In occasione dello spettacolo Diva, (leggi la recensione QUI DIVA) che ha debuttato il 16 giugno 2021 (e in replica il 17 giugno), nell’ambito del Campania Teatro Festival, ho il piacere di trattenermi nello splendido cortile della Reggia di Capodimonte per poter entrare nel “dietro le quinte”, seppur tutto all’aperto, dell’allestimento scenico e di incontrare così la bravissima protagonista: Lara Sansone.
Lara Sansone è una talentuosa attrice napoletana, nipote di Luisa Conte che le ha permesso di appassionarsi al teatro fin da piccola, recitando con grandi maestri. È direttrice artistica del Teatro napoletano Sannazaro, di cui cura ciclicamente la regia del Café Chantant, mondo alla quale lei stessa e gli altri attori presenti sono molto legati da una forte passione.
L’attrice non si ferma però al palcoscenico teatrale ed anzi mette il suo amore per la recitazione anche nella carriera televisiva, interpretando il personaggio di Bice Cerruti nella popolarissima soap Un Posto al Sole, per la quale forse in molti la ricorderanno.
Di una gentilezza, una disponibilità ed una cordialità uniche, Lara Sansone si conferma, oltre che un’attrice di talento e che mette impegno, amore e passione nel suo lavoro con professionalità, anche una donna di grande personalità e di un’innata dolcezza, che mi colpisce da subito quando ho il piacere di entrare in contatto con lei, con un po’ d’emozione. Ed è proprio con questo stesso garbo e questa stessa gentilezza, che risponde con piacere alle mie domande, tra un saluto e l’altro, tra un sorriso e l’altro.
Ci presentiamo e ci sorridiamo immediatamente con gli occhi, oltre ai sorrisi dietro le mascherine, ci salutiamo con il gomito e può cominciare il nostro piacevolissimo scambio di battute.
Com’è nata l’idea di questo spettacolo?
Io frequento da anni ormai il mondo del Cafè Chantant, in quanto la produzione del Teatro Sannazaro mette in scena ciclicamente un tipo di format che personalmente amo e che condivido con i miei colleghi, perché ho sempre ritenuto potesse essere uno spettacolo che riesce a dare grandi soddisfazioni. Quando Corrado Ardone, l’autore del testo, mi ha detto che c’era una storia così strana e affascinante su una diva degli anni Trenta, Liliana Castagnola appunto, mi è venuta la curiosità di portarla in scena, in quanto mi è subito sembrata un ponte tra il mondo tradizionale che da sempre rappresentiamo e lo sguardo al contemporaneo che stiamo affiancando appunto alla tradizione. Trovo sia una personaggio magico che ha avuto per di più la fortuna di interagire con tanta gente famosa, intellettuale, meravigliosa.
Nel frattempo abbiamo avuto modo di chiacchierare, tra una domanda e l’altra e ci siamo date del tu, ancora una volta a dimostrazione di quanto Lara sia affabile e alla mano, oltre che di una grande delicatezza.
Cosa c’è di Lara in Liliana?
Siamo sicuramente molto diverse e lei è il mio opposto. Liliana è una femme fatale, io invece sono una persona estremamente timida, però io credo che lei avesse un grande desiderio di famiglia, forse nel suo profondo, quando ad esempio avrebbe voluto immaginare e costruire un futuro con l’unico vero amore della sua vita, Totò. E siccome per me la famiglia viene al primo posto, io sono una mamma orgogliosa di tre figli ed una moglie felice, forse quest’aspetto c’è in entrambe e ci accomuna.
Cosa intende comunicare lo spettacolo al pubblico, in questa messa in scena?
Lo spettacolo è in primo luogo contro il pregiudizio. Sicuramente è la storia di Liliana Castagnola, ma prima ancora di questo e anche ovviamente attraverso questo c’è la voglia di andare contro un pregiudizio da troppo tempo radicato e che va purtroppo ancora avanti. Noi vogliamo parlarne e in un certo senso denunciarlo, soprattutto incentrandolo sulla lotta al pregiudizio sulle donne.
Che cosa rappresenta tornare finalmente a teatro in un momento come questo e dopo mesi tanto difficili?
Ah, questo è meraviglioso! Io ho avuto la fortuna e il privilegio di non smettere mai di lavorare, anche in questo periodo così buio per molti, grazie al backstage e alla televisione, ma tutto questo è differente dall’avere un contatto col pubblico dal vivo. Tornare significa riacquistare un po’ della nostra tanto agognata normalità, nella speranza che non sia una pausa, ma una rinascita vera e propria finalmente.
Intanto volano complimenti e belle parole sincere per Lara, meritate. E lei continua a scusarsi con me, ma è un piacere assistere anche a questi intermezzi di vita vera.
Un’ultima domanda: da quando hai iniziato a recitare e che cosa questo rappresenta per te? Preferisci la televisione oppure il teatro?
Vengo da una famiglia in cui il teatro era di casa, lo è sempre stato. Il mio era un grande carrozzone, ero bambina quando ho iniziato, avevo cinque anni e da allora non ho mai smesso. È sicuramente stato un percorso anche a tratti terapeutico perché io sono sempre stata una bambina molto timida, per cui mi ha sempre aiutata ad andare avanti e a cambiare pelle. Questo c’è stato ed è sempre stato un po’ come sentirmi a casa. Il teatro è il mio grande amore perché comporta inevitabilmente il contatto con il pubblico e ti restituisce immediatamente tutto quello che è stato l’impegno in palcoscenico. La televisione ha sicuramente una risonanza maggiore, ha spesso più importanza per molti, talvolta più successo e ti porta sicuramente anche grandi soddisfazioni, ma quando il lavoro è fatto bene è sempre piacevole svolgerlo, è solo questo. Io faccio tutto con lo stesso impegno e mi auguro che un poco risulti.
Grazie mille Lara per la tua disponibilità e per la bella chiacchierata serale!
Grazie a te!
«Possiamo fare una foto?» Chiedo infine. E lei mi risponde, proprio con lo stesso tono e la stessa battuta sentita tante volte anche al suo personaggio della soap opera televisiva: «Niente di meno?!». E poi aggiunge: «È un grande privilegio».
Francesca Myriam Chiatto