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SCONFINAMENTI - coreografia Nicola Galli

"Sconfinamenti", coreografia Nicola Galli. Foto Salvo Liuzzi "Sconfinamenti", coreografia Nicola Galli. Foto Salvo Liuzzi

Dialogo fra danza e musica
di e con Nicola Galli e Roberto D’Erasmo
coreografia e interpretazione di Nicola Galli
musica di Rodrigo D’Erasmo
produzione Teatro Ponchielli, Cremona
teatro Ponchielli, 28 gennaio 2024

www.Sipario.it, 10 marzo 2024

Sconfinamenti è una sfida fra un danzatore e un musicista. È un innamoramento al buio, un azzardo proposto dal Ponchielli e dalla storica rassegna di coreografia contemporanea La Danza a due artisti che non si erano mai frequentati prima: Nicola Galli, enfant prodige della danza contemporanea italiana, e Rodrigo D’Erasmo degli Afterhours. Due mondi, due linguaggi, un solo incontro nel segno della volontà di sconfinare per ritrovarsi rinnovati, più ricchi. Un incontro virtuale in Meet e poi la sala prove del Ponchielli per costruire Sconfinamenti, un dialogo d’improvvisazione e sapienza fra due creativi. Nicola Galli, il Puck della danza italiana, ha colto l’occasione e si è dato con tanta generosità quanto la creatività compositiva ed esecutiva di Rodrigo D’Erasmo ha offerto un tappeto sonoro per costruire un dialogo di movimento ed emozioni. Da questo incontro, dall’essersi annusati per poco, dall’aver aperto tutti i pori della pelle e del cervello per percepire e fare proprio l’altro è scaturito il solo. Parlare di solo è, però, riduttivo. Sarà che Nicola Galli riempie con geometrica e flessuosa persistenza coreutica lo spazio, sarà che le luci definiscono tempi e cromatismi del movimento e della musica, ma parlare di assolo sembra improprio per Sconfinamenti perché alla fine si assiste a un insolito pas de deux. Lo stesso Rodrigo D’Erasmo nel suo stare, nel suo suonare, piegare il corpo, creare un tutt’uno simbiotico col violino, nella città di Stradivari, costruisce a suo modo una danza. La fisicità nei musicisti è un aspetto non secondario nella prassi esecutiva e nel rapporto carnale con lo strumento. Per questo – in fondo – a danzare sul palcoscenico del Ponchielli sono in due e il dialogo si compie fra danzatore e musicista, ma anche nell’improvvisazione coreutica, così come nell’esecuzione musicale di brani che cambiano, mutano e sembrano respirare nello spazio e nel corpo. Davanti agli occhi degli spettatori accade qualcosa di magico e di insolito, si assiste alla performance, che vuol dire elevare all’ennesima potenza la forma, attraversare la forma per creare qualcosa di inatteso che stupisce chi guarda e chi fa. Ed è questa la sensazione che regala Sconfinamenti: la possibilità di un dialogo all’improvviso fra due sensibilità con testimone il pubblico. Piace l’idea che questa apertura produttiva arrivi da un teatro che non ha nelle sue finalità produrre danza, ma con sconfinamenti ha dimostrato che qualcosa si può fare per rompere la routine delle semplici ospitalità e cercare di far nascere e crescere la danza laddove meno ce lo si aspetta. In questo modo il Ponchielli ha confermato la tradizione che da trentasei anni fa del teatro cremonese uno spazio dedicato alla coreografia contemporanea. In tempi di restaurazione estetica non è cosa da poco. 

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Domenica, 17 Marzo 2024 22:00

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