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THE RED SHOES - coreografia di Philippe Kratz

"The Red Shoes", coreografia Philippe Kratz. Foto Studium Fotografico Firenze "The Red Shoes", coreografia Philippe Kratz. Foto Studium Fotografico Firenze

NUOVO BALLETTO di TOSCANA
Inaugurazione Stagione Danza 2023/24 Teatro Sociale Trento - Centro Servizi Culturali S. Chiara
Coreografia e scenografia: Philippe Kratz 
Drammaturgia: Sarah Ströbele 
Musica: Pierfrancesco Perrone
Luci: Giulia Maria Carlotta Pastore 
Costumi: Grace Lyell 
Interpreti, i danzatori del Nuovo Balletto di Toscana diretto da Cristina Bozzolini: Cristina Acri, Alice Catapano, Matteo Capetola, Matilde Di Ciolo, Carmine Catalano, Aldo Nolli, Veronica Galdo, Beatrice Ciattini, Niccolò Poggini e Paolo Rizzo
Teatro Sociale di Trento, Prima assoluta: 19 ottobre 2023

www.Sipario.it, 6 novembre 2023

Philippe Kratz, coreografo d’ingegno riflessivo, apre la nuova stagione teatrale confrontandosi con Scarpette Rosse, severissima fiaba, del 1845, di Hans Christian Andersen. Racconto dai contorni moralizzanti, terrificante nel suo epilogo di “espiazione” (e mutilazione), The Red Shoes ispirò nel 1948 anche un famoso film - diretto da Michael Powell ed Emeric Pressburger - che, non a caso, ambientava la vicenda tra le luci e le ombre del mondo del balletto. 
Produzione del Nuovo Balletto di Toscana, diretto dalla granitica Cristina Bozzolini, la rilettura coreografica di The Red Shoes porta Kratz ad immergersi in un doppio universo di immaginazione: quello della fiaba anderseniana, ma anche quello della gioventù contemporanea, alle prese con l’ossessività del confronto e dell’esposizione, in un vortice fatale di desiderio e mancanza, ambizione e disistima. Ed è forse proprio dall’incontro con i giovani ballerini della compagnia toscana – espressione di un’abilità peculiare nell’unire profondità e candore, fragilità e resistenza – che il coreografo trae ispirazione per una riscrittura sottile, moderna, e anche commovente, dell’antica trama. 
Il passaggio iniziale di una giovane donna preannuncia in scena il suo destino solitario e claudicante, e mentre si assopisce su un fascio di luce rossa il palcoscenico si trasforma in un mondo lontano e accecante. Un telo trasparente percorre orizzontalmente lo spazio, lasciando intravedere attimi di vanità e ricchezza: come uno schermo di moderne virtualità, mostra il “desiderabile” tra le mutevoli forme di una patinata irrealtà. Una fanciulla, al di là del velo, viene trasportata morbidamente tra pannelli d’argento che sembrano d’un tratto trasformarsi in principesche carrozze e oggetti preziosi. 
Colpisce, nella costruzione di Kratz, una dettagliata coerenza stilistica, in un movimento – divenuto “caratteristico” – che unisce magistralmente corposità e levità, energia e controllo, tra contatti e moti che, impercettibilmente, si fanno via via più intensi e terreni. In una composizione che si svolge su due sezioni di palcoscenico, i piani della realtà e dell’invenzione si mescolano inesorabilmente, spingendo i protagonisti a specchiarsi con se stessi e con il mondo, alla ricerca di un riconoscimento agognato. Tra riferimenti alla trama originale, è possibile individuare nel balletto alcuni personaggi centrali: c’è la protagonista K. (immagine doppia e molteplice della piccola Karen), ma anche la principessina dalle scarpine adorate e l’anziano soldato, fino all’arrivo inatteso di un manichino dagli stivali rossi, depauperato di identità e valore. 
Philippe Kratz sceglie, sul finale, di discostarsi dalla rappresentazione della fiaba di Andersen rinunciando alla “redimente” dipartita della protagonista e mostrando, piuttosto, una proiezione ipotetica del mondo tra le conseguenze di un presente ossessivo ed inquieto. Una riflessione, singolare, da cui scaturisce un finale apparentemente aperto, con una comunità danzante che recita il proprio “conteggio” come un mantra o un nuovo patto originario. Una società di donne e di uomini che si muove sincronica tra fasci di luce scarlatta: forse libera per sempre, forse irrevocabilmente perduta.
Da Philippe Kratz, già autore al centro dell’attenzione internazionale per lucidità e originalità creativa, un lavoro attento, di minuziosa composizione, che non si adagia su una pedissequa narrazione e che stimola nuovi spunti di visione e pensiero. Dalla sua parte, i dieci bravissimi danzatori del Nuovo Balletto di Toscana, strumenti ideali di creazione e ispiratori del gesto, insieme alle accurate luci di Giulia Pastore e gli ipnotici suoni di Pierfrancesco Perrone. Prolungati, la sera del debutto, gli applausi del Teatro Sociale di Trento che con The Red Shoes inaugura con successo una nuova stagione di danza.

Lula Abicca

Ultima modifica il Domenica, 26 Novembre 2023 12:35

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