprimere sentimenti, emozionarci ed emozionare, questo è quello che ricerco quando ballo e quando vedo ballare.
Tra le tante esperienze professionali hai fatto parte del Corpo di Ballo della Scala sotto la direzione di Frédéric Olivieri, cosa ti piace ricordare di quel periodo e quali sono state le emozioni nel calcare uno tra i più palcoscenici più famosi al mondo?
Ho avuto modo di calcare il palcoscenico del Teatro alla Scala soprattutto da allievo. Ogni volta che un danzatore mette piede sul palcoscenico è sempre una magia, un dono, una possibilità...
Un tuo ricordo personale per l'allora direttrice del San Carlo, Elisabetta Terabust, durante la tua permanenza nel Corpo di Ballo a Napoli?
Ho avuto l'onore di lavorare con lei prima nella compagnia del Maggio Musicale Fiorentino e poi nel Corpo di ballo del Teatro San Carlo. La prima volta che l'ho incontrata ricordo che mi disse che somigliavo a Massimo Murru. Il periodo trascorso con lei è per me indimenticabile ed importante per la mia formazione di professionista. Lei era una persona particolarmente generosa, una grande artista, una direttrice modello, sempre presente in sala ballo pronta a dare i suoi preziosi consigli.
Mentre dell'étoile Carla Fracci durante la sua direzione a Roma?
La Sig.ra Fracci è stata la direttrice che mi ha scelto e voluto nel corpo di ballo del Teatro dell'Opera di Roma. Ho trascorso dieci anni sotto la sua direzione. Sono stati gli anni più importanti della mia carriera da ballerino. È stata per me una grande fortuna poter lavorare al suo fianco, lei chiedeva sempre il massimo, proprio quello che ogni direttore dovrebbe cercare di ottenere da ogni suo ballerino.
Tra i ruoli sostenuti fino ad oggi, in quale ti sei sentito perfettamente a tuo agio?
Durante questi miei vent'anni di carriera ho avuto l'opportunità di danzare ruoli da primo ballerino, da solista e da corpo di ballo. In ognuno di loro ho sempre cercato di esprimere quello che la storia voleva raccontare. Un ruolo che ricordo di avere danzato con estrema libertà e naturalezza è quello di Don Josè che probabilmente rispecchia in alcuni tratti il mio carattere.
Cosa ti piace in particolar modo del Teatro di Roma, del Corpo di ballo di cui fai parte e delle maestranze?
Il Teatro dell'Opera di Roma è un'istituzione molto importante, un punto di riferimento per la diffusione dell'arte e della cultura. Il corpo di ballo in questo periodo sta vivendo dei grandi cambiamenti soprattutto a livello generazionale. Ci sono tanti ragazzi giovani ai quali molto spesso vengono concesse opportunità di studiare ed interpretare ruoli importanti. Un elemento questo particolarmente importante per il futuro del corpo di ballo.
Com'è la tua giornata tipo? Quante ore provi?
Ho tre figli quindi la mia giornata inizia all'alba e finisce la notte. Scherzi a parte i figli occupano gran parte del mio tempo. La mattina li accompagno a scuola poi dopo un caffè con mia moglie vado insieme a lei in teatro per la lezione e le prove. Di solito finisco intorno alle 16,30 e provo 3-4 ore al giorno. Quando ho un po' di tempo cerco di dedicarmi alla mia famiglia e agli eventi che organizzo per promuovere e diffondere la danza.
Che sensazioni assapori, quando ti ritrovi a ballare?
Oggi che ho quasi quarant'anni vivo la danza con più maturità, ogni volta che salgo sul palcoscenico cerco di vivermi ogni istante come se fosse un dono, una magia, un momento unico.
Qual è il biglietto da visita del "Ballet de France" diretto da Monique Loudières?
Le "Jeune Ballet de Cannes" è una compagnia giovane che, ancora oggi, accoglie ballerini appena diplomati provenienti da ogni parte del mondo che si avvicinano al mondo del lavoro. Ricordo un'energia ed un entusiasmo pazzesco, tanta voglia di emergere e farsi notare.
La tua prima volta in assoluto in palcoscenico nelle vesti di professionista con cosa è avvenuto e in quale teatro?
La mia vera prima esperienza lavorativa è stata al Maggio Musicale Fiorentino sotto la direzione di Elisabetta Terabust. Danzai nel balletto "Verdiana" di Patrice Bart.
Hai danzato in diverse compagnie prima di fermarti stabilmente al Corpo di Ballo del Teatro di Roma, sono sempre state scelte felici che rifaresti?
Sì le rifarei tutte e se potessi tornare indietro ne farei anche altre. Credo che ogni esperienza sia un arricchimento e bisognerebbe farne tante.
In occasione dei vari percorsi professionali, hai collaborato con una grande signora della danza, una cara amica, Oriella Dorella, cosa ti ha colpito in lei?
Ho ballato con lei un piccolo passo a due nella "Boheme" di Serge Manguette. Ho un ricordo di lei come una donna forte e determinata, ma allo stesso la cosa che più mi ha colpito è stata la sua sensibilità e la sua dolcezza dentro e fuori dal palcoscenico.
Per accostarti ad una nuova creazione da dove poni le basi per la ricerca interpretativa?
L'interpretazione è a mio avviso uno degli elementi principali, ogni ballerino deve saper raccontare mediante il corpo ed il movimento quello che il coreografo e la storia vogliono narrare, questo vale sia per un balletto di repertorio che per una nuova creazione.
Negli ultimi anni la danza classica ha avuto una evoluzione, soprattutto in termini fisici ma anche tecnici. A tuo avviso come si può mantenere e conservare lo stile nella sua accezione più nobile?
È vero, oggi la danza è in continua evoluzione e richiede belle linee, estetica e tecnica, ma molto spesso si tralascia quello che almeno per me resta un elemento fondamentale: l'interpretazione. Le scuole soprattutto quelle istituzionali dovrebbero soffermarsi anche su quest'ultimo elemento, che poi è l'anima di ogni futuro artista!
Chi sono gli artisti o i maestri, incontrati nel tuo percorso, i quali ti hanno arricchito a livello formativo ma anche umano e personale?
Nella mia carriera ho avuto la fortuna di incontrare tanti maestri ed artisti. Ho sempre cercato di prendere il meglio da ognuno di loro. Penso che ogni persona possa donare qualcosa, sta a noi saperla cogliere.
Alessandro, che tipo di danza contemporanea prediligi? Se ti capita di andare a teatro ad assistere ad uno spettacolo, cosa scegli?
La danza cambia e si trasforma di pari passo al mondo e alle generazioni, quindi apprezzo la danza contemporanea perché è lo specchio di questa evoluzione, ma preferisco sempre avvicinarmi a quel tipo di danza che, pur cercando nuovi linguaggi coreografici rimane espressiva e narrativa e non solo puro movimento.
Mentre dei balletti del grande repertorio a quale sei più affezionato e perché?
Sicuramente "Giselle". È un balletto che amo, mi piace la storia, la musica e l'emozione che mi regala ogni volta che ho la possibilità di vederlo o ballarlo.
Chi sono i coreografi dell'attuale scena a cui guardi con particolare interesse?
A mio avviso, oggi è facile diventare coreografi per tanti motivi... soprattutto prendendo ispirazione da coreografie ballate e/o viste. È invece molto difficile trovare coreografi unici ed originali. Recentemente al Teatro dell'Opera di Roma abbiamo danzato "Cacti" di Ekman ed ho riscontrato in lui un linguaggio coreografico molto interessante. Attraverso il web ho avuto modo di apprezzare anche suoi altri lavori che ho trovato molto innovativi e di effetto.
Come vivi il momento prima di entrare in scena e quali emozioni ti trasmettono gli applausi?
È strano, ma ogni volta che metto piede in scena, anche oggi che dalla prima volta sono passati più di venticinque anni, sento il mio cuore che batte forte, come se tutto quello che ho dentro avesse voglia di uscire fuori e farsi vedere. Gli applausi sono la gratificazione del lavoro che hai svolto, l'apprezzamento per il pubblico per quello che hai danzato.
Sei solito tenere anche stage, nel ruolo di docente cosa ti gratifica particolarmente?
Insegnare è una mia grande passione, lo faccio da quando avevo venticinque anni. Cerco sempre di dare il massimo ai miei allievi, di trovare la giusta chiave per spiegargli al meglio ogni cosa. Mi piace lavorare oltre che sulla tecnica, sull'interpretazione e sulle emozioni che provocano il movimento.
Ora parliamo di un interessante evento, denominato "Galà BALLET SCHOOL STARS", da te ideato che vedrà portare in scena, per la prima volta in Italia, le più prestigiose accademie europee della danza, tra cui il Royal Ballet School di Londra, l'Accademia Teatro alla Scala di Milano, lo Staatliche Ballettschule di Berlino, il Ballettakademie der Wiener Staatsoper di Vienna, il Bolshoi Ballet Academy di Mosca. "Il meglio del meglio", possiamo affermare?
Sono circa cinque anni che provo ad organizzare questo Gala. Il fatto che questo stia per realizzarsi sembra per me un sogno. Vedremo esibirsi le Accademie più importanti del mondo che porteranno sulla scena i loro migliori allievi che saranno le stelle della danza del futuro. Sto aspettando risposta da altre due prestigiose realtà italiane: la scuola di danza del Teatro dell'Opera di Roma e del Teatro San Carlo di Napoli. Ha invece confermato la presenza anche la K- Ballet School di Tokyo diretta da Tetsuya Kumakawa.
Il Galà si terrà sabato 30 novembre presso il Nuovo Teatro Orione di Roma, come è nata quest'idea tra l'altro assolutamente esclusiva nel nostro panorama nazionale?
Il progetto nasce con l'idea di portare in scena e su un unico palcoscenico le migliori accademie del mondo per un confronto di bellezza, talento e qualità. L'obiettivo principale è avvicinare i giovani al teatro e alla danza di alto profilo. Un'occasione per poter apprezzare dal vivo le diversità di studio, metodologia e linguaggio.
Vuoi segnalare qualche anticipazione particolare per i nostri lettori di Sipario?
Il gala BalletSchoolStars sarà uno spettacolo entusiasmante e ricco di virtuosismi e gran pas de deux interpretati da ballerini giovanissimi e talentuosi che ovviamente non abbiamo ancora mai visto in Italia! E posso scommettere che tra di loro ci saranno le future stelle della danza di domani. Insomma sarà come vedere in anteprima il futuro!
In conclusione, Alessandro, cosa ti fa sentire veramente "libero", quando danzi o quando organizzi un evento ad alto livello come nel caso del Gala BalletSchoolStars?
La danza è la mia libertà, se non ci si sente liberi quando si balla non si è ballerini ma esecutori. Quando organizzo la prima cosa che penso è cosa potrei offrire attraverso questo evento? Se la risposta è opportunità di crescita e confronto per i partecipanti allora procedo e faccio di tutto per realizzarlo, proprio come nel caso di BalletSchoolStars.
Michele Olivieri