ideazione e coreografia Philippe Lafeuille
assistente Corinne Barbara
danzatori Antoine Audras, Antonin Tonbee Cattaruzza, Phanuel Erdmann, Jordan Kindell, Samir M’Kirech, Jean-Baptiste Plumeau, Lucas Radziejewski, Stéphane Vitrano
canto Antonio Macipe
concezione video Do Brunet
luci Dominique Mabileau, assistita da D’Armand Coutant
produzione Compagnie la Feuille d’Automne: Xavier Morelle, Matthieu Salas
coproduttori Victor Bosch, Lling Music, Quartier Libre Productions, Le Théatre de la Coupole de Saint Louis,/Alsace, Le Quai des Arts-Relais Culturel Régional/Argentan, KLAP Maison pour la danse à Marseille
Festival Danza in Rete
Vicenza, teatro Comunale, 4 maggio 2023 - PRIMA NAZIONALE
Andare a teatro, a un balletto e divertirsi è cosa giusta soprattutto se si ha la fortuna di specchiarsi anche in un invito alla riflessione, elementi che il teatro porta comunque con sé per lo spettatore. Bisogna solo, a mio parere, stare un po’ attenti a non esagerare soprattutto con l’occhieggiare al pubblico per conquistarselo per la volta successiva. I Chicos Mambo, compagnia di balletto franco catalana tornano a Vicenza dopo il grande successo del 2018 di Tutu, proponendo a chiusura di stagione questo Car/Men, coloratissimo poutpourri festoso e allegro, in una rivisitazione a della Carmen di Bizet tanto famosa, qui interpretata tutta da uomini. Un appuntamento sold out e graditissimo a quanto risulta dai caldi e ripetuti applausi finali, che chiude di fatto il Festival Danza in Rete 2023. Una rivisitazione, appunto, che mischia eleganza, colore, tantissima tecnica, simpatia, unita a videoproiezioni di alto livello, a studiatissimi effetti, costumi-maschere, per uno spettacolo diciamo modernista seppur richiamane tradizione. Tra cappelli ventagli e scialli agitati, gonne a balze tipiche, Car/Men è un pretesto rivolto alla più celebre sorella tradizionale, ma serve anche per smontare un certo machismo, e per ironizzare su seduzione, sangue e arena. Saltano all’occhio però, in questo adattamento divertente e divertito, alcuni elementi messi alla rinfusa, e momenti dove il canto (non poco) e le parti recitate come fosse prosa non riescono appieno a coinvolgere, fanno calare ritmo e attenzione. Non bastasse questo, pur nel divertimento già detto, questo non si toglie certo a nessuno, compaiono sulla scena tra video e quadri scenografici in continuo cambiamento vari richiami alla guerra, a Querelle e alle taverne di porto, al grido fate l’amore e non la guerra, al peace and love. Talvolta dunque si è spaesati e qualcosa non torna, nonostante lo sforzo sia quello, ampiamente cercato e anche trovato, tutto sommato, di unire lirica, teatro, comicità, volteggi e dileggi, canzoni. I bei momenti ci sono, questo è sicuro, e non sono proprio pochi, certo è che la voglia di esagerare forse colpisce, e ci si trova dentro una centrifuga non sempre all’altezza delle aspettative. Può essere anche che l’intenzione primaria fosse proprio questa, certo funzionano le gag, i balletti precisi, e i danzatori fanno di tutto per mostrare le loro abilità. Fa ridere, un torero in simil oro da carta da pacchi natalizia che regala la sua ridicolaggine, stupisce un girotondo continuo di entrata e uscita dai lati quasi a voler far sembrare di essere in mille e non in otto danzatori, commuove in un certo qual modo il cante jondo del toro che si accascia dopo aver ballato nudo e crudo. Grande successo, anche se l’appendice, con il coreografo Lafeuille che torna far ballare tutti dal proprio posto, cosa già accaduta anni fa, non è originalissima. Ma si danza, si folleggia, ci si diverte e, forse, si dimentica tutto.
Francesco Bettin