Sidi Larbi Cherkaoui
scenografia Alexander Dodge
costumi Yuima Nakazato
luci Dominique Drillot
drammaturgia Igor Cardellini
assistenti alla coreografia Pau Aran Gimeno e Dayan Akhmedgaliev
direzione delle prove Manuel Renard e Pascal Marty
musica Szymon Brzóska e Alexandre Dai Castaing
canto e danza Kazutomi “Tsuki” Kozuki
canto, Shinobue, Nohkan e Kokyu Shogo Yoshii
percussioni Alexandre Dai Castaing e Shogo Yoshii
musica elettronica Alexandre Dai Castaing
Ballet du Grand Théâtre de Genève
direttore generale Aviel Cahn
direttore del Balletto Sidi Larbi Cherkaoui
Partner del Ballet du Grand Théâtre INDOSUEZ WEALTH MANAGEMENT
con il sostegno della Fondazione Svizzera per la Cultura Pro Helvetia
Visto a Fonderie Limone, TO – 30 settembre 2023
Il coreografo Sidi Larbi Cherkaoui presenta Ukiyo-e, la sua prima creazione alla guida del Ballet du Grand Théâtre de Genève. Quest’opera trae ispirazione dall'omonimo movimento artistico giapponese e allestisce un grandioso dipinto vivente e cangiante. Ukiyo-e prende il nome dalle immagini del mondo fluttuante, un movimento artistico apparso in Giappone durante il periodo Edo, tra il XVII e il XIX secolo, che invitava alla gioia contemplativa e al godimento del momento presente. Con questa creazione il coreografo fa un vero e proprio omaggio alla cultura e all'arte giapponese, dispiegando una scenografia evocativa per una performance che si avvale del ritmo di composizioni originali, che combinano archi, pianoforte, percussioni e musica elettronica. Seguendo le dichiarazioni del coreografo, Ukiyo-e parla della capacità di resilienza in un mondo in perenne crisi, in continuo tumulto, sottoposto a continue ferite. E quindi, come riparare i corpi e i destini spezzati? Con quale oro sublimare le ferite, come gli artigiani giapponesi che praticano la tecnica giapponese del Kintsugi fanno con la porcellana? I corpi dei ballerini, sontuosamente vestiti di nero, diventano quindi elementi che non si esauriscono in fratture e confini, navigano tra festosa spensieratezza e funesto tormento, vengono esaltati come estensioni di ogni singolo elemento. Sidi Larbi Cherkaoui ha creato un affresco di danza dove la purezza del gesto e la raffinatezza del movimento si fondono in una scrittura che pare cesellata in un balletto fluido e virtuosistico, che fa emergere un mondo dove l’immaginario e il sacro sembrano prevalere sulla realtà. Kazutomi “Tsuki” Kozuki, collaboratore storico di Sidi Larbi Cherkaoui, con i suoi gesti nervosi e insoliti è riesce a trascinare durante le sue poche apparizioni anche canore. La scena di Alexander Dodge è caratterizzata da una serie di scale non fisse, un immediato riferimento a Maurits Cornelis Escher, ma rivisitato ed ampliato. La mobilità di queste scale crea forme labirintiche, nelle quali i ballerini si perdono per poi ritrovarsi, in un moto continuo di ascensione e discesa. Scene di caos e di gioia si susseguono, i corpi si uniscono, comunicano, si corrompono, si quietano. Le scale disegnano vie di fuga, su cui i ballerini raccontano storie di coppie che si cercano, si abbracciano, si contrappongono. Il tempo scorre impercettibile, i quadri si susseguono, uno più sublime dell'altro, disegnando storie di individui persi in un mondo che sta crollando, alla ricerca di una possibiltà di sopravvivere. Questa esibizione è stata accompagnata sul palco da composizioni di Szymon Brzóska per trio d'archi e pianoforte, nonché creazioni ritmiche percussive di Alexandre Dai Castaing e musiche tradizionali giapponesi eseguite su strumenti giapponesi da Shogo Yoshii. Un richiamo innegabile alla trascendenza, tuttavia persiste una sensazione di incompletezza, manca la coerenza di una piccola imperfezione, quel tocco che fa di un'opera bella un’opera unica. Giulia Clai