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INTERVISTA a FRÉDÉRIC OLIVIERI - di Michele Olivieri

Frederic Olivieri. Foto Brescia e Amisano -Teatro alla Scala Frederic Olivieri. Foto Brescia e Amisano -Teatro alla Scala

Frédéric Olivieri nato a Nizza, frequenta e si diploma al Conservatorio di Musica e Danza della sua città natale. Nel 1977 vince il Primo Premio al “Prix de Lausanne” entrando così di diritto presso la Scuola di Ballo dell’Opéra di Parigi. Nel 1978 entra a far parte del Corpo di Ballo dell’Opéra di Parigi sotto la direzione di Violette Verdy e successivamente di Rosella Highthower. Viene nominato Solista nel 1981, quando alla direzione artistica del complesso parigino vi è Rudolf Nureyev. Al Teatro dell’Opéra di Parigi danza i più importanti ruoli del repertorio classico e contemporaneo, lavora con numerosi coreografi ospiti, quali Maurice Béjart, John Neumeier, Kenneth MacMillan, Alwin Nikolais, Alvin Ailey, Paul Taylor, Glen Tetley, Roland Petit. Nel 1985 partecipa come Primo Ballerino alla creazione dei Ballets de Monte Carlo sotto la direzione di Pierre Lacotte e Ghislaine Thesmar, e dopo pochi mesi alla presenza di S.A.S la Principessa Carolina di Monaco gli viene conferito il titolo di Etoile. Con i “Ballets de Monte Carlo” interpreta, sino al 1993, tutti i ruoli più importanti del repertorio classico, neoclassico e contemporaneo ed è protagonista di creazioni che gli vengono espressamente dedicate da coreografi quali Uwe Scholz, Jean Christophe Maillot, John Neumeier, Roland Petit. Nel 1986 riceve il “Premio Leonide Massine” e nel 1992 gli viene conferito dal Principe Ranieri di Monaco la nomina di Cavaliere dell’Ordine per Meriti Culturali. Nel 1993 diviene Principal dell’“Hamburg Ballet Company” diretto dal coreografo John Neumeier, con il quale terminerà la sua brillante carriera di danzatore. Incomincia al “Maggio Musicale Fiorentino”, nel 1996, la sua nuova esperienza professionale dove fino al 1998 assume l’incarico di Maître de Ballet e assistente coreografo della compagnia MaggioDanza per la quale crea anche le coreografie dell’“Orfeo” di Claudio Monteverdi per la regia di Luca Ronconi e la coreografia di “Aida” di Giuseppe Verdi, per la regia di Mariani. Diviene successivamente Maître de Ballet al “Zurcher Ballett” diretto da Heinz Spoerli. Nel 2000 viene nominato Direttore Artistico di “MaggioDanza” al Teatro Comunale Fiorentino. Dal settembre dello stesso anno è Maître de Ballet principale del “Corpo di Ballo del Teatro alla Scala”. Nel 2002 verrà nominato Direttore Artistico del Ballo e ricoprirà questo ruolo fino al 2007. Durante la sua direzione il repertorio del balletto scaligero si amplia e si rinnova con nuove produzioni come “Il Lago dei cigni” di Vladimir Bourmeister, “La Dame aux Camélias” di John Neumeier, “Sogno di una notte di mezza estate” di George Balanchine, “The Cage” di Jerome Robbins, “Symphony of Psalms” e “Petite Mort” di Jiří Kylián, “Marguerite and Armand” di Frederick Ashton, “Annonciation” e “La Stravaganza” di Angelin Preljocaj, “Polyphonia” di Christopher Wheeldon. Non sono mancate le creazioni di coreografi italiani tra i più rinomati come Mauro Bigonzetti, Fabrizio Monteverde, Jacopo Godani accanto alla stretta collaborazione con i grandi coreografi Maurice Béjart e Roland Petit. Durante il suo mandato il Corpo di ballo presenta il suo repertorio sui più grandi palcoscenici del mondo in numerose tournée internazionali. Dal 2003 è Direttore del Dipartimento Danza dell’Accademia Teatro alla Scala e dall’ottobre 2006 diviene anche Direttore della storica Scuola di ballo scaligera. Durante la sua direzione ha dato l’opportunità ai suoi allievi di frequentare masterclass con danzatori e coreografi di fama internazionale. Inoltre, anche qui arricchisce il repertorio della Scuola con importanti coreografie quali “Napoli” di August Bournonville, “Serenade, Who cares?”, “Theme and Variations”, “Tarantella” di George Balanchine, “La Bella Addormentata” di Mats Ek, “Gaîté parisienne suite”, “La luna” di Maurice Béjart, “The Vertiginous Thrill of Exactitude” di William Forsythe, “Symphony in D”, “Evening Songs” e “Un ballo” di Jiří Kylián, “The Unsung” di José Limón, “Gymnopédie” di Roland Petit, “Larmes Blanches” e “La Stravaganza” di Angelin Preljocaj. Per la Scuola ha firmato anche le coreografie di nuove edizioni di celebri titoli del repertorio, come “Lo Schiaccianoci” su musiche di Čajkovskij e “Cenerentola”, su musiche di Prokof’ev. Nel luglio 2005 viene insignito del titolo di “Cavaliere delle Arti e delle Lettere” dal Ministro della Cultura Francese. Dall’ottobre 2016 gli viene nuovamente affidata la direzione del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala.

Gentile Maestro Fréderic, un tuo pensiero per la danza in questo momento difficile, ed in particolare per i tuoi ragazzi della Scala?
È un momento drammatico, di incertezza e di lontananza, in cui siamo disorientati e separati dalla nostra quotidianità, dalle nostre sale prova e dal nostro teatro, dalla nostra arte e dal nostro lavoro. L’arte soffre e la danza soffre. Il pensiero principale è fare tutto il possibile per sostenerla, per sostenere le compagnie, le scuole, la creazione e la produzione. I danzatori della Scala in questo periodo cercano di tenersi in forma fisicamente facendo esercizi, lezioni, anche on line, ma sicuramente quello che gli manca e che spero potranno ritrovare appena possibile è la parte interpretativa, artistica ed emozionale legata al nostro lavoro quotidiano di prova di un balletto o di un ruolo. E sono sicuro che quando riprenderemo sarà ancora più emozionante.

Sotto la tua direzione alla Scuola di Ballo della Scala si sono diplomati talenti che oggi ricoprono ruoli d’eccellenza nel panorama internazionale. Quale ritieni sia il tuo segreto professionale e didattico che ti hanno reso una figura autorevole di successo?
Ho avuto una esperienza professionale molto ricca e completa, in un teatro d’Opera Nazionale come l’Opéra di Parigi, in un teatro di compagnia come i Ballets de Monte-Carlo e una compagnia d’autore come l’Hamburg Ballett di John Neumeier dove ho terminato la mia carriera di interprete. Senza dimenticare l’esperienza della Scuola di Ballo dell’Opéra di Parigi, con la sua formazione completa... tutto ciò ha fatto sì, che durante la mia carriera, io abbia avuto l’opportunità di fare tanti incontri importanti che mi hanno permesso di crescere tecnicamente e artisticamente. Questo percorso è essenziale quando a tua volta ti dedichi alla formazione. Sicuramente poi, il fatto di avere assunto la Direzione della Scuola di Ballo dopo aver diretto per anni la compagnia ha indirizzato il mio lavoro in modo che gli allievi alla fine del percorso scolastico fossero in condizione di affrontare un impegno professionale con tutti i requisiti che un direttore di compagnia cerca fin da subito. La Scuola di ballo della Scala ha una grande tradizione, con un metodo di formazione molto solido. Quello che ho voluto fare è stato indirizzare da subito insegnamento e formazione in modo che negli ultimi anni di scuola, dai sedici anni in poi, gli allievi si potessero concentrare sulla conoscenza di altri stili. Penso per esempio anche alla danza contemporanea. Ho aumentato e diversificato gli spettacoli per la Scuola e ho introdotto il lavoro con e su grandi coreografi che sicuramente gli allievi avrebbero poi incontrato nel loro futuro professionale: Balanchine, Kylián, Mats Ek, Preljocaj, Limón, Forsythe, Béjart. Per questo quando i giovani ballerini entrano nel Corpo di Ballo sono già pronti ad affrontare il lavoro professionale, di compagnia, di creazione, di tournée. Penso che il risultato si possa apprezzare: vedere un ragazzo che si diploma a luglio e a settembre balla un ruolo importante sul palcoscenico della Scala è davvero una forte soddisfazione.

Durante un’Audizione in Scuola di Ballo oppure ai Concorsi per il Corpo di Ballo, quale tipo di danzatore/rice ti colpisce?
Sono due situazioni differenti. L’audizione per entrare in Scuola di Ballo si concentra sulle doti fisiche, che sono importanti, ma anche sulla musicalità e sul talento, che colpisce subito: una presenza, una luce particolare, una determinazione che già si vede e che può fare la differenza. L’audizione o il concorso per la Compagnia richiede che la preparazione tecnica sia forte e precisa quindi, assistendo alla lezione e alla variazione dei candidati, ci dedichiamo a ricercare la qualità, richiediamo al ballerino un livello molto alto. Giudichiamo inoltre la musicalità e la capacità di adattamento ad un passo complicato, vediamo la coordinazione e l’esecuzione durante la variazione, concentrandoci anche sul lato artistico. Sia che si tratti di corpo di ballo, solisti o primi ballerini la presenza è essenziale.

Hai messo in scena per la Scuola di Ballo capolavori come lo Schiaccianoci e Cenerentola ricevendo lodi sia da pubblico che critica... Qual è il balletto che ami di più del grande repertorio e perché?
Per la Scuola ho messo in scena due coreografie, “Lo schiaccianoci” e “Cenerentola” che hanno avuto un grandissimo successo, è un appuntamento fisso, ogni anno, a dicembre. I balletti di repertorio però che mi hanno più colpito durante la mia carriera sono quei balletti in cui puoi apprezzare lo sviluppo di un percorso artistico e interpretativo, nel corso dello svolgimento del balletto stesso, e per questo ho amato particolarmente “Giselle” e “Romeo e Giulietta”. Inoltre nel mio cuore ci sono numerosi altre creazioni, un titolo in particolare, che non ho potuto portare in scena a causa di un infortunio che ha arrestato la mia carriera, ma su cui ho lavorato molto in sala, è “La Dame aux camélias” di John Neumeier, un balletto per me molto importante, perché porta ad una crescita dell’artista, con una emozione che coinvolge sia il pubblico sia l’interprete in maniera unica e particolarmente personale.

Un tuo ricordo o pensiero per Nureyev e per Bortoluzzi?
Ho avuto la fortuna di lavorare con Rudolf Nureyev per numerosi anni, è stato il mio direttore quando ero danzatore all’Opéra di Parigi e ho potuto partecipare alle sue creazioni, ai lavori che ha firmato all’Opéra rivoluzionando completamente il repertorio della Compagnia sin dal suo arrivo. C’è un “prima” e un “dopo” Nureyev. Lui ha segnato fortemente numerose generazioni, con il suo esempio e il suo carisma ha insegnato moltissimo a me e a tanti danzatori riguardo al concetto di impegno, professionalità, artisticità. Ho anche avuto la fortuna di prendere parte ai suoi spettacoli “Nureyev and Friends” in diversi tour, di cui conservo ricordi meravigliosi. Certo, era un personaggio forte, difficile, ma con una sensibilità vera e una grande generosità. Ho un aneddoto che riassume tutto questo: all’Opéra ci chiese di aspettarlo sul palcoscenico. Ad un certo punto – ricordo ancora il rumore dei suoi passi decisi, con gli stivali che era solito indossare i quali rimbombavano sulla scena vuota – arriva e si mette al centro del gruppo di ballerini che si era formato sulla scena, per dirci: “Voi siete una delle migliori compagnie del mondo, e con me diventerete la migliore”. Ecco: forza, determinazione, entusiasmo che ha subito suscitato in noi nel voler seguire i suoi intenti, che gli hanno permesso di rompere gli schemi e di portare la compagnia al massimo, e di questo io in primis e tutti ne saremo sempre riconoscenti. Bortoluzzi è stato un grande artista a tutto tondo, un fantastico interprete del repertorio classico e poi del contemporaneo, basti pensare infatti al suo lungo sodalizio con Béjart di cui fu uno dei maggiori interpreti; e di cui ho un ricordo mio personale quando lo vidi, io ero ancora allievo, ballare “Nomos Alpha”, che Béjart creò su di lui: rimasi stupito dalla sua presenza e dalla sua energia. Non fu solo un grande interprete ma è stato anche coreografo sia di titoli classici che più moderni, e poi direttore di compagnie: come alla Scala dove ha firmato diversi lavori tra cui una “Cenerentola” moderna e particolare e poi direttore a Dusseldorf e a Bordeaux… un artista completo dunque che ha portato la danza maschile italiana a ottimi livelli, un forte esempio per tutti grazie al suo carisma unico in scena. Unendo questi due nomi, queste due personalità, non posso che ricordarli insieme in “Chant du compagnon errant”. Indimenticabile!

Il Dipartimento Danza dell’Accademia Scaligera gode della tua supervisione, quale obiettivo fondamentale insegui nella formazione degli allievi?
Fondamentale è che gli allievi, in tutto il percorso di otto anni nella Scuola di Ballo imparino soprattutto i valori che secondo me stanno alla base del nostro mestiere: serietà, onestà, generosità nel lavoro, concretezza e impegno ma anche felicità e passione. Va considerato che questo percorso formativo si svolge dagli undici ai diciotto anni, in cui un ragazzino diventa adolescente e poi giovane adulto; è un percorso di crescita non solo professionale ma anche personale, e noi dobbiamo fare in modo che questa crescita avvenga nel migliore dei modi possibile. È molto importante che alla fine del percorso gli allievi abbiano mantenuto e non perso la stessa passione che avevano quando sono entrati e addirittura che questa passione si sia nel tempo approfondita, arricchita da un bagaglio formativo completo, che gli permetta di affrontare la nuova carriera. Ecco perché durante gli ultimi anni lavoriamo molto sugli spettacoli, sugli incontri e sul lavoro con grandi professionisti, coreografi, maîtres che lavorano per le grandi compagnie di balletto o che rimontano i balletti dei grandi coreografi: questa è una esperienza formativa unica. Quindi base tecnica chiara e forte, poi crescita artistica, e conoscenza di vari stili negli ultimi anni di formazione.

Mentre con il Corpo di Ballo della Scala che tipo di lavoro hai svolto in questi anni di Direzione, e quali sono state le maggiori gratificazioni?
Gli anni della mia seconda direzione del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala sono stati anni davvero belli, perché ho messo a frutto le mie precedenti esperienze, sia della mia prima direzione sia della direzione della Scuola di Ballo, con la grande soddisfazione di poter lavorare con una grande Compagnia riconosciuta in questi anni tra le migliori al mondo, ed anche di ritrovare e continuare a far crescere quei talenti che si erano diplomati alla Scuola di Ballo sotto la mia direzione. Ho avuto tante gratificazioni e la soddisfazione di vedere realizzato finalmente un sogno che avevo da tempo, avere per la Compagnia una creazione di Angelin Preljocaj, per me era importante, e sono molto felice che questo genio abbia potuto lavorare con i nostri artisti per la creazione di “Winterreise”. Sono soddisfatto di aver potuto programmare anche un altro lavoro che ritengo sia stato importante per la compagnia e per il Teatro, “Woolf Works” di Wayne McGregor, con Alessandra Ferri, produzione a serata intera molto particolare che ha avuto un grandissimo successo. Un’altra grande soddisfazione è stata vedere in questi anni la crescita degli artisti, dei nuovi solisti, la nomina di nuovi primi ballerini come Martina Arduino e Timofej Andrijashenko, in generale l’altissima qualità artistica che tutti hanno dimostrato nelle produzioni che abbiamo presentato, l’entusiasmo nell’affrontare il lavoro e le nuove sfide coreografiche ed interpretative. Un grazie anche alla “Fondazione Béjart” e a Gil Roman, per aver concesso agli artisti della nostra Compagnia di poter interpretare un capolavoro iconico come “Boléro”, anche questo è stato un traguardo davvero importantissimo, magico e forte per me e per la compagnia.

Un tuo augurio per le tante scuole di danza professionali ed amatoriali, in gravi difficoltà per le restrizioni del Covid?
Le scuole di ballo sono in grande sofferenza, devono essere sostenute e non devono essere dimenticate. Tutte le scuole professionali e private meritano di essere supportate e non possono chiudere, devono sentirsi appoggiate e protette. Per loro, come per noi, l’essenziale è capire quando potrà esserci una data per la ripresa, con le necessarie condizioni sanitarie di sicurezza. È importante un sostegno economico per ogni scuola che in questi mesi ha dovuto chiudere, e una data precisa per programmare la riapertura. Il mio augurio è che sia gli allievi che gli insegnanti possano riprendere al più presto quell’esperienza unica e bellissima che è lo studio della danza.

Per concludere Fréderic, nella tua vita cosa ti hanno regalato di più bello la danza e l'appartenenza al magico mondo della Scala?
Da piccolo ero affascinato da Fred Astaire, ho iniziato col tip tap poi sono entrato nel mondo del balletto classico, con un percorso che mi ha portato a vincere il “Prix de Lausanne” e a concludere la mia carriera da Etoile. La danza è rimasta con me sempre, anche dopo la fine della mia carriera di danzatore, prima come maître e direttore a Firenze, poi come Direttore del Corpo di Ballo alla Scala per due volte, e ancora alla Scuola di Ballo dell’Accademia Teatro alla Scala... mi reputo fortunato perché la mia vita è sempre stata legata alla mia passione. Mi ha dato tanto, numerosi incontri importanti, e non ultimo mi ha fatto incontrare una persona speciale che poi è diventata mia moglie. La Scala a mio avviso è un mondo magico perché oltre ad essere uno dei più grandi teatri al mondo carico di una storia unica, patrimonio dell’arte e della cultura, possiede una anima artistica speciale, una qualità altissima professionale in tutti i reparti, dove ho potuto conoscere grandi professionisti, appassionati e dediti totalmente al loro lavoro. Questa è la forza della Scala! Sicuramente poi sono molto legato ai ballerini della compagnia, che per me sono tutti gioielli, sempre nel mio cuore. Ringrazio la danza, l’arte e la Scala che mi hanno dato tanto, e spero di avere in futuro ancora altre sfide e soddisfazioni altrettanto eccitanti ed emozionanti.

Michele Olivieri

Ultima modifica il Mercoledì, 13 Maggio 2020 15:32

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