Pacifico – "Bastasse il cielo" Tour
Esclusiva regionale
Gino De Crescenzo "Pacifico", voce, tastiere, chitarre
Mirco Mariani, chitarre, synth
Alfredo Portone Nuti, chitarre, basso
Luigi Savino, synth, tastiere
TODI FESTIVAL 2019
Non so perché ma il Bastasse il cielo tour del cantautore Pacifico, al secolo Luigi De Crescenzo, mi ha richiamato alla mente – mutatis mutandis – Notizie dal diluvio di Angelo Maria Ripellino. In questi versi, il grande saggista e poeta racconta le sciagure che per una vita intera lo hanno piagato: l'ombra della malattia – la tubercolosi –, sempre lì a braccarlo e a coglierlo di sorpresa; le speranze continuamente tradite; le illusioni coltivate a lungo che in un battibaleno sfumavano come se non fossero mai esistite; il futuro vissuto non come attesa gioiosa, ma semplicemente come timido augurio di poterlo vedere mai realizzato. Tutta quest'atmosfera così cupa veniva, però, riscattata da Ripellino dalla sua intelligenza vivace, coraggiosa, anche eccentrica e che stemperava il velo di profonda mestizia su cui i suoi versi venivano pian piano crescendo. E così ecco emergere, tra una rima e l'altra, giochi di parole gustosissimi, metafore ardite, accostamenti eruditi. Perché, nonostante tutto, per Ripellino la vita era bellissima e il male patito non contava poi molto.
Come per Ripellino, i versi di Pacifico si può dire narrino un mal di vivere d'ispirazione montaliana. Però a stemperare queste atmosfere crude, così da restituire se non la speranza almeno un suo timido barlume, non sopraggiunge niente. Parole e melodie di questo schivo, riservato e a tratti austero cantautore non lasciano spazio a dubbi: la vita è pura illusione; e proprio per questo l'uomo ne soffre. Cosa si può fare? Nulla. Sappiamo, par dirci Pacifico, che potrebbe bastare il cielo con tutto il suo azzurro, il suo sole e le sue nuvole. Malgrado ciò, noi non siamo in grado di accontentarcene. E così proseguiamo a soffrire e a patire, a sperare in un domani migliore che certamente mai giungerà. E che dire dell'amore come sentimento? L'ennesimo equivoco che l'uomo nutre e che, in un istante, si sveste delle sue false bellezze per mostrare la dura realtà drammatica di cui è fatto. "Perché avviene tutto ciò?", ci si chiede. Perché siamo vittime consapevoli delle nostre chimere e a queste non intendiamo rinunciare.
Lo spettacolo che Pacifico ha proposto nel Todi Festival 2019 ha rispecchiato appieno la sua poetica. Difatti esso è stato essenziale fin ai limiti del possibile. Nessuno scenario sullo sfondo che potesse incentivare la fantasia del pubblico; neppure una drammaturgia che legasse i vari brani via via eseguiti. Anche il modo di cantare le canzoni: severo, con una grana vocale ombrosa e con totale assenza di acuti, ha contribuito a confermare l'idea che Pacifico ha della vita umana.
Nonostante tutto ciò, c'è da dire che si è trattato di uno spettacolo autentico. Luigi De Crescenzo non ha utilizzato il palco per vestire i panni dell'artista disperato. Semmai, egli ha messo a parte il pubblico del suo universo personale. E chissà che, un domani, esso non possa accogliere qualche raggio di luce – anche qualche illusione – così da renderlo più luminoso, più gaio e variopinto.
Pierluigi Pietricola