Quale è stato il sentimento intimo che ti ha spinto a dedicarti alla memoria di artisti dimenticati, che hanno però dedicato l’intera loro la vita al teatro?
Il desiderio di spezzare “il pungiglione” della morte! Mi spiego meglio. Io sono un figlio d’arte e ho amato i miei nonni-attori con tutto me stesso; dopo la loro scomparsa, ho sentito nascere in me un imperativo morale a cui non potevo sottrarmi: non dovevo permettere che le loro straordinarie vicende umane e artistiche andassero perdute per sempre. Io ero l’unico e l’ultimo che potevo fermare l’erosione del tempo, questa loro “seconda morte”. E così, senza minimamente immaginare a cosa sarei andato incontro, ho iniziato a raccogliere dati, a mettere insieme documenti, a scavare nelle generazioni passate, fino a scoprirmi erede di una plurisecolare tradizione drammatica che, ahimè, era stata del tutto dimenticata ma che io, da vero folle, ho testardamente voluto ricostruire nei minimi dettagli, nelle singole individualità, nei giri artistici, nelle infinite Compagnie che di anno in anno venivano create e sciolte… così da riportare in vita chi era caduto nel più assoluto oblio.
Hai deciso di organizzare un sito (www.archivioteatranti.it) perché hai individuato nel moderno mezzo informatico la possibilità di agire in maniera autonoma o perché hai notato l’indifferenza delle istituzioni preposte alla cultura?
Per entrambe le ragioni a dir la verità. Dopo anni di ricerche, quando mi sono accorto di avere finalmente un archivio sconfinato e prezioso, ho constatato l’indifferenza delle Istituzioni; ho capito che nessuna mi avrebbe aiutato né a diffonderlo né a valorizzarlo. La strada dell’editoria era ancora più impercorribile dato il periodo culturale nel quale ci troviamo. E poi mi serviva un “contenitore aperto” che fosse in continuo divenire, che potesse accogliere sempre nuovi materiali, nuove scoperte… e questo ovviamente un libro a stampa non lo permette. Per ultimo, un sito internet mi dava la possibilità di inserire, senza limitazioni, immagini a colori, locandine e manifesti in alta risoluzione, mentre un libro ha, in tal senso, delle forti limitazioni date dai costi editoriali.
Il sito da quanto tempo è in vita e che frequenza ha mediamente al mese e chi sono i visitatori? Quanti siete ad operare al sito o è solo una tua attività strettamente individuale?
Il sito Archivio Teatranti è relativamente giovane: esiste da 3 anni e sono io l’unico a gestirlo: ne sono l’ideatore dalla A alla Z e ogni vita qui raccontata è stata riesumata solo ed esclusivamente in base alle mie ricerche. Chi o quanti lo visitino lo ignoro.
Come fai le ricerche dei personaggi che riporti alla memoria?
Seguendo il metodo più antico del mondo: scartabellando cioè, con certosina pazienza, tra migliaia e migliaia di documenti, sparsi negli archivi polverosi di ogni parte d’Italia (dalle grandi città ai piccoli paesi) senza scartare a priori nessuna pista, proprio perché ovunque, anche nei posti più impensabili, potrebbe annidarsi un tesoro documentario. E questo “andare a caso” ti garantisco che mi ha effettivamente permesso alcuni ritrovamenti davvero eccezionali! In secondo luogo, l’altra pista che ho percorso è stata quella di intercettare gli “archivi dimenticati” presenti all’interno delle nostre case: album, scatole o casse finite abbandonate per decenni nelle cantine o in soffitta e che io ho chiesto e insistito di ritirar fuori, riportando così alla luce vicende straordinarie di artisti di cui nessuno più sapeva nulla. Per farti solo un esempio, ti dico che per ricercare la famiglia artistica dei Cordiviola di cui si erano perse del tutto le tracce, ho scritto centinaia di lettere che ho poi spedito a tutti coloro che avessero quel cognome in ogni parte d’Italia! Alla fine sono riuscito a rintracciarli!
Noi abbiamo ricevuto un’edizione cartacea di un voluminoso libro sull’attore Ernesto Calindri, dal titolo quantomai evocativo Raramente ho scritto teatro senza la maiuscola. Chi ha prodotto il libro, cioè chi ha sostenuto tutte le spese tipografiche? Come avviene la distribuzione e che tiratura avete fatto?
Il libro di cui parli è in verità la prima monografia sistematica dedicata all’attore Ernesto Calindri, grande artista della scena italiana, purtroppo ingiustamente associato dal grande pubblico ad un noto Carosello televisivo. È un lavoro di ricerca che mi è costato 10 anni di lavoro! Il libro è stato pubblicato dalla Casa Editrice Photo Travel Editions che ha accettato questa scommessa editoriale, curando nel minimo dettaglio note, indici, copertina, immagini, impaginazione… La distribuzione è quella tipica delle case editrici minori; il libro è presente in tutti i siti di settore, è acquistabile su ordinazione in ogni libreria, ma chiaramente stenta a decollare per le note difficoltà di promozione. Siamo partiti con una tiratura piuttosto limitata di 500 copie ma, per fortuna, i nuovi sistemi digitali permettono ristampe in tempi rapidissimi.
Questo tipo di pubblicazione, ricca di tanti elementi, fa parte di una collana che è già in essere o è il primo di una collana in divenire?
Per adesso non esiste una collana anche se l’editore è così coraggioso da averla messa in cantiere. Prima del mio volume su Calindri, sempre Photo Travel aveva pubblicato il libro intitolato Figli d’Arte e scritto da Renato De Rosa. Come ho già detto, credo che l’idea di una collana sia nelle intenzioni dell’editore e anch’io sarei ben felice di pubblicare con lui altre opere su “i dimenticati” del teatro italiano.
Cosa vuoi dire al nostro Lettore perché venga incontro alla tua iniziativa?
Se me lo permetti, vorrei rivolgermi in particolare ai “figli d’arte” (ai pochi superstiti rimasti!) o comunque a tutti coloro che sanno, più o meno approfonditamente, di discendere da una dinastia teatrale. Vorrei dir loro “aprite i cassetti, spulciate tra i vecchi ricordi dei nonni, ritrovate quello che vi hanno lasciato e, se vi va, contattatemi!”. Mi piacerebbe insomma creare una rete, un archivio comune, in cui confluissero i documenti rimasti chiusi nei bauli o nei cassetti, le vecchie fotografie dei nonni-attori o delle nonne-attrici, dei tanti “artisti minori” dei quali però è essenziale recuperare il volto e di conseguenza la vicenda umana e artistica.
Concludiamo questo incontro con un breve tuo profilo. Ce lo vuoi delineare?
Che dirti sul mio conto? Sono un quarantottenne, docente di Lettere, innamorato dei suoi studenti e laureato prima in Lettere Classiche e poi in Teologia. Entrambi i percorsi di studio hanno a che vedere con la paura della scomparsa: quando iniziai Lettere Classiche sentivo il bisogno di non far morire l’eredità dei Greci e dei Latini; passando poi a Teologia cercai una risposta ancora più definitiva al nostro inesorabile “scorrere via”. Faccio il ricercatore teatrale per pura passione, senza nessun altro obiettivo che non sia quello di ridare vita a vite straordinarie.
Mario Mattia Giorgetti