Concept e Coreografia di Adriana Borriello
Musica: Thierry De Mey
Sistema di amplificazione del movimento: Edoardo Maria Bellucci
Interpreti: Adriana Borriello, Erica Bravini, Michele Ermini, Michael Incarbone, Ilenia Romano
Produzione: Adriana Borriello Dance Research, Eroica Productions, Diacronie Lab.
Teatro Trianon Viviani di Napoli – 16 ª Edizione Campania Teatro Festival 15 giugno 2023
Causa meteo avverso lo spettacolo di danza di Adriana Borriello Timelessness Dances_Primo Passo non è andato in scena all’aperto della Villa Floridiana, ma al chiuso del Trianon Viviani, storico Teatro di Napoli patrimonio dell’Unesco allo sbocco di Forcella. Uno spettacolo di 45 minuti molto gradito dal pubblico, realizzato in controluce per via dei 20 segmenti perpendicolari di neon che illuminavano il palcoscenico delimitandone lo spazio, Quattro i danzatori (Adriana Borriello. Erica Bravini, Michele Ermini, Michael Incarbone, Ilenia Romano) che agivano con la Borriello sembrando all’inizio delle creature striscianti, poi in ginocchio, quindi in piedi e tutti in fila, dopo in coppia e infine spaiati, i cui movimenti di braccia e gambe volteggiavano in sintonia con le musiche cicaleggianti e seriali di Thierry De Mey amplificate da Edoardo Maria Bellucci. Suono e Movimento: questo il binomio alla base delle coreografie della Borriello che ha imparato bene la lezione di Bejart. Quando poi il quartetto si dispone agli angoli del palco, per poi convergere al centro, i movimenti al ralenti sembrano quelli degli aironi o degli arcieri, diventando poi, in sintonia con la partitura musicale, spiraliformi e rotatori. Succede pure quando un danzatore esegue il suo assolo che venga raggiunto da una o due partner ad raddoppiarne i movimenti e poi in un attimo lasciare la scena, rientrando subito dopo in gruppo per formare sculture viventi, pure sensuali, cariche di eros. Gambe e braccia giocano un ruolo importante nei momenti in cui con movimenti felini l’ensemble cerca un riparo, che non c’è, perché solo simulato. Ad un tratto tutti agiscono in modo anarchico, liberi di muoversi come meglio gli pare, anche quello di lottare danzando. Entrare e uscire di scena singolarmente o in gruppo, sembra una caratteristica di questa coreografia che attinge al mondo astratto, pure geometrico e a quello animale e vegetale. Verso la fine i ritmi diventano aggraziati, repentini e gentili, mentre le musiche assumono tonalità scampanellanti, accompagnando i ritmi dei cinque danzatori che chiudono lo spettacolo con gli stessi movimenti dell’inizio.
Gigi Giacobbe