Di M. Ravel
Arrangiamento di Boosey and Hawkes
Con la London Symphony Orchestra
Balletto, prove del Joffrey Ballet di Chicago
Coreografia Yoshihisa Arai
Disponibile online sul sito del Joffrey Ballet
Per un ballerino o un’amante della danza una delle più importanti occasioni da cogliere per rubare i segreti del mestiere, ma anche solo per rifarsi gli occhi e il cuore, è certamente quella delle prove di una compagnia di balletto, seguendo passo passo le correzioni, i trucchi e i movimenti per imparare tutto ciò che può insegnare chi sul palco trascorre tantissimo tempo, facendone la sua vita. Il Boléro provato dal Joffrey Ballet è una chicca messa a disposizione in vista della realizzazione dello spettacolo, in un clima in cui si notano i segni della situazione che viviamo (ad esempio nelle mascherine che indossano i danzatori e il coreografo, come nella distanza tra loro, possibile grazie alla sala enorme), ma vengono fuori anche tutta la grinta e la voglia di ricominciare per tornare finalmente a ballare. Il balletto è del 1928, precisamente del gennaio di quell’anno e fu scritto dopo un tour del compositore Ravel in Nord America, per ritrovare se stesso e la sua ispirazione. Di influenza spagnola, fu realizzato anche per l’amica attrice e ballerina russa Ida Rubinstein e ciò che ne è scaturito è indubbiamente una delle composizioni più iconiche e conosciute, ma anche più rivisitate secondo vari stili, di danza e non solo. Armonico e strumentale, questo pezzo è stato infatti realizzato in danza classica, contemporanea, modern, ma anche come semplice base per lo studio di una lezione di danza, alla sbarra o al centro ed è stato rappresentato in svariati modi. Ogni coreografo ama reinterpretarlo secondo la sua personale visione e, nell’attesa della vera e propria esibizione, che il Joffrey metterà comunque a disposizione appena realizzata, è bello godersi una finestra sul processo in azione e costruzione della coreografia in atto. I ballerini sono tutti in mezza punta e lo stile in questo caso è contemporaneo, con la musica caratteristica ed immediatamente riconoscibile. I movimenti sono lenti e precisi, ma anche decisi, armonici e in alcuni punti sinuosi. Interessante osservare come, nell’alternarsi dei quadri e degli ingressi nei vari pezzi, contemporaneamente ai bordi della sala, vicino alle sbarre, ci siano gli altri ballerini che intanto si scaldano, provano, ripassano. Entriamo dunque nella sala e scopriamo quel mondo che chiude fuori dalle ampie finestre il resto della città, perché è in quel momento preciso che sta prendendo vita in maniera dinamica la coreografia, grazie all’interpretazione, alla magia, alla condivisione di una passione e di chi mette l’anima in quello che fa per se stesso e per gli altri. Il giovane coreografo appare sicuro, ma non distante, distaccato dalla sua compagnia, anzi, è capace di dispensare complimenti per l’impegno e il lavoro svolto e consiglia di regalare sempre personalità ad ogni sequenza, la stessa personalità che si può notare nella scelta dei singoli abbigliamenti da studio di ogni ballerino, che, superata ormai la divisa accademica, portano il proprio stile anche in ciò che indossano per il warm-up.
Francesca Myriam Chiatto