Con TOSCA D’AQUINO
GIAMPIERO INGRASSIA
di Roberto Cavosi
da un’idea di Simona Celi
con GIANCARLO RATTI
e con Tommaso D’alia, Rossella Pugliese, Francesco Godina
scene Luigi Ferrigno
costumi Carlo Poggioli
musiche Ivo Parlati
regia NADIA BALDI
Produzione La Contrada Teatro Stabile Di Trieste / Ente Autonomo Regionale Teatro Di Messina
Roma – Teatro Quirino Vittorio Gassman Dal 28 marzo al 2 aprile 2023
È uno spettacolo vivacissimo questo Amori e sapori nelle cucine del Principe, in scena al Quirino. Gli attori recitano con una velocità inconsueta rispetto alla norma – senza sciupare battute o dando l’idea di pressappochismo –; gli ingressi e le uscite si può dire siano simultanei più che consequenziali. E anche il testo è dotato di una agilità davvero rara; al punto che viene da esclamare: quanto è moderna questa pièce.
Intendiamoci: da un punto di vista drammaturgico non ci troviamo davanti ad una novità. E neppure sarà di quei lavori che, ripresi fra vent’anni o anche più, si potrà gridare al capolavoro. Fondamentalmente, ci troviamo di fronte ad una riduzione teatrale del Gattopardo di Lampedusa, o dei Viceré di De Roberto: storie dove la contrapposizione fra un ceto dominante ma decadente, ed uno oppresso e in rapida ascesa vengono descritti l’uno nella sua fissità incurante di quello che la storia sta facendo accadere, l’altro consapevole che prestissimo giocherà un ruolo fondamentale per la società a venire.
La protagonista di Amori e sapori nelle cucine del Principe, Teresa, è la cuoca di Don Fabrizio Salina, il Gattopardo per l’appunto. Ma prima di mettersi ai fornelli, fu la sua prostituta. Un passato tutt’altro che glorioso e che Teresa si preoccupa di mantenere nascosto agli occhi di tutti. Finché un giorno arriva Monsù Gaston, mandato da Don Fabrizio Salina in aiuto di Teresa per preparare i piatti che dovranno essere serviti in occasione di un luculliano banchetto. E sarà proprio Monsù Gaston a scoprire il segreto di Teresa, compreso il fatto che il figlio di lei – Claudio –, un giovane e aitante ventenne, è niente meno anche il figlio del Principe.
Nel mentre che tutti questi altarini vengono allo scoperto, il personale della cucina si azzuffa, litiga, sogna, spera: in una parola, comincia a prendere coscienza di sé e ad avviare quei confronti utili per giungere alla definizione del proprio ruolo all’interno della società. Il tutto mentre ai piani alti i nobili banchettano come se nulla accadesse, come se quelle persone che stanno giù nelle cucine non fossero mai esistite.
Tosca D’Aquino e Giampiero Ingrassia sono i protagonisti assoluti di questa incalzante commedia. Entrambi hanno mostrato di avere una bella sintonia in scena, recitando senza sovrapporsi, sempre rispettando i piani d’azione dell’uno e dell’altro. La D’Aquino ha sfoggiato la sua verve popolare senza eccedere in stereotipi recitativi stinti e notissimi. Giampiero Ingrassia è stato molto bravo nelle modulazioni vocali delle sue battute. Più che recitare, era come se cantasse la sua parte.
In buona sostanza, entrambi gli interpreti hanno dato colore ad una commedia esile, il cui messaggio finale non ha nulla di nuovo da dirci, specie dopo Tomasi di Lampedusa e De Roberto.
Ma tutto questo passa sotto silenzio agli occhi del pubblico grazie alla rapidità con cui Nadia Baldi ha impostato la regia. Ed è un escamotage che ha reso questa commedia, infine, molto piacevole.
Pierluigi Pietricola