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ROMEO E GIULIETTA - coreografia Nacho Duato

Romeo e Giulietta Romeo e Giulietta Coreografia

coreografia: Nacho Duato
Musica di Sergej Prokof'ev
scena: Nacho Duato
Costumi: Lourdes Frias
Coreografie: Nacho Duato
Disegno luci: Nicolás Fischtel (A.A.I.)
Teatro Carlo Felice 13-18 giugno 2008

Il Manifesto, 15 giugno 2008
Secolo XIX, 17 giugno 2008
Nacho Duato, «Giulietta» senza scarpette

Titolo frequentatissimo dal balletto e dalla danza, Romeo e Giulietta di Sergej Prokofiev, dalla nascita in Russia in pieno realismo socialista, continua a vivere in nuove versioni e riprese. Prokofiev era appena rientrato in Russia dopo gli anni passati negli Stati Uniti e in Europa, dove aveva lavorato per i Balletti Russi di Diaghilev, quando nel 1934 il Bolshoi gli commissionò la composizione del balletto. A danzarlo per primi in Russia furono però i ballerini del Kirov di Leningrado, con la lirica Galina Ulanova nel ruolo della protagonista. Da allora la musica di Prokofiev, cinematografica e piena di leit motive, nell'abbinamento alla coreografia di riferimento del 1940 firmata da Leonid Lavrovskij, è stata punto di partenza di versioni culto del titolo shakespiriano, da quella del sudafricano John Cranko del 1958 a quella di Kenneth MacMillan del 1965 con Nureyev e Fonteyn, fino a quelle degli anni Settanta dello stesso Nureyev e di John Neumeier. Il titolo ha stuzzicato anche coreografi più giovani, da Angelin Preljocaj che nel 1990 ambientò il dramma in un immaginario paese dell'est sotto dittatura a Mauro Bigonzetti che nel 2006 insieme a Fabrizio Plessi ha ribaltato la storia partendo dalla cripta e moltiplicando gli amanti per dieci: dieci Giuliette e dieci Romeo.
Dieci anni fa anche Nacho Duato, 51 anni, direttore dal 1990 della Compañia Nacional de Danza di Madrid, coreografo dal segno fluido e generoso, complice la lunga formazione in Olanda con Kylian, firmò il suo Romeo e Giulietta: una versione che non scardina la storia originale ma che la ripercorre puntando alla messa in luce dell'umanità dei personaggi.
Lo spettacolo, riallestito in Spagna a fine maggio, è in scena fino a mercoledì al teatro Carlo Felice di Genova. Duato ha accorpato gli atti del balletto, riducendoli a due, a vantaggio dello scorrere filato del racconto che, concentrandosi sugli elementi prioritari del dramma, focalizza l'attenzione sullo sviluppo psicologico degli amanti di Verona, facendosi aiutare da Prokofiev.
Maggiore esempio è la danza di Giulietta (Luisa Ma Arias) che Duato sposa intimamente ai leit motive musicali, a partire dalla scena con la nutrice dove la vediamo bambina e quasi donna, fino al consumarsi finale della tragedia nella cripta. Un balletto giocato sull'espressività della linea coreografica (Gentian Doda è Romeo, il direttore d'orchestra è Pedro Alcade) che ha riportato in Italia Nacho Duato.

Francesca Pedroni

Romeo e Giulietta al Carlo Felice

Proiettata verso il rinnovamento non tanto per la scelta del linguaggio coreografico ma per il modo in cui esso è utilizzato per tratteggiare psicologicamente i personaggi in relazione allo sviluppo delle varie azioni, la versione di « Romeo e Giulietta » di Nacho Duato, direttore della Compañía Nacional de Danza di Madrid (in scena in prima e unica tappa nazionale al Teatro Carlo Felice fino al 18 giugno) è un grande esempio di rilettura e attualizzazione di uno dei titoli più amati del repertorio classico. Ispirandosi al testo di Shakespeare e al capolavoro di Prokofiev, Duato sceglie di affidare interamente alla danza il compito di narrare l’amore, l’odio, l’innocenza, la rabbia, il dolore, in una visione dell’opera che, rinunciando a tutti gli elementi ritenuti superflui alla resa delle emozioni, restituisca a ciascun interprete la propria ragione d’essere e alla stessa vicenda la sua dimensione di toccante umanità. Senza stravolgere nulla, senza optare per un’ambientazione che collochi i personaggi in un mondo più vicino al nostro (si pensi per esempio alla versione di Angelin Preljocaj che ricontestualizza la storia in un regime totalitario) ma rimanendo fedele alla tradizione classica (la scelta di non utilizzare le scarpette da punta non rappresenta un punto di rottura ma è vista in direzione di una maggiore aderenza alla realtà) il coreografo rispetta la riconoscibilità dei luoghi (la piazza, gli interni del palazzo, la stanza da letto, la cripta) nell’ambito di un allestimento scenico, elegante e lineare, di rievocazione storica secondo il gusto contemporaneo (il balcone è un quadrato di luce dove Gulietta appare e dove s’intuisce una promessa infinita) e si concentra invece sul tentativo di rendere, attraverso il disegno coreografico essenziale, fluido, dinamico, mai sorretto da una finalità puramente estetica, il respiro di tutta l’opera. I passi a due riflettono così l’evoluzione del sentimento che lega i giovani amanti: gioioso, romantico, giocoso, scandito da una vitalità incontenibile nel primo atto, più consapevole e già percorso da un presentimento di dolore nel secondo atto, interpretati daii « principal » Luisa Ma Arias e Gentian Doda, ineccepibili tecnicamente e intensi nell’espressione del loro più intimo sentire. Le parti d’insieme, precise nel connotare le diverse situazioni facendo emergere ora la gioia della festa ora la tensione del conflitto, hanno naturalezza e forza e così i momenti in cui si evidenziano le relazioni tra i personaggi (il rapporto tra Gulietta e la nutrice svela i tratti ancora infantili della protagonista). Tra i solisti, tutti d’eccellente qualità tecnica e interpretativa, spicca Francisco Lorenzo, interprete di Mercuzio. Insomma, un ensemble - sostenuto però da un’esecuzione dell’Orchestra del Carlo Felice diretta da Pedro Alcade ancora perfettibile - in grado di portare il pubblico alla condivisione più autentica. E gli appalusi calorosissimi lo hanno confermato.

Simona Griggio

Ultima modifica il Lunedì, 22 Luglio 2013 09:21
La Redazione

Questo articolo è stato scritto da uno dei collaboratori di Sipario.it. Se hai suggerimenti o commenti scrivi a comunicazione@sipario.it.

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