Splendore e nostalgia nel musical Follies di Sondheim.
Follies, musica e liriche di Stephen Sondheim, libretto di James Goldman. Regia di Dominic Cooke, scenografie di Vicki Mortimer, coreografie di Bill Deamer. Con Joanna Riding (Sally), Janie Dee (Phyllis), Alexander Hanson (Ben), Peter Forbes (Buddy), Clare Moore (Hattie), Tracie Bennett (Carlotta). Londra, National Theatre, dal 22 febbraio all'11 maggio 2019.
di Beatrice Tavecchio
Impeccabile coreografia, costumi da favola, una compagnia di 40 interpreti, un'orchestra sul palco di 21 musicisti, ritmi musicali innovativi, Follies incanta per il suo splendore e la sua spettacolarità, ma la storia che racconta - libretto e liriche- è legata alla sua epoca.
Il musical rappresentato a New York nel 1971, mette in scena una festa di riunione delle attempate ex Follies, le ballerine del mitico imprenditore Weismann, per celebrare le glorie passate in vista della demolizione del loro iconico teatro. Due coppie, Sally e Buddy e Phyllis e Ben, si trovano a rivangare il loro passato amoroso, tra nostalgie e rimpianti.
Follies, che dopo il tutto esaurito ritorna ora al National, è stato premiato con il premio 'Olivier Award' per il migliore revival di un musical nel 2018 e e deve una buona parte di questo successo ad un'idea geniale del regista Dominic Cooke (Ma Rainey's Black Bottom, vedi recensione su 'Sipario'). La dualità dei personaggi, già implicita nell'originale, viene da lui resa visibile sulla scena mettendo accanto ad ogni interprete il suo doppio in versione giovanile. Così che il musical acquista nuova energia per la presenza delle giovani Follies e la scena si anima per i movimenti a specchio tra i personaggi di diverse età ed i numeri cantati di spezzano e si riannodano nella resa a due voci.
Follies (1971) segue cronologicamente il musical Company [vedi recensione su 'Sipario'] del 1970, e si situa dopo i successi di West Side Story del 1957 e A Funny Thing Happened on the Way to the Forum del 1962.
Sondheim viene riconosciuto come un innovatore del genere musical che prima di lui era più legato al vaudeville coi suoi numeri inconseguenti. Sondheim introdusse la storia con uno sviluppo logico o come in Company lo svolgersi di un'idea: se sia bene o no maritarsi. In Follies riprende invece l'immagine della riunione di The Girls Upstairs che con Goldman aveva tentato di scrivere negli anni Cinquanta e mette in scena le mitiche Ziegfeld Follies degli anni Venti, bellezze al bagno che l'imprenditore Ziegfeld faceva scendere da lunghe scalinate esibendo le nude gambe tra uno svolazzo di piume di struzzo e danze coreografiche.
Ora Follies sembra essere incatenato a queste due visioni, da una parte ai numeri del vaudeville anni Venti, dall'altra allo svolgersi della storia nostalgica/ romantica tra le due coppie, senza veramente trovare una soluzione di continuità tra i due filoni.
Ma alla fine un musical vale per la resa canora e interpretativa delle sue liriche e per il suo spartito musicale ed in questo Sondheim è maestro, specie nei suoi ritmi spezzati e incalzanti. Le liriche Broadway Baby, cantato da Claire Moore, I'm Still Here reso da Tracie Bennett, ma soprattutto The Right Girl interpretato da Peter Forbes e Could I Leave You di Janie Dee, sono state eccellenti. Inoltre il successo di questi due ultimi artisti si deve anche alla loro ironica interpretazione che fa l'occhiolino alla capacità di intendere del pubblico.
La scenografia, già grandiosa per la ricostruzione del decrepito teatro con scale antincendio a vista usate al posto delle 'scalinate', è resa sontuosa dai favolosi abiti e dagli splendidi cappelli. Aggiungiamo al tutto gli impeccabili movimenti coreografici e dei balletti e delle azioni a specchio, ed abbiamo la ragione del premio per il miglior musical e la misura della capacità professionale del National Theatre.