musical di Dino Scuderi. Testi di Franco Ingrillì, Pierpaolo Palladino, Dino Scuderi. Musiche originali di Dino Scuderi. Regia di Giampiero Cicciò. Direzione musicale di Dino Scuderi. Scene di Andrea Bianchi/Forlani. Coreografie di Aurelio Gatti. Costumi di Alessandra Benaduce. Light designer di Umile Vanieri. Liriche aggiuntive di Stefano Curina
Con Giampiero Ingrassia e Barbara Cola e poi Pierluigi Misasi, Luca Notari, Piero Di Blasio, Andrea Spina, Stefania Fratepietro, Valentina Gullace, Carmelo Gerbaro Mazzone, Paolo Gatti, Laura Pucini, Elisabetta Tulli, Luciano Guerra, Francesco Di Nicola, Roberto Rossetti, Luciano Guerra, Rosario Gualtieri, Alessandro Marino. Prod.: Rosario Coppolino e Antonella Piccolo per Molise Spettacoli in collaborazione con Mediterranea
Teatro V.Emanuele - Messina 8-9-10 giugno 2012
Cos'è rimasto del bandito Salvatore Giuliano e della sua fosca mitologia a 62 anni della sua morte (non aveva compiuto ancora 28 anni) per mano del cugino Gaspare Pisciotta? Molti libri, molti dubbi, un film del 1960 di Francesco Rosi passato alla storia, uno meno riuscito del 1987, Il siciliano, di Michael Cimino, una pellicola di scarso interesse del 1961 titolata Morte di un bandito di Giuseppe Amato con Francisco Rabal, un'opera lirica in un atto realizzata nel 1986 all'Opera di Roma composta dal maestro torinese Lorenzo Ferrero e questa commedia musicale di Dino Scuderi, già proposta undici anni fa a Taormina Arte e adesso approdata al Vittorio Emanuele di Messina, nella città del suo autore e del regista Giampiero Cicciò ( dove rischiava di non andare in scena per i noti paventati tagli della Regione Sicilia nei confronti dei Teatri pubblici e privati compreso quello di Messina). A Scuderi autore pure dei testi assieme a Franco Ingrillì e Pierpaolo Palladino, così pure a Cicciò, non interessa scavare sui rapporti tra mafia e politica già molto saldi a quel tempo e il ruolo che ebbe Turiddu Giuliano nella Strage di Portella della Ginestra il 1° maggio del 1947, dopo che comunisti e socialisti avevano vinto per la prima volta le elezioni regionali. Né interessa fare luce su quei documenti americani provenienti dagli archivi dell'OSS (Office Strategic Services, sigla dei servizi segreti statunitensi prima della nascita della CIA) grazie ai quali quella strage fu inserita al centro del patto segreto tra i servizi segreti americani per l'appunto, la mafia, la Chiesa e i partito cattolico ad essa legata, i resti del fascismo di Salò, secondo i dettami di una guerra fredda non ancora dichiarata ma con gli schieramenti già in campo. Lo spettacolo, con le accattivanti musiche di Scuderi e il canto d'una ventina di protagonisti capitanati da Giampiero Ingrassia nel ruolo del titolo e da Barbara Cola in quello della sorella Mariannina, punta piuttosto ad enfatizzare la figura di Giuliano, con l'intento quasi di farne un personaggio maledetto da rotocalco, preda di famelici cronisti da Epoca all'autorevole Times, feticcio erotico persino per la bella giornalista svedese con la quale avrà una storia d'amore, qui scandita da una dolce melodia. Uno spettacolo in cui Turiddu Giuliano è una sorta di Robin Hood dei poveri che crede nel movimento indipendentista di Finocchiaro Aprile e che in bocca ha solo una parola: «libertà». Un personaggio quasi ingenuo pure per il modo come si farà convincere a prendere parte a quella strage a lui attribuita e sempre rigettata. "Tutte le ragazze gli scrivevano amore, tutte le mamme lo chiamavano caro figliolo..." echeggia un trio di donnine simili ad un ritrovato Trio Lescano, mentre alle sue spalle i soliti noti tramano su come sbarazzarsi di questo capobanda buono per tutte le stagioni, ignaro o non perfettamente consapevole degli avvenimenti politici che lo vedono primo attore in quel teatrino di lupare spianate dal 1943 al 1950.
Gigi Giacobbe