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Si può parlare di dislessia attraverso un lavoro musicale? Certo che si soprattutto se si sceglie una strada più impervia, ovvero quella dei rapporti parentali. Delle figure di una madre e di un figlio. Lei maestra di scuola elementare, come si diceva ai tempi in cui l’opera è ambientata, lui bambino dislessico. Erano anni difficili quelli che erano gli anni settanta per comprendere un mondo talmente poco vicino alle facoltà italiane di vita che sentire in modo non equabile era un vero problema. La storia che Antonio Giacometti ha messo in musica si basa sul lavoro teatrale scritto da Sonia Antinori. Un diario di vita, di emozioni e di passioni. Un difficilissimo spaccato di vita quotidiana e di incomprensioni. Ma spesso una madre comprende il dolore di un figlio ma non ha gli strumenti necessari per poter contenere il tutto. La scena si riempie di tanto amore, di tanta vita. Ed è un arco di tempo che vede i due protagonisti crescere assieme. Lei anziana madre con problemi di demenza, lui adulto artista che a sua volta non sa come aiutare la madre sofferente. E’ un percorso difficile. Umano, quindi difficile. Giacometti scrive una musica talmente bella da essere indispensabile per comprendere l’intero lavoro. Lui sa dove pescare negli anfratti del dispiacere e renderlo forza evocatrice di bellezza. Cronache del bambino anatra è un lavoro maturo. Un lavoro utilissimo per comprendere il mondo di emozioni che si instaura fra una madre ed un figlio. E’ come una cordata con tutte le difficoltà. La Antinori ha tracciato con grande affetto il racconto, si comprende come sia possibile interpretare le difficoltà del vivere. Bastioni per il tempo, assenze e presenze costanti. Insomma il lavoro che è stato commissionato dal Mauro Montalbetti è quantomeno indispensabile ed utile per entrare attraverso la rappresentazione di musica e di teatro, in quel mondo unico che è la dislessia. Tutti bravi quelli del cast che hanno voluto dare una prova non solo di professionalità ma quasi di condivisione. Come se ognuno di loro volesse prendere un pezzo di quella corda da condividere. La speranza è che Cronache del  bambino anatra vada oltre le due rappresentazione del Cantiere e che sia da stimolo a quella comunità artistica che dovrebbe avere sempre maggiori rapporti con il mondo reale della sofferenza e della bellezza della diversità. 

Marco Ranaldi