Musica di Francis Poulenc
Opera in tre atti e dodici quadri
Libretto tratto dalla pièce di Georges Bernanos
Prima rappresentazione assoluta Teatro alla Scala, Milano 26 gennaio 1957 (in italiano)
Prima rappresentazione al Teatro Costanzi, 17 marzo 1958
Durata: 2h 55' circa - Prima parte 60' - intervallo 25' - Seconda parte 90'
DIRETTORE Michele Mariotti
REGIA Emma Dante
MAESTRO DEL CORO Ciro Visco
SCENE Carmine Maringola
COSTUMI Vanessa Sannino
LUCI Cristian Zucaro
MOVIMENTI COREOGRAFICI Sandro Campagna
PERSONAGGI E INTERPRETI
MARQUIS DE LA FORCE Jean-François Lapointe
BLANCHE DE LA FORCE Corinne Winters
CHEVALIER DE LA FORCE Bogdan Volkov
MADAME DE CROISSY Anna Caterina Antonacci
MADAME LIDOINE Ewa Vesin
MÈRE MARIE DE L’INCARNATION Ekaterina Gubanova
SOEUR CONSTANCE DE SAINT-DENIS Emöke Baráth
MÈRE JEANNE DE L’ENFANT-JÉSUS Irene Savignano**
SOEUR MATHILDE Sara Rocchi**
L’AUMÔNIER DU CARMEL Krystian Adam
OFFICIER Roberto Accurso
I
COMMISSAIRE William Morgan
LE GEÔLIER / II COMMISSAIRE Alessio Verna
THIERRY /JAVELINOT Andrii Ganchuk**
** diplomato “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma
ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA
Nuovo allestimento Teatro dell’Opera di Roma in coproduzione con Teatro La Fenice, Venezia
Roma – Teatro dell’Opera dal 27 novembre al 6 dicembre 2022
L’opera Dialogues des Carmélites è ingannevole. E in questo, forse, risiede l’interesse che ciclicamente suscita in chi la rappresenta. Perché da un lato ci si trova di fronte a un lavoro facile, che non presenta grandi complicazioni sotto il profilo drammaturgico. In sostanza, ci sono una serie di suore che dialogano, fra loro e tra di loro, sulla morte e il perseguimento della virtù in vita, così da condurre un’esistenza che sia finalmente degna d’essere chiamata tale, all’insegna di principi sani e di una retta morale.
Ma anche sotto il profilo rappresentativo un’opera del genere pone delle difficoltà. Che può fare un regista a cospetto di personaggi che già nella scrittura non sono nettamente caratterizzati, non presentano profili individuali di un certo tipo, così finendo per assomigliarsi tutti? Ci si può concentrare su ciò che ruota attorno alle vicende delle protagoniste. Ma anche qui, è questione dura da districare. Perché al di là della vita del convento - marginale pure questa - che fa da cornice a un incessante dialogare, vi sono pochi accenni al periodo storico e a personaggi differenti che non siano solo queste suore del Carmelo.
Con ciò non si vuol dire che i Dialogues siano un’opera banale. Ma certamente bisogna essere dei rabdomanti per trovare dell’acqua in un terreno che presenta difficoltà come quelle appena dette.
Si immagini, quindi, le difficoltà che deve aver incontrato Emma Dante nel rappresentare questo lavoro di Poulenc.
La messinscena della regista siciliana, che ha inaugurato la stagione dell’Opera di Roma, ha presentato una serie di elementi decorativi che si sono limitati a dare colore alle vicende raccontate più che a interpretarle: delle grandi cornici con dei dipinti di David che, alla fine, si trasformano nelle ghigliottine che decapiteranno le suore (un telo bianco che cala dalle cornici); delle grandi grate che rappresentano la clausura come separazione dal mondo ordinario della perdizione.
Tolte queste due idee, scenografiche più che di regia, non se ne sono ravvisate altre degne di nota. Come se Emma Dante non avesse voluto calcare troppo la mano, lasciando l’opera di Poulenc alla sua lettera, privandola di una interpretazione che gettasse luce laddove ce ne sarebbe stato bisogno.
Un paio di esempi bastano a rendere l’idea: il rifiuto, un netto e deciso “No” come vero atto rivoluzionario; la difesa dell’individuo consapevole contro un ordine sociale che mira a spersonalizzarlo.
La direzione di Michele Mariotti è stata buona, benché priva di elementi di lettura dello spartito tali da esultare.
Infine, brave tecnicamente - meno interpretativamente, sia per ragioni strutturali dell’opera che per mancanza di approfondimento drammaturgico - Corinne Winters (Blanche) ed Anna Caterina Antonacci (Madame De Croissy). Le loro voci hanno dimostrato d’essere limpide e mai stridule, con bei vibrati, soprattutto in occasione di acuti di difficile esecuzione.
Una messinscena discreta, questa della Dante. Un Poulenc alla lettera.
Pierluigi Pietricola