Coreografie Sergio Bernal, Ricardo Cue, Antonio Ruiz Soler e Cristina Cazorla
Musiche Joaquin Turina, Manuel De Falla, Coetus, Daniel Jurado, Alberto Iglesias, Camille Saint-Saëns, Maurice Ravel, Pablo de Sarasate
Guest star Sergio Bernal, con Cristina Cazorla
Luci Alessandro Caso
Ai Parchi di Nervi – Villa Grimaldi Fassio, Genova, 29 luglio 2023, nell'ambito del Nervi Music Ballet Festival 2023
Della qualità del bailaor Sergio Bernal e anche della sua eccellente capacità di coreografo, non è necessario o importante aggiungere nulla alla evidenza di una storia e di una carriera che si è sviluppata sotto gli occhi attenti di quella che, con una certa e audace libertà, potremmo chiamare l'Internazionale della danza. Maria Dolores Pesce
Ciò che conta soprattutto, qui e ora, è dare conto, nel profondo, dell'accadere di questo spettacolo in cui il corpo che danza sembra quasi emanazione diretta di quella musica, di quel ritmo e di quella melodia che in quello stesso corpo si amalgamano esteticamente diventando parte essenziale e in fondo generativa della magia del suo movimento in scena.
È uno spettacolo in nove quadri coerenti che, ispirandosi nella sua genesi alla cultura gitana, è capace di integrare con grande maestria quella scaturigine con la danza spagnola e quest'ultima con la tradizione del balletto classico nelle sue forme più alte.
A tesserne la robusta e insieme raffinatissima trama l'ensemble di chitarra (Daniel Jurado), percussioni (Javier Valdunciel) e canto (Saul Quiros) che in scena, con la sua grandissima tecnica e soprattutto artisticità dà corpo, concreto e materico quasi, alla musica e al canto che è parte essenziale di quella scaturigine, ed è molto di più di un semplice interludio trasfigurandosi in un vero e proprio trait d'union, anzi in una chimica soluzione in cui tutto si scioglie e, latu senso, drammaturgicamente si compatta.
In essa trama Bernal si 'manifesta' come grande interprete del Flamenco (ne è considerato dai più l'odierno 're') e della tradizione nazionale spagnola, sia nel contesto delle sue originali coreografie sia dando nuovo respiro e luce a quelle, e belle, di Ruiz Soler e di Ricardo Cue (che cura anche la complessiva Direzione Artistica), ma anche del balletto classico, di cui dà una prova talvolta sublime nell'assolo El Cisne (su coreografia di Ricardo Cue) sulla immortale musica di Camille Saint-Saens, nonché nel pas de deux da lui stesso coreografato sulle note altrettanto immortali del Bolero di Maurice Ravel
Ma in lui, durante lo spettacolo, e nelle sue coreografie va, io credo, sottolineata soprattutto una qualità non usuale nel mondo della danza e del balletto, classico e tradizionale che sia, quella di 'saper far ballare' la partner, la brava Cristina Cazorla, esaltandone nella più piena libertà le capacità specifiche e profonde.
Sono corpi, ma anche spirituali entità, che si armonizzano, tra loro rispecchiandosi, con una grandissima spontaneità in cui la forza ed il vigore dell'uno non si sovrappone allo slancio dinamico dell'altro, ma è come una domanda che, nei citati vertiginosi pas de deux, sembra sollecitare ed infine provocare una risposta coerente.
Si crea, anche in questo, una straordinaria empatia che non coinvolge soltanto i membri dell'ensemble ma inevitabilmente finisce per 'contagiare' anche il pubblico in sala che, per così dire, ne diventa parte.
Una scenografia di sole luci riesce infine ad integrare, come in una sorta di rituale e magico cerchio, canto, musica e coreutica allo straordinario ambiente che li ospita, un segno al di là della stessa contingenza del legame tra umanità e natura che la danza, attraverso il corpo in movimento tra la terra che lo chiama ed il cielo in cui si lancia, ci ricorda affinché non venga, quel legame, piegato all'oblio di noi stessi.
È utile, in questo ricordare l'essenza fondativa della danza, citare quanto scriveva Susanne Langer: <<La danza è, di fatto, la più seria attività intellettuale della vita primitiva: è la coscienza di un mondo che al di là del momento e del luogo della esistenza animale dell'uomo, la prima concezione della vita come un tutto>>.
Una essenza fondativa e in questo etimologicamente 'sublime', cioè capace di dire l'indicibile, legata alla stessa natura animale dell'umanità, che lo spettacolo cela ed insieme disvela, è il caso di dire, con naturalezza.
Un evento, il penultimo di questa edizione, che dà ulteriore lustro ad un Festival che ha ripreso i legami con la sua tradizionale bellezza, e che il pubblico presente ha saputo apprezzare con applausi a scena aperta e lunghe ovazioni finali.