La Contessa Pinina Garavaglia, personaggio originale, apprezzato con simpatia da un pubblico variegato, nota collezionista di cappelli stravaganti (ma anche antichità pregevoli) è conosciuta per la sua immagine eccentrica e per avere lanciato locali e mode notturne, dopo varie esperienze giovanili di teatro come autrice d’avanguardia e dopo aver studiato danza classica in giovanissima età con la Maestra Maria Cumani, si specializza in organizzazione di feste, ideazione e immagini di locali cult famosi in tutto il mondo. Art director di organizzazioni specialiste in eventi, raduni, e serate top in discoteche famose, nonché lanci di vari marchi. Si occupa anche di promozioni personali d’immagine come public relations. Esperta in tendenze, mode della notte e fenomeni di costume. Ha scritto come opinionista su riviste giovanili. Ha una ricca rassegna stampa ed è nominata in vari libri e saggi sulle discoteche. Una sua ricerca storica sul ballo è citata nel volume “Attraversamenti” un saggio di sociologia e antropologia della prof. Maria Teresa Torti. Partecipazione a conferenze e seminari vari. Performer con il suo gruppo Vanitas Company in vari spettacoli da lei stessa ideati. Vocalist originale declama versi di cui è autrice, è detta anche “La contessa poetessa”. Ideatrice dei reading show di poesia d’avanguardia “Infusione” (poesia ritmica visuale e delirio logico, ovvero: evocazione fisica delle emozioni in immagini verbali). Il suo disco sperimentale di versi su musica trance “L’occhio del pensiero” è stato definito “il vero made in Italy, che si distingue” (Dino D’Arcangelo). Conta innumerevoli interviste mediatiche con consigli “In e Out” e Bon Ton. Ha partecipato a molte trasmissioni televisive tra le più famose in Italia e all’estero tra le quali menzoniamo le più importanti: “Evening News” per la NBC americana (puntata biografica), “The Big E” per la BBC inglese (due puntate biografiche), “Saga” speciale biografie top (una puntata per la TV francese), “Viaggio a Milano” intervista in salotto per canale russo Set’NN. Ricordiamo anche che il suo salotto milanese noto per le feste a tema e frequentato da personaggi famosi e artisti di ogni genere ed età che vi si esibiscono liberamente. Ha partecipato su Canale 5 per diverse puntate alla trasmissione “Mattino 5” come esperta di Neo Bon Ton. In passato ha preso parte a numerose puntate del “Maurizio Costanzo Show” e ha condotto una trasmissione cult su Rai 3 dal titolo “Pronti a tutto”. Grande amante dell’arte in generale, e in particolare dell’opera lirica e del balletto è spesso spettatrice al Teatro alla Scala di Milano.
Carissima Pinina, iniziamo la nostra conversazione con un rimando storico sulle discoteche, tu che ne sei la Regina da numerosi anni, a livello internazionale?
Le discoteche per me sono templi della comunicazione molto diversi tra loro, alcune della cosiddetta tendenza (le mie) ed altre “commerciali”.
Interessante l’idea di storicizzare il mondo delle discoteche dando così una visione più approfondita della loro genesi ed evoluzione?
Molte volte si fanno, di questo nostro mondo contemporaneo, delle analisi proprio sommarie, superficiali e banali, senza quel fondamentale ausilio del saggio che è il senso storico, base della visione globale dell’uomo moderno, che altro non è che il risultato di un divenire storico-sociale.
La storia rimane sempre un punto fermo nella cultura e formazione dell’uomo?
Con un buonsenso storico si può arrivare certo ad una maggiore severità per il genere umano che non fa tesoro delle esperienze – appunto per la sua ignoranza storica –, ma anche ad una maggiore indulgenza. La discoteca, grazie al senso creativo di alcuni uomini, non è altro che il risultato di un processo evolutivo in saecula saeculorum.
Come ti piace definirti Pinina?
Mi sento, e posso essere considerata, una regina dell’Effimero Apparente, posso affermare che tutto è effimero ciò che non è eterno, ma nulla è apparente più dell’effimero, che sempre è un riflesso dell’uomo stesso e delle sue mutazioni nel tempo, specialmente nel suo tempo libero, quando lasciato a sé stesso e alle personali scelte decide la sua ri-creazione.
Possiamo affermare che la discoteca è un luogo d’arte?
Lo svago può essere arte nei suoi molteplici aspetti! La componente generale della discoteca, il suo intrinseco fine è sempre la comunicazione, e la socializzazione in primis.
In passato hai già avuto modo di documentarti sulla storia applicata alla nascita del ballo, e di conseguenza alle evoluzioni legate alla discoteca?
Fin dalle origini la danza fu un’arte che ebbe le sue leggi e i suoi canoni, certamente le sue mode ed i suoi anatemi. Risalendo alle più remote notizie storiche, il ballo ci appare nelle teorie sacre dell’ordine eterno e dell’armonia degli astri. I suoi primi gesti, simili a un dondolamento di incensiere, si svolsero nei santuari delle divinità. Gli officianti guidavano i suoi primi paesi davanti agli alti frontoni dei templi e alle grande sfingi di granito. È certo che il ballo è nato con l’uomo e fu legato intimamente al gesto fin dalla prima origine. Nell’antichità pagana e in quella biblica, la danza si confonde col culto e con la religione. Le danze dei sacerdoti di Osiride simboleggiavano il corso misterioso degli astri. Re Davide stesso si univa insieme ai Leviti per danzare dinanzi all’Arca. Le danze sacre e profane rispecchiano i costumi dei tempi e ci rivelano i segreti intimi della storia.
Le prime danze furono simboliche?
Parlando delle danze astronomiche, alcuni autori dicono che l’altare, collocato nel centro dei templi egizi, rappresentava l’astro del giorno e che i ballerini, i quali raffiguravano i segni dello zodiaco, i pianeti e le costellazioni, eseguivano la rivoluzione dei corpi celesti intorno al Sole. Come in Egitto, come in Palestina, la danza era fondamentale presso gli Elleni, nelle cerimonie del culto. Faceva parte della ginnastica e persino degli esercizi militari. Licurgo, grande legislatore, tenne la danza in sommo conto, istituendo numerosi esercizi destinati a mantenere in lena i giovani guerrieri, gli spartani andavano incontro al nemico ballando. Al tempo di Aristofane, il ballo veniva ordinato dai medici ed era fondamentale in ogni festa e banchetto ed è per ciò che in Grecia si ballava ovunque in ogni occasione, nei templi, nei boschi, nelle compagnie ecc. Le nascite, i matrimoni e persino i decessi erano occasioni di ballo.
Un monito verso chi demonizza il ballo, ancora oggi, e ovviamente la discoteca?
Ricordiamo Michele che la danza era talmente ammessa dai padri della Chiesa, che San Gregorio di Nazianze rimproverava l’Imperatore Giuliano solo per il cattivo gusto che ne faceva, rimprovero che andrebbe assolutamente rifatto al giorno d’oggi, per cui direi che è meglio cessare questa pratica! Danzavano i Franchi e i Goti. Il culto cristiano aveva incoraggiato le danze primitive e se ne era appropriato, celebravano nelle chiese con canti e danze e ballavano nei cimiteri in onore dei morti. Nel 1683 il padre Ménestrier, gesuita, scrisse un libro interessantissimo sulla danza. Egli ci rammenta che il ballo era considerato da Platone come un rimedio del genere di quello che si ordina per chi è morso dalla tarantola. Maometto come tutti sanno creò una confraternita di ballerini, i Dervisci, i quali giravano su sé stessi così rapidamente da arrivare allo svenimento, in onore del loro fondatore Menelaus che avrebbe ballato per quaranta giorni di seguito, ottenendo per ricompensa una divina estasi...
Altro che after hour e rave di buona memoria?
Infatti oggi questi raduni sono rari, tanto da lasciare ampio spazio a dei veri e propri meravigliosi festival, come il “Tomorrowland” in Belgio che ci tengo a segnalare per la sua teatralità e qualità musicale elettronica. Le feste comunque nel passato duravano giorni e giorni, in speciali ricorrenze tutta la città diventava un’enorme sala da ballo con incredibili decorazioni ovunque. I balli avvenivano nei saloni dei castelli e dei palazzi, vere e proprie “discoteche” che non mancavano in nessuna dimora principesca. Il popolo ballava nei campi, sulle aie, o nelle piazze e nelle taverne. Nello scorrere dei secoli, si crearono dei veri e propri saloni da ballo per tutti. Osterie e vecchie cascine venivano trasformate con relativo giardino e “piste” all’aperto. Nel 1400 famose furono in Francia le fastose feste del Re Renato che coinvolgevano centinaia di persone.
Hai una curiosità particolare legata alle proibizioni del passato?
Si narra che un Vescovo, proprietario di un terreno sulla riva del Mar Baltico, accordò alle sue pecorelle il permesso di ballare su quel terreno, a condizione però di utilizzare lo spazio che avrebbe occupato la popolazione dei dintorni tenendosi per le mani e ballando in girotondo. In quel tracciato sorse poi una città, che fu Danzica, la città della danza.
Poi ci fu il periodo florido e creativo del Rinascimento?
La danza si ricrea con i suoi gesti e ai suoi ritmi, insieme alle altre arti. Allora, nell’epoca magnifica dei Medici, tutta l’Italia danzava e cantava. Venezia era la città delle feste e ristrutturati i grandi saloni, cominciarono a trasformarsi in veri e propri “locali da ballo”. Che dire poi dei mirabolanti eventi di Francesco I, degno suocero di Caterina de’ Medici che ebbe come art director delle sue feste, Leonardo da Vinci?
Quale festa ti ha colpito in particolare studiando sui libri di danza storici?
Molte sono state le feste favolose nel passato, in particolare mi piace citare la festa dell’Universo Stellare. Pensando a tali meraviglie oggi possiamo sentirci dei miserabili. Del resto molti artisti furono grandi allestitori di feste, tra gli altri ricordo Rubens e Bernini, a Roma, nelle feste romane seicentesche, nell’estrema apoteosi del Barocco nel secolo della sublime esaltazione dell’Abbondanza. Ma ritornando al Rinascimento e specialmente a Caterina de’ Medici e alle sue incredibili feste itineranti per tutta la Francia, che duravano appunto settimane intere, bisogna ricordare che fu anche grande innovatrice delle scelte musicali d’avanguardia, infatti chiamava dall’Italia i musicisti per rendere i suoi balli più belli, svariati e moderni.
Ciò che ritroviamo oggi a livello organizzativo è quindi un’evoluzione del passato?
Certamente Michele, pure allora esistevano art director specialisti che venivano nominati direttori delle feste. Come abbiamo già ricordato poco sopra, lo fu anche Leonardo, oltre che progettatore degli allestimenti stessi. In occasione del Concilio di Trento venne dato un ballo in onore del figlio di Carlo V (che nonostante la sua austerità pure lui dava feste sensazionali) e vi presero parte cardinali e vescovi ed il primo ad aprire il ballo fu il Cardinale Ercole di Mantova. Uno tra i più famosi balli itineranti venne organizzato dalla Chiesa stessa, in Spagna per le feste che accompagnarono la beatificazione di Sant’Ignazio di Loyola nel 1609. Il tema era la presa di Troia. Questa festa a tema si svolse in due giorni ed era di una spettacolare varietà e magnificenza.
Dai tempi che furono a tutt’oggi possiamo affermare che il ballo porta con sé un aspetto sociale?
Assolutamente sì, oltre ad un aspetto conviviale. Il ballo non ha nulla di negativo, il male è visto ovunque dai maligni, dagli affossatori di ogni tipo di ricerca ed evoluzione, dai moralisti della mente distorta come oggi, e come furono gli eretici iconoclasti e i perbenisti puritani che crearono solo gelidi templi astratti, cercando pure di distruggere la fantasia artistica che in tantissimi casi avvicina al Supremo.
L’apoteosi fu raggiunta durante il Regno di Luigi XIV?
Con il Re Sole, le feste e i balli fiorirono enormemente, il Re stesso era un gran ballerino e la danza entrò totalmente nelle abitudini della società francese che per dame e gentiluomini era fondamentale saper ballare. Esistevano, infatti, inflessibili Maestri di ballo (molti di origine italiana) anche perché i balli alla moda erano complicati e ballar bene era nota di merito, essere un buon ballerino è stato sempre considerato un pregio considerevole.
Una curiosità Contessa Pinina legata a queste feste anticipatrici delle tendenze nella ri-creazione?
Ho trovato una notizia riferita agli orari. I balli mascherati, molto in voga sotto il regno del Re Sole, non cominciavano se non dopo la mezzanotte e si distinguevano dai consueti balli di Corte per una grande e totale libertà. I balli erano tantissimi, solenni e pomposi, tutti con figurazioni ben precise e complicate, molti di importazione da altri Paesi, anche esotici.
Il ballo è sinonimo di seduzione?
Il Settecento è stato il secolo che si ritiene famoso per la seduzione; la decorazione ha essa pure lo scopo di accarezzare lo sguardo, gli specchi si incastrano nelle tavolature delle pareti intagliate ad eleganti volute, tappezzerie in toni chiari, perlacei, sparsi di fiorellini. Le donne si vestono di stoffe leggere, ornate di fiori e nastri, dai toni cangianti e delicati, si tingono le labbra di rosa, mettono nei sulle guance e si fanno più alte con tacchi eleganti. Questa fu senza dubbio l’epoca più amabile ed allegra, specialmente in Francia, e la danza si identificava con questa società incantatrice che andava verso l’abisso in abito di gala, al suono di giocondi strumenti.
Ma chi è stato l’antesignano dei locali da ballo?
A Venezia, nella metà del Settecento una nobildonna della famiglia Grimani, vagamente in ristrettezze economiche creò la prima vera “discoteca”, utilizzò infatti un suo palazzo per fare un club a pagamento, si ballava il minuetto nelle forme più disparate, questo “locale” si chiamava Ridotto e l’entrata era gratuita per le donne. E venne la Rivoluzione Francese, si potrebbe pensare che gli avvenimenti portassero al ballo un colpo mortale, invece cessato il Terrore bel milleottocento sale da ballo si aprivano tutti i giorni a Parigi. Persino le vittime avevano un loro ballo!
L’Ottocento cosa ha visto di particolare sul tema del ballo?
Ha visto il suo culmine con infiniti tipi di danze sfrenate, valzer e mazurke in testa, che travolgevano tutti e che inizialmente dettero scandalo, la quadriglia era invece irrinunciabile e quasi di protocollo. Così gli orari per le feste erano i più svariati, si può ben dire che si poteva ballare ventiquatt’ore su ventiquattro. A Parigi all’Ambasciata austriaca per esempio, avevano inaugurato le famose “colazioni danzanti”, alle quali si arrivava in pieno sole alle due e mezzo dopo mezzogiorno. Tutti i balli dell’Ottocento richiedevano parecchia energia, lasciavano decisamente senza fiato, malgrado ciò le generazioni ballavano sfrenatamente.
Il ballo ha dettato moda? Come dici sempre tu “audace ci piace”?
Ogni epoca ha avuto i suoi fasti, i suoi eccessi e i suoi dissesti, sempre nuove mode, nuove musiche e nuovi balli si sono succeduti nel tempo, sempre diversi ma simili in fondo, nell’infinito rinnovarsi della giovinezza dell’uomo. A questo grande teatro beato e dannato, io aggiungo, che l’età è una mentalità!
Raccontami in cosa consiste la tua celebre performance itinerante “Infusione”?
L’Infusione è poesia libera in senso allargato all’immagine personale degli autori stessi che si cimentano in una comunicazione totale rendendo vivo, vivace e utile il loro messaggio poetico ricco di contenuti. La formula è teatrale e originale, il mio concept parte con un tableau vivant nel quale i poeti-personaggi leggono le proprie poesie accompagnati da brani musicali in simbiosi col ritmo e l’atmosfera dei propri versi. È proposto in un luogo di svago ed in maniera curiosa fuori dallo statico spazio museale dei concorsi e della poesia solitariamente (e raramente) letta. È Poesia da consumare insieme, viva e in compagnia!
Ma come si svolge Pinina questo tipo di evento?
Alcuni poeti leggono o declamano i propri versi con accompagnamento musicale su basi musicali in sintonia con le loro poesie in modo da creare una sorta di simbiosi evocativa. Gli artisti vengono da me presentati con una breve introduzione. Io stessa declamo i miei versi in chiusura. Tutti i poeti-attori hanno ciascuno una propria immagine di tipo teatrale che li personifica ed evidenzia, secondo il loro stile specifico. Il tutto deve essere svolto in maniera veloce e assolutamente dinamica.
Per concludere, cara Pinina, mi parli del tuo nuovo brano musicale, da poco uscito su tutte le piattaforme a cura di Gasoldo, Bitinjuice, Sergei Antonov?
Si intitola “Iconic” ed è un omaggio specifico dedicato a me come vocalist poetica nel mio passato, presente e futuro. Emblematico è l’inizio del brano nel quale declamo le parole di Samuel Beckett “Dance first. Think later. It’s the natural order”.
Michele Olivieri