venerdì, 29 marzo, 2024
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MICHELE MEROLA CONTEMPORARY DANCE COMPANY (MMCDC)

Duo d’Eden
coreografia Maguy Marin
riallestito da Cathy Polo, Ennio Sammarco
musica Maguy Marin, Yves Bouche, Pierre Colomer (G. Verdi, The Cure e Public Image Limited)
costumi Montserrat Casanova
luci Alexandre Béneteaud
scene Maguy Marin
produzione MM Contemporary Dance Company – coproduzione Fondazione I Teatri di Reggio Emilia – con il sostegno di Centro Servizi Culturali S. Chiara – Trento / Circuito Danza del Trentino Alto Adige/Südtirol

Brutal Love Poems
coreografia Thomas Noone
musica Jim Pinchen luci Thomas Noone costumi Enrico Morelli

La metà dell’ombra
coreografia Michele Merola
musica Johann Sebastian Bach, Geert Hendrix, Senking
costumi Carlotta Montanari
Teatro Cavallerizza 26 maggio 2021

www.Sipario.it, 30 maggio 2021

La Michele Merola Contemporary Dance Company (MMCDC) il 25 e 26 maggio ha presentato al Teatro Cavallerizza tre coreografie, un percorso ideale dall’origine della vita all’indagine dei lati più nascosti, per finire con l’immersone discreta, al di là del narrabile, in ogni personale e introspettiva parabola umana: Duo d’Eden di Maguy Marin, Brutal Love Poems di Thomas Noone e La metà dell’ombra di Michele Merola, fondatore della MMCDC.
La serata inizia con Duo d’Eden, un’ode al mito di Adamo ed Eva. Capolavoro creato da Maguy Marin nel 1986, che ne ha curato anche le scene, è un passo a due potente e ieratico. Due ballerini, un uomo e una donna, come nudi, con tute color carne e maschere di lattice, interagiscono in un corpo a corpo che, con la forza e la sobrietà di gesti puri e precisi, portano lo spettatore in uno stato di grazia, in un luogo sospeso ma non idilliaco, in un paradiso terrestre immerso in un’oscurità primordiale e riempito dai rumori di cascate e temporali, di versi d’uccelli e fruscio di vento. I due corpi si prendono, si intrecciano, e da questi abbracci sorgono come fiori che sbocciano. La fusione di questi due corpi rimanda ai miti antichi dell’origine dell’umanità, e come in essi la forza e la bellezza s’intrecciano con il gesto essenziale e primitivo. E’ una danza preziosa come un arcaico gioiello cerimoniale, una coreografia visionaria ma che a distanza di trentacinque anni, mantiene intatta la sua forza espressiva.
Il secondo pezzo, Brutal Love Poems, del coreografo Thomas Noone, è un pezzo che affronta il nostro lato più antico, il lato animale presente in ciascun essere umano e che riveliamo nei nostri momenti più intimi. In questa coreografia, come afferma lo stesso autore, non viene fatto alcun tentativo di raccontare una storia e non ci sono personaggi concreti. Il nostro io ancestrale, a volte terribile e brutale, che forse solo con la persona più vicina a noi mostriamo, è l’oggetto di questa coreografia astratta, fatta di immagini non didascaliche, la cui struttura è a tratti cruda, a tratti fragile. Creata sulla musica appositamente scritta da Jim Pinchen, compositore inglese che combina la composizione elettronica con influenze urbane contemporanee, è una coreografia rigorosa, stimolante e allo stesso tempo sicuramente provocante.
La metà dell’ombra chiude la serata. Il coreografo Michele Merola, con questa coreografia scritta nel 2010, ci accompagna in un viaggio sempre sorprendente nella sacralità della vita. Sulle note di Bach e Geert Hendrix Merola sviluppa una danza di sentimenti contrastanti, sospesa tra espiazione e redenzione, in cui i cinque danzatori, tutti uomini, sono al contempo figure corporee e spirituali. Il richiamo alla ritualità è presente in ogni gesto e ha come cesura il passaggio della morte sul palcoscenico, che, incappucciata in un saio rituale, scandisce il tempo e definisce il punto da cui l’azione deve ripartire. L’ interpretazione intimistica dei danzatori si snoda in quadri in cui alla fisicità più pura si alterna l’ impalpabile sacralità dell’evocazione, grazie ad un lessico coreografico in cui una rigorosa poetica di forme segue ad esplosioni compositive. La plasticità dei movimenti non abbassa mai la tensione purissima e l’esaltazione dell’umano sentire, a volte dolorante, del senso della vita. Il chiaroscuro della scena amplia sottolinea la pulizia dei movimenti, mentre nuvole di polvere li trasformano in corpi rarefatti e iconici, statue viventi. Michele Merola in questa coreografia ci propone un’immersione sensuale e spirituale, anche attraverso sentimenti contrastanti, nel mistero del sacro racchiuso in ogni vita.
Queste tre coreografie, oltre a costituire una bellissima pagina di danza, hanno messo in luce la versatilità stilistica e la bravura dei danzatori della compagnia, sia interpretativa, sia tecnica.

Giulia Clai

Ultima modifica il Giovedì, 03 Giugno 2021 20:14

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