Yona Elian-Keshet è un'attrice israeliana di teatro, cinema e televisione. È nata il 31 marzo 1950. Nel 1971 ha recitato nella commedia "Biografia" andata in scena al Teatro Cameri. L’anno seguente ha cominciato la sua scalata verso il successo con il film "Nurit" del regista George Ovadia al fianco di Shashi Keshet, suo futuro marito. Ha recitato in moltissimi spettacolo messi in scena al Teatro Cameri, e ancora ad Habima, Haifa Theatre, Beer Sheva Theatre e negli ultimi anni è stata nello staff del Teatro Beit Lessin.
Dall’inizio della pandemia i teatri sono stati chiusi in Israele per un anno e mezzo.
I cinema invece sono rimasti aperti grazie agli spazi esterni. Oggi i luoghi di cultura e di spettacolo hanno ripreso finalmente la loro normale attività.
Ma l’attrice non si è mai fermata, ha lavorato per una popolare serie televisiva.
A Yona Elian piace molto l’Italia, ha una casa a Montefiascone. L’Italia rappresenta per lei una pausa di rilassamento e di meditazione.
Mi descrivi la tua evoluzione artistica?
Ho cominciato la mia carriera a vent’anni frequentando l’ Università di Tel Aviv. Ho studiato teatro e spettacolo. Nel corso dei miei studi sono stata chiamata dal Direttore del Teatro Cameri di Tel Aviv, uno dei principali teatri d’Israele. Da quel momento ho iniziato il mio percorso artistico vero, autentico, appassionante. Ma l’occasione per conquistare il grande pubblico si è presentata un anno dopo, quando sono stata scritturata per il film "Nurit" dal regista George Ovadia. Ho lavorato al fianco di Shashi Keshet, un famoso cantante con cui ho fatto in seguito molti spettacoli musicali che è divenuto in seguito mio marito. Siamo sposati da cinquanta anni. Il film “Nurit” ha avuto un inatteso riscontro popolare grazie al quale ho conosciuto la notorietà. Per la strada venivo fermata e con me anche mio marito. Per ritrovare insieme, lontani dalle telecamere, la nostra vita privata, siamo andati in Italia dove non ci conosceva nessuno. Non posso fare a meno di tornare in Italia, ci vado tre volte l’anno. C’è una forte energia in Israele, la vita è molto frenetica quindi ho bisogno di partire, di tornare in Italia per rigenerarmi.
Preferisci il teatro o il cinema ?
Il teatro è per me un marito, il cinema è un amante.
C’è uno scambio di energia nel teatro, tra platea e scena. Gli applausi rappresentano un atto d’amore del pubblico per l’attore, un dono scrosciante per ciò che, attraverso la magia del teatro, quest’ultimo è riuscito a trasmettere.
Paragono il cinema ad un amante in quanto il film è legato strettamente al tempo. Dopo circa due ore svanisce portando via ogni cosa. Il teatro invece contiene l’anima palpitante, tra le tavole della scena lascia un segno. Nel teatro tra le parole, prendono spazio i respiri che si lasciano ascoltare. Gli sguardi tra attore e spettatore sono sempre complici, c’è uno scambio continuo e irripetibile di emozioni. Il teatro è un momento vissuto direttamente.
Cosa ne pensi della televisione?
Ho preso parte a molte serie televisive. In questo periodo sto appunto interpretando il ruolo della madre in una celebre Serie TV in Israele che riguarda problematiche familiari. Si intitola “Sabri Maranan”. Va in onda il venerdì ed è composta da otto stagioni. Si tratta di una soap con i colori della commedia. I miei ruoli televisivi sono per lo più brillanti, sono completamente diversi dai personaggi che interpreto sulla scena, spesso drammatici.
Cosa ne pensi del teatro italiano? Hai conosciuto registi e attori italiani?
Apprezzo molto il cinema italiano, mi piacciono in particolare le pellicole dirette da Federico Fellini. Adoro l’attrice Anna Magnani. Un regista greco mi ha paragonato alla Magnani, un’attrice piena di energia.
Mi piace anche il teatro di Dario Fo. Ho preso parte, in Israele ad uno spettacolo dal titolo “ Coppia aperta quasi spalancata” tradotto in ebraico, con l’attore israeliano Sasson Gabai. Lo spettacolo ha avuto un grande successo: abbiamo fatto cinquecento repliche.
Al Teatro Nazionale di Tel Aviv ho recitato nello spettacolo di Dario Fo “Non si paga!” che ha registrato entusiastici consensi. Mi ha particolarmente colpito l’entusiasmo che si respirava in una piazza italiana negli anni ‘70 , il calore del pubblico che cantava durante gli spettacoli di Dario Fo, una grande festa popolare, tutta italiana.
Ho anche vestito il ruolo forte e sanguigno di “Filumena Marturano” del mitico Eduardo de Filippo. Abbiamo portato lo spettacolo in tournée in Israele, anche in questo caso il pubblico ha manifestato un’approvazione corale, abbiamo fatto quattrocento repliche. La sera, alla fine di ogni recita, mi sentivo rigenerata, carica, come se avessi ingerito un miracoloso elisir.
Cosa vorresti ancora realizzare nella tua vita?
Mi piacerebbe fare uno spettacolo sulla Dea Desdemona. E’ un personaggio intrigante e deciso.
Yona Elian sta lavorando, in questo periodo, su un monologo che tratta la libertà della donna. Intende parlare, attraverso il teatro, ad altre donne ancora prigioniere di un contesto familiare soffocante e regalare loro uno spunto per camminare a testa alta senza paura, per guardare avanti.
L’intervista è stata realizzata grazie alla preziosa collaborazione dell’attore e mimo israeliano Joel Liba che vanta una brillante carriera anche al fianco di attori e registi di teatro italiani. Ha studiato al Piccolo di Milano con Giorgio Strehler frequentando corsi di pantomima con Marise Flash (allieva di Etienne Decroux) e con Marcel Marceau. In questo caso Joel Liba si è occupato della traduzione.