concept coreografia elaborazione sonora Cristina Rizzo
danza Cristina Rizzo disegno
luci Carlo Cerri
musica Igor Fedorovic Stravinskij
registrazione eseguita da The Cleveland Orchestra diretta da Pierre Boulez (1992)
produzione CAB008 residenza creativa Summer Residencies Bruxelles, Teatro Era Pontedera, I Macelli Certaldo, Fondazione nazionale della danza Aterballetto, Pim Off collaborazione tecnica Terni Festival
nello Spazio Liviana Conti del 43° Festival di Santarcangelo di Romagna dal 12 al 15 luglio 2013
Quando si entra nello Spazio Liviana Conti, un ex-complesso industriale ad uno schioppo dal centro di Santarcangelo di Romagna, si è investiti da un'intensa cortina di fumogeni che infastidisce la vista e la respirazione. In lontananza un gruppo di giovani, forse aspiranti danzatori si muovono in gruppo. Dura al massimo un quarto d'ora la loro performance. Poi ci muove alla volta d'uno spazio più circoscritto occupato da una gradinata scomoda dai bassi scaloni, non prima d'aver avuto una cuffia-auricolare. Quando il pubblico ha occupato le proprie postazioni e ha smesso di parlucchiare, da quelle cuffie si diffondeva il suono ben distinto de La sagra della primavera di Stravinski, nella registrazione eseguita da The Cleveland Orchestra diretta da Pierre Boulez (1992) e l'esile ma nerboruto corpo della danzatrice fiorentina Cristina Rizzo, dai lunghi capelli svolazzanti simili ad una equina criniera e agghindata con una tuta color bordeaux e poi nera, s'impadroniva, con in suoi movimenti astratti ben armonizzati, d'ogni anfratto dello spazio approntato per lei per questo esaltante balletto di 35 minuti. La sagra della primavera, che giusto quest'anno compie cent'anni, come si sa, fu commissionata a Stravinski da Diaghilev nel 1913 e per i suoi ritmi sconvolgenti e per le tante varietà timbriche, pongono quest'opera tra i massimi capolavori musicali dell'epoca moderna. La Rizzo avvolta all'inizio da fumi nebbiosi, è come terrorizzata dalle meraviglie della natura che comincia a risvegliarsi, in sintonia con quei suoni del fagotto che prendono avvio da un canto popolare lituano. Poi i ritmi violenti degli archi e dei corni, lasciano il posto alla "Danza degli adolescenti", con una Rizzo scatenata che penetra i misteri della natura. Certamente erano affascinanti le edizioni affollate di Maurice Bejart o quella di Pina Bausch con 15 uomini e quindici donne o della Martha Graham Company, alla cui scuola di danza la stessa Rizzo s'è formata, ma il suo assolo merita d'essere annoverato fra le interpretazioni più esaltanti di questa geniale partitura musicale ricca di mezzi orchestrali, quali il flauto in sol, otto corni, due tube tenori e percussioni a go-go, che ti entravano nelle viscere attraverso quelle cuffia. La danza si fa selvaggia nel "gioco del rapimento" e delle "città rivali", lasciando il posto infine al "sacrificio", allorquando la vittima prescelta dovrà essere sacrificata alla primavera dopo una danza folle e disperata, crollando al suolo priva di vita nello splendore della sua giovinezza. I fumi sono scomparsi, lo spazio adesso non è più nebbioso e il pubblico copre d'applausi la bravissima ed espressiva Cristina Rizzo.
Gigi Giacobbe